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Da Polenza fra gli alpini: questa è l'Italia

BERGAMO — Con Stefania che ha un ginocchio fuori uso e un paio di stampelle alle 11 raggiungo viale Papa Giovanni. E’ una calca infernale, non ci si muove: 100 metri in mezzora poi una tribuna per disabili. Trovano un posto per Stefy, che lo è almeno per qualche altra settimana, e inizia una giornata incredibile.

Agostino Da Polenza all'Adunata di Bergamo
Agostino Da Polenza all'Adunata di Bergamo (Photo S. Mondini)

Solo il conformismo di certo giornalismo ha impedito che i principali quotidiani nazionali italiani oggi uscissero con la notizia in prima pagina. Ma quella di ieri a Bergamo invece era una grande notizia. L’Italia scesa ordinatamente in strada  a sfilare in nome dei valori della tradizione, della sua storia, della solidarietà.

L’Italia delle cose che prima vanno fatte poi dette. L’Italia concreta e forte che si tiene e tiene il sistema con il proprio lavoro, con i propri risparmi, con un ottimismo tenace.

Sono rimasto lì con Stefania fino alle 21,30, fino al passaggio delle consegne a Torino, fino agli onori al labaro nazionale degli alpini che ne rappresenta il valore e l’orgoglio.

Pensavo di starci un paio d’ore. Il ginocchio di Stefy irrigidito nella posizione costretta in tribuna e un mio terribile raffreddore mi avrebbero certamente costretto a rientrare a casa, avevo pensato.

Non ce l’abbiamo fatta. Li abbiamo voluti applaudire tutti, fino all’ultimo. Li abbiamo voluti guardare in faccia uno a uno, fino all’ultimo perché sui loro volti, nelle mani grandi alzate a salutare, nei canti, c’era non la speranza per questo nostro paese ma la certezza che quest’Italia, non altre, ce la farà. Qui ieri si sono veramente festeggiati i 150 anni dell’unità d’Italia.

Altro che patinate celebrazioni ufficiali. Qui c’era la gente, qui l’amore per la nostra patria.

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