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L'autore di Xeno: perché un thriller ai piedi dell'Everest

Luci naturali e artificiali dell'Himalaya (Photo EvK2Cnr)
Luci naturali e artificiali dell'Himalaya (Photo EvK2Cnr)

Xeno è un thriller scientifico ambientato sul Tetto del mondo. Due ricercatori sono alle prese con una terribile scoperta che potrebbe decidere le sorti del pianeta. Silvano Gregoli è l’autore del romanzo, pubblicato da Mursia e appena uscito in libreria. Lo abbiamo intervistato per sapere come nasce una storia tra suspense e scienza alla Piramide dell’Everest, il laboratorio-osservatorio del Comitato EvK2Cnr.

Come è nata l’idea del romanzo?
Alla base di questo romanzo ci sono alcuni ricordi molto intensi. Credo sia nato senza saperlo più di 50 anni fa, sulle montagne che circondano Mondovì. A quei tempi, facevamo sovente delle gite scialpinistiche notturne verso alcune vette che si affacciavano sulla pianura. Quando da giovani salivamo in cima a queste montagne, vedevamo davanti a noi la distesa della pianura, un’immagine di una bellezza sovrumana, soprattutto d’inverno con la neve e il buio della notte, con le mille luci che brillavano. Questo è, senza dubbio, l’inizio della storia.

Ma quando ha cominciato a scriverla?
Tutto è cominciato con il secondo evento che ha ispirato il romanzo, che risale alla mattina del 15 febbraio1961. Mi trovavo, solo, su una di quelle cime intorno a Mondovì. A un certo momento ho visto arrivare da lontano dalla pianura una specie di mantello nero che ha mano mano sovrastato tutto e portato il buio totale. Il sole si spense e tutte le stelle si accesero, ma la pianura era nera e angosciosa. Nelle valli sotto di me, cani e montanari dispersi nelle loro baite avevano cominciato a urlare. Nessuno di loro sapeva esattamente che cosa stesse accadendo. E’ stato un momento di estrema intensità, germe lontano del mio romanzo. Mi ha ispirato un racconto che ho scritto vent’anni fa e che è poi diventato l’ultimo capitolo di Xeno.

E poi cosa è successo?
Poi è arrivato il 1987. Io ero a Bruxelles e mi occupavo di cooperazione scientifica tra i centri di ricerca della Comunità Europea e quelli del Pakistan e dell’India. Una mattina arrivarono negli uffici Ardito Desio e Agostino Da Polenza che erano lì a promuovere il progetto di quello che sarebbe diventato il Laboratorio Piramide. Abbiamo discusso insieme più volte, siamo diventati amici e un giorno di ottobre dell’88 mi hanno invitato all’inaugurazione della Piramide. Ovviamente non ho lasciato cadere quell’occasione: siamo partiti insieme, abbiamo preso l’elicottero e tutto questo è descritto nel mio libro. Siamo arrivati in Piramide dove io sono salito nella cuspide dell’edificio. Quel giorno è stato probabilmente uno dei più belli della mia vita, uno dei più intensi. Devo dire, intenso, ma non gioioso.

Perché? Che emozione ha suscitato in lei lo spettacolo delle cime dell’Himalaya?
Sentivo nelle montagne dell’Himalaya una forza colossale, ma non le sentivo portare la gioia. Avvertivo come una minaccia. Tutti quei colossi strapotenti mi sembravano guardare gli uomini con irritazione. Mi sembrava che fossimo andati a disturbare qualche loro tenebroso strapotere e che un giorno o l’altro si sarebbero vendicati. E così ho stabilito un nesso fra la minaccia mortale esalata dai colossi himalayani e il buio della pianura. Ho subito scritto un altro racconto, l’ho chiuso nel solito cassetto colmo di cianfrusaglie letterarie. Poco tempo fa, da pensionato, ho riaperto quel cassetto. Ai due capitoli iniziali ne ho aggiunti altri diciannove. Insomma, ho scritto Xeno.

Il romanzo intreccia le caratteristiche di diversi generi della narrativa: la suspense del thriller, la tematica scientifica e il ritmo del romanzo d’avventura. Come si amalgamano questi aspetti in maniera armoniosa?
Beh questo vorrei che me lo dicessero i lettori, io spero di averle intrecciate bene. Spero che chi legga il libro si senta trascinato a continuare, ad andare avanti, subito dopo le prime 20 pagine. Io stesso avrei difficoltà a definire il mio romanzo, certo è che ho cercato di essere scientificamente valido. Ovviamente mi prendo delle enormi libertà scientifiche, ma racconto cose inventate e al contempo al limite del plausibile.

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