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Spesso poca esperienza: parla un ex capo

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BERGAMO — "Lo spirito dell’avventura che caratterizza la branca esploratori – guide 11 – 16 anni è una splendida occasione educativa ma abbisogna di tutte le attenzioni possibili. E forse un capo di 20 anni fresco di nomina manca dell’esperienza necessaria, dell’umiltà di saper chiedere aiuto ad esperti, di trovare l’attrezzatura necessaria per affrontare certi percorsi e ancor più la capacità decisionale di rinuncare e tornare indietro se il percorso scelto non è praticabile da tutti". Questa l’opinione di un ex capo scout giunta alla Redazione nei giorni scorsi.

Sono stato e lo sono ancora anche se "a disposizione" (ovvero non più operativo in unità) un capo scout dell’Agesci dopo aver fatto tutta carriera partendo ai 7 anni come lupetto, poi esploratore, poi rover e dopo l’iter di formazione capi, capo reparto esploratori e poi capo gruppo del gruppo scout Agesci Arco 1° Trento.

A questo mio essere capo aggiungo una grande passione per la montagna che mi ha visto salire proprio in questi giorni l’anno scorso l’Aconcagua dopo l’Island Peak nel 2008, la vuelta del Cerro Torre nel 2006 e tutte le maggiori cime delle Alpi in estate ed in inverno con gli sci….la fortuna di abitare in un posto così con le montagne vicine e con la possibilità di uscire dall’ufficio e a piedi raggiungere le falesie (famose in tutto il mondo) ed arrampicare o pedalare in mtb su km di percorsi sterrati ecc ecc ecc.

Purtroppo, tornando al tema in questione mi rendo conto quanto sia di attualità e quanta dose di fortuna bisogna avere oggi come oggi nell’impegnarsi nel volontariato a contatti con i ragazzi. Ma prima di questa ci vuole molto senso di responsabilità e capacità di capire, come capi, fin dove ti puoi spingere nel portare in giro questi ragazzi.

Lo spirito dell’avventura che caratterizza la branca esploratori – guide 11 – 16 anni è una splendida occasione educativa ma abbisogna di tutte le attenzioni possibili. E forse un capo di 20 anni fresco di nomina manca di quell’esperienza necessaria e volendo calcare un po’ la mano manca di quell’umiltà di saper chiedere aiuto ad esperti, di trovare l’attrezzatura necessaria (obbligatoria) per affrontare certi percorsi e ancor più la capacità decisionale di rinuncare e tornare indietro se il percorso scelto non è praticabile da tutti.

Per alcuni anni ho organizzato la giornata di specialità di alpinismo a carattere regionale per quei ragazzi che volevano avere tale specialità. Circa 20 ragazzi a cimentarsi con la ferrata del Colodri in notturna prima di cena…da me stra conosciuta nei minimi dettagli metro per metro ed i ragazzi con tutta la necessaria attrezzatura da ferrata e intervallati nella salita da altri capi. Serata poi con guida alpina nel dialogare di montagna per insegnare quanto rispetto essa vuole per la sua frequentazione ed il giorno dopo sempre con tutte le attenzioni del caso arrampicata in falesia sempre e solo con la corda dall’alto.

Momenti questi che danno ai ragazzi esperienze indimenticabili e a noi capi la possibilità di tramandare ai giovani quello che la montagna ha insegnato a noi in anni di frequentazione. L’imprevisto comunque è sempre dietro l’angolo con i ragazzi che sono delle mine vaganti anche se guardati a vista.

Quando poi si leggono queste notizie dispiace sempre e si riflette su cosa e chi ti fa vestire la divisa scout come capo e prenderti tali responsabilità. Mi permetto di aggiungere un’altra attività, spesso scelta dagli scouts, che sta prendendo piede in inverno: l’andar con le ciaspole. E’ risaputo per quanto è successo e sta succedendo quanta attenzione e conoscenza si debba avere nel muoversi in ambienti innevati con qualsiasi mezzo. E’ altrettando certo e comprovato che la maggior parte dei " ciaspolari " non sa cosa sia un Arva, non ha con se’ una pala per non parlare della sonda, e si avventura per monti convinto che il sentiero in estate sia percorribile anche in inverno potendo andare ovunque.

Anche questo dovrà essere oggetto di forte prevenzione ed istruzione e non solo agli scout. Chiudo con un pensiero rivolto ai giovani capi scout nel raccomandare loro la massima attenzione e prudenza delle attività che esulano un tantino da quanto tramandatoci da Baden Powell fondatore dello scautismo e per attività nell’ambiente montagna di affidarsi e collaborare con gli specialisti guide alpine o istruttori Cai rivolgendosi alle sezioni Cai più vicine o della stessa città. E come scritto sulle riviste di settore sta iniziando proprio per far fronte a queste problematiche una collaborazione ufficiale tra Cai e le due associazioni scout Agesci e CnGei.

Estote parati.

Claudio Verza
Arco, Trento

Foto courtesy of Comune.santambrogioditorino.to

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