Bivacco imprevisto: i consigli di Hervè Barmasse per affrontare l’emergenza
L’alpinista della Valtournenche ha affrontato di recente in Nepal il bivacco più duro della sua carriera. I suoi suggerimenti per uscire indenni da una situazione delicata, proprio perché inattesa. Anche a bassa quota
Nel mese di ottobre Hervè Barmasse, in compagnia di Felix Berg e Adam Bielecki ha realizzato in stile alpino la prima salita assoluta della parete sud del Numbur Peak (6958 m) nella valle di Rolwaling, in Nepal. Una salita di assoluto rilievo e caratterizzata da un bivacco imprevisto a 6900 metri, poco prima della vetta. “E’ stato il bivacco più difficile da quando scalo”, ha poi commentato Barmasse al ritorno a casa. Certamente è stata una notte tremenda, con temperature di -26° e vento a 60 kmh che rendeva tutto ancora più complicato: “Restiamo concentrati su un unico pensiero: sopravvivere. Evitare il congelamento, resistere al freddo, passare la notte”. All’alba i tre esperti alpinisti verificano di non avere subito danni o congelamenti e raggiungono la vetta.
Il bivacco imprevisto rappresenta una delle situazioni più pericolose per chi va per monti, qualunque sia la quota alla quale si è costretti a fermarsi. Proprio per questo abbiamo rivolto qualche domanda a Barmasse su come è meglio affrontare questo tipo di situazione.
Perché sul Numbur Peak avete scelto di bivaccare così vicino alla vetta?
E’ stata una decisione dettata dalla prudenza e dalle condizioni generali del nostro gruppo. Ma è stata comunque una situazione non pianificata alla partenza. Tutto è andato per il meglio, ma perché questo si verificasse ci abbiamo messo del nostro, organizzandoci con quel poco materiale che avevamo negli zaini.
Come si esce indenni da una situazione del genere?
Con l’attitudine, prima ancora che con l’esperienza (comunque importantissima). Innanzitutto non bisogna farsi prendere dal panico e cercare di rimanere sempre lucidi e svegli. Se ti addormenti puoi andare più rapidamente in ipotermia, oppure non accorgerti che la neve – cadente o portata dal vento – ti sta seppellendo. Anche se ti sei rifugiato in una truna devi vigilare che questa non venga chiusa dalla neve. Mai sottovalutare la situazione anche se ci si sente al sicuro, insomma.
Esiste una regola salvavita?
No, però ci sono tanti elementi da valutare di volta in volta. Scendere, perdere quota, è una buona norma generale. Ma non sempre è possibile e comunque una discesa in condizioni difficili può presentare ulteriori insidie. Importante è un’analisi lucida della situazione commisurata anche alla conoscenza delle proprie effettive capacità. Oltrepassare i propri limiti non è la scelta giusta.
Poi bisogna considerare che l’imprevisto è sempre un’opzione possibile anche per i più esperti: previsioni meteo imprecise, un malessere che rallenta la marcia, un infortunio che obbliga a uno stop, il terreno che si presenta in condizioni più complicate del previsto. Quindi sarebbe meglio partire attrezzati anche per questa eventualità.
Quale materiale può essere decisivo?
In caso di bivacchi imprevisti, come quelli di cui stiamo parlando, è certamente possibile non avere a disposizione tutto quello che servirebbe. Un telo tecnico di emergenza dovrebbe, però, esserci sempre nello zaino. Non sostituisce la tendina, ovvio, ma ripara dal freddo e dalla neve. Pesa pochi grammi e costa una cinquantina di euro, che sarebbero certamente ben spesi. Poi una lampada frontale, anche questa non pesa e non ingombra e si rivela preziosa anche se si sceglie di non proseguire. In quota diventa utilissimo anche il fornellino, che permette di sciogliere la neve e quindi di bere ma anche di produrre acqua calda da mettere nella borraccia che poi puoi “indossare” per scaldarti.
Come devono comportarsi i semplici escursionisti costretti a un bivacco a bassa quota? Valgono tutti i comportamenti indicati fin qui. Certo è più probabile che il bivacco imprevisto tocchi a persone meno abituate a questa evenienza e meno attrezzate, anche psicologicamente. Di conseguenza il primo suggerimento è ancora quello di non farsi prendere dal panico. A bassa quota è possibile trovare baite o grotte dove ripararsi, a condizione che la ricerca non implichi ulteriori situazioni di pericolo. Se si è riusciti ad allertare i soccorsi, non bisogna mai spostarsi dalla posizione indicata. Infine mi piace dare un consiglio preventivo: provate a trascorrere una notte in montagna all’aperto. E’ un’esperienza magnifica e, non a caso, sono sempre di più coloro che la fanno. Questo permette di prendere confidenza con tante situazioni (il buio assoluto, i rumori della montagna, il gelo dell’alba…). Conoscerle in anticipo si rivelerà preziosissimo in caso di bivacco imprevisto.
