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Lago Hunza: 20 centimetri all'esondazione

La grande onda dovrebbe arrivare da là in fondo
La grande onda dovrebbe arrivare da là in fondo

ISLAMABAD, Pakistan — Sono ore di febbrile attesa nella valle Hunza. Il lago artificiale creato dallo sbarramento di una frana continua a salire e il rischio che tracimi si fa sembre più una certezza. Stando alle ultime notizie il lago è arrivato a 20 centimetri dal bordo, l’altezza di una lattina di coca cola. 

“Ci sono situazioni di previsione disastrosa con aerei da bombardamento pronti a intervenire per aprire dei varchi all’ondata d’acqua – spiega il resposabile tecnico del Comitato EvK2Cnr Maurizio Gallo che si trova poco distante dalla zona operativa in Pakistan -. Tuttavia altri dicono che non dovrebbe succedere niente di cosi grave. Qualcuno dice che da domani (oggi per chi legge, ndr) dovrebbe iniziare ad esondare, altri che ormai e da un mese che prevedono questa esondazione e ancora non e successo niente”.
I campi degli sfollati
I campi degli sfollati

La notizia è finita su tutte le tv pakistane, da quelle locali a quelle di Stato. I toni sono quelli di una tragedia imminente anche se, per precauzione tutta la valle è stata evacuata e ci sono tendopoli persino a 350 chilometri di distanza dall’invaso, sulla Karakorum Highway.

 
Le popolazioni locali ieri hanno protestato per l’evacuazione coatta e il governo ha deciso di stanziare nuovi aiuti. Evacuato persino l’ospedale dell’Aga Khan che si trova a Gilgit, la città più vicina al lago, è stato costruito sulla riva del fiume. ed evacuato.
La tracimazione è questione di ore. Secondo testimonianze di funzionari pakistani che sono sul posto le onde ha fatto uscire la prima acqua dall’invaso. L’acqua e defluita lungo il canale di scolo scavato nelle scorse settimane dal governo pakistano.
“Lungo la Karakorum Highway sono una quantita incredibile di tendopoli e campi profughi – racconta Gallo -. Ci vivono circa 50mila persone da oltre una settimana. La cosa strana è che i campi sono in realta troppo vicini al fiume, e non mi sembrano cosi sicuri”.
 
“Fotografando questa gente – continua il tecnico del Comitato EvK2cnr – mi sono ricordato delle scene del dopo terremoto del novembre 2005, quando morirono 73mila persone. Anche se ancora tutto deve succedere, si respira un’atmosfera d’attesa irreale con auto di allerta con sirene e stereo, ambulanze improvvisate pronte a intervenire, ma sistemate in punti che in caso di reale catastrofe verrebbero anch’essi travolti”.
 
Tolto il Comitato EvK2Cnr che in Pakistan ha numerose attività di cooperazione internazionale e sviluppo sostenibile, le organizzazioni umanitarie presenti sono quasi esclusivamente pakistane.”Sono operativi piccoli ospedali in ogni campo e una quantità di jeep bianche delle Nazioni Unite che fanno la spola.
 
“Questa sera la strada verra bloccata da Gilgit in su”, conclude Gallo. La presenza dei militari e altissima, sono la prima unita operativa sul terreno. Pronti a intervenire ci sono 8 elicotteri, di cui 6 dell’esercito e 2 dell’Agha Khan. Il conto alla rovescia è cominciato.

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