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Salini: fare la guida non è un gioco

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BERGAMO — “Non so come avviene la formazione degli scout e dei loro capi, ma se questi ragazzi, ritenuti responsabili di questo incidente, non fossero stati formati in maniera corretta, forse le colpe andrebbero ricercate un po’ più in alto. Forse, tutta la macchina dell’organizzazione andrebbe rivista”. Questa l’opinione di Fabio Salini, alpinista valtellinese e istruttore Nazionale Guide Alpine, a cui abbiamo chiesto un parere sulla questione della sicurezza degli scout in montagna.

Problema sicurezza e scout in montagna. Cosa ne pensi tu, in quanto Istruttore Nazionale Guide Alpine?
La responsabilità di portare gruppi di persone in montagna è un tema in cui mi ritrovo molto, perchè quando facciamo formazione ai ragazzi teniamo molto in considerazione questi aspetti. Il nostro collegio, così come gli altri collegi delle guide alpine, forma sia le guide che gli accompagnatori di media montagna. L’accompagnatore di media montagna, per esempio, non può accompagnare nessuno sulla neve nè su sentieri dove c’è bisogno di usare le corde: questo perchè è una figura professionale non autorizzata a portare clienti su tutti i terreni di montagna. Eppure la sua formazione dura anni. Questo la dice lunga anche in relazione alla tragedia che ha coinvolto gli scout e quel ragazzo scivolato sulla neve, perché andare in una vallata ghiacciata o innevata richiede una certa preparazione.

Una preparazione che secondo te questi capi scout non avevano?
Non so come avviene la formazione degli scout e dei loro capi accompagnatori. Questi ragazzi a cui è stata data la pena di un anno avevano 23 anni all’epoca dei fatti: ecco noi formiamo anche aspiranti guide di questa età, però ricevono una formazione davvero enorme, alla fine escono “inquadrati come cassetti”. Dopo tutto può succedere, perché quando ti relazioni con l’ambiente non sei in una palestra, non stai lavorando indoor. Quindi ci sono un sacco di componenti proprie del terreno di avventura che rendono difficoltoso muoversi nell’ambiente. Difficoltoso e rischioso, perchè ti esponi e sei sempre esposto. Però prima di rilasciare a questi ragazzi il titolo di aspirante e poi di guida, ce ne vuole. E questa è una prima considerazione.

La seconda?
Se questi ragazzi, ritenuti responsabili di questo incidente, non fossero stati formati in maniera corretta, e ripeto, non so come li preparino, forse le colpe andrebbero ricercate un po’ più in alto. Forse, tutta la macchina dell’organizzazione andrebbe rivista.

Ti è capitato di incontrare gli scout in montagna?
Sì li ho incontrati. Ricordo un episodio in cui mi trovavo in Val Porcellizzo, che si trova in Val Masino in direzione del rifugio Gianetti. Era già tramontato il sole, quindi era buio, era un’estate particolare un po’ fredda, e pioveva forte quella sera. Li ho incontrati più o meno intorno ai 2.300 metri di quota, erano in pantaloni corti, fermi sotto l’acqua. Io ho chiesto loro dove stessero andando e loro mi hanno risposto che aspettavano i loro capi responsabili per andare al rifugio. Allora ho consigliato loro di andare subito su, perchè era tardi e avevano freddo, ma loro mi hanno detto che avevano ricevuto l’ordine di aspettare i capi lì. Così mi sono imposto e ho detto che dovevano andare subito al rifugio. Cosa che poi hanno fatto, anche perchè erano proprio messi male in quella situazione.

Portare minorenni in montagna è anche un problema legale?
Sì certo, portare in giro le persone non è una cosa così facile. Soprattutto con i tempi che corrono: se per esempio succede che, pur essendo dalla parte del giusto, scendendo da una gita, un mio cliente si rompe una caviglia, lui mi può anche fare causa. E di fatto ci sono esperienze di questo tipo successe nel collegio. Entriamo poi in un terreno un po’ particolare, quello delle responsabilità legali, ma comunque resta il fatto che per prendersi la responsabilità di accompagnare questi ragazzi ci vuole veramente coraggio. In generale stiamo andando verso situazioni in cui se non ti prendi la tua responsabilità, non ti fanno fare le cose. E quindi se te le prendi è bene che tu sia preparato.

Valentina d’Angella

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