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Everest: si potrà davvero evitare la seraccata del Khumbu?

La guida francese Marc Batard lavora da anni all’apertura di un percorso ai piedi delle rocce del Nuptse, che permetta di evitare seracchi e crepacci. Quando sarà pronto? E che ne pensano gli organizzatori di spedizioni? Facciamo il punto con l’aiuto di Alan Arnette

In inglese si chiama Icefall, “cascata di ghiaccio, e così la traducono spesso giornalisti e scrittori che non sanno di montagna. In italiano si chiama semplicemente seraccata. Sulle Alpi ce ne sono centinaia, e in Himalaya di più, ma la più nota è quella che scende sul versante nepalese dell’Everest, separando la cima e la sua cresta Ovest dall’imponente massiccio del Nuptse. 

Avvistata per la prima volta nel 1921 da George Mallory dal Lho La, un colle a 6000 metri di quota sul confine tra Tibet e Nepal, l’Icefall è stata affrontata per la prima volta nel 1950 da Eric Shipton, Edmund Hillary e compagni, che si sono dovuti fermare alla fine, a causa della mancanza di scale, di fronte a un gigantesco crepaccio che sbarrava l’accesso al Western Cwm, il facile anfiteatro glaciale che consente di proseguire verso le cime. 

Da lì, nei decenni successivi, sono passate centinaia di spedizioni e molte migliaia di alpinisti. Dopo il superamento dell’Icefall, nel 1953 lo stesso Hillary e Tenzing hanno raggiunto per primi gli 8848 metri dell’Everest, seguiti da molte altre spedizioni. Hanno affrontato quel passaggio obbligato i britannici della parete Sud-ovest, i polacchi della prima invernale, i collezionisti di “ottomila” come Reinhold Messner e Nirmal Purja, e i protagonisti di molte altre imprese.  

Seracchi in bilico, ponti di neve insidiosi, le scariche di neve e ghiaccio dai pendii della cresta Ovest, negli anni, hanno fatto numerose vittime. Nel 2014, una valanga piombata sull’Icefall dall’Everest ha ucciso 16 Sherpa al lavoro. Da anni, tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, un team dedicato di Sherpa, gli Icefall Doctors, attrezza il percorso che verrà poi seguito da centinaia di guide e alpinisti, nepalesi e stranieri. 

La ”nuova via” di Marc Batard è già messa in discussione

Una guida alpina francese, Marc Batard, lavora da anni per realizzare un percorso alternativo, sulla sinistra orografica (destra salendo) della valle. Recentemente, ha annunciato in alcune interviste e sui social di aver completato il lavoro, e che il nuovo percorso, secondo lui più sicuro, verrà completato prima del monsone del 2026. E’ vero? E varrà la pena passare da lì invece che tra seracchi e crepacci? Alan Arnette, alpinista e blogger statunitense, ha tentato di rispondere alle domande sul “Khumbu Bypass” qualche giorno fa. 

In realtà, spiega Arnette, i lavori sono iniziati ben prima che entrasse in scena Marc Batard. Nel 2011 sono passati da lì due russi, Pavel Chochia e Valery Shamalo. Due anni dopo Denis Urubko e Alexei Bolotov hanno tentato di ripetere il loro exploit, ma il secondo alpinista è stato ucciso quando una frana ha tranciato la corda su cui si stava calando. Un altro tentativo è stato compiuto dai fratelli spagnoli Damian e Guillermo Benegas, entrambi guide alpine. 

“Ma torniamo a Batard, che nel 2021 e nel 2022, con l’aiuto di quattro alpinisti francesi e due Sherpa, ha studiato la zona e costruito una ferrata con gradini, ancoraggi e corde fisse” spiega Alan Arnette. Secondo il blogger statunitense, che ha sentito l’alpinista francese Antoine Erol, sono stati attrezzati 700 metri di via, con 1.000 metri di cavo metallico e 220 gradini sui 270 previsti. Gli ultimi 50 gradini verranno piazzati tra marzo e aprile del 2026 con l’aiuto di Antoine Cayrol, un altro transalpino, e di Kaji Sherpa.     

Per raggiungere il “Khumbu Bypass” non si deve arrivare al campo-base attuale, ma traversare il ghiacciaio all’altezza della piana e dei lodge di Gorak Shep, 5140 metri. Morene e tratti su ghiaccio scoperto portano ai piedi del Nuptse, dove un vecchio sentiero sale a una cima secondaria di 5880 metri che Marc Batard ha battezzato Sundare Peak in onore del suo amico Sundare Sherpa, autore della prima invernale del Dhaulagiri e poi annegato in un fiume del Khumbu. 

Nell’ultimo tratto ci si deve calare, in doppia o usando le attrezzature della ferrata, fino a raggiungere la via normale classica ai circa 6065 metri del campo 1, alla fine delle difficoltà dell’Icefall. Qualche giorno fa, sulla sua pagina Facebook, Batard ha scritto che il team che partirà ad aprile per “Completare una bella storia di montagna” sarà composta da 5 attrezzatori, 2 Sherpa, 4 guide, 5 amici fedeli e un cineoperatore. “Manca ancora un medico in grado di accompagnare la squadra” ha concluso l’alpinista francese. 

Batard e gli altri promotori dicono che la via è più corta, più sicura e più veloce di quella classica” spiega con un po’ di scetticismo Alan Arnette. “E’ stato stimato che l’intera ferrata costerà circa 400.000 dollari USA, di cui 300.000 sono stati già spesi, e il resto verrà prossimamente raccolto da donatori in larga parte francesi” continua il blogger. Il governo di Kathmandu ha approvato il progetto nel gennaio 2025. 

Alan Arnette ha poi chiesto l’opinione di due guide, lo statunitense Mike Hamill di Climbing the Seven Summits, che ha salito per 6 volte l’Everest, e Pemba Sherpa di di 8K Expeditions. “Non appoggio questa iniziativa, la via è rocciosa, ripida ed esposta a valanghe. Tutta la comunità delle guide Sherpa non la appoggia”, ha risposto Pemba. Sul suo giudizio, e su quello dei suoi colleghi, pesa probabilmente il rischio di togliere lavoro agli Icefall Doctors, e di turbare l’oliato e redditizio lavoro delle agenzie delle spedizioni commerciali. 

Più articolato il giudizio di Hamill. “La via di Marc è molto vicina alle rocce del Nuptse, e mi sembra esposta in modo eccessivo alla caduta di pietre e ghiaccio da una parete su cui vediamo frequentemente delle scariche. Il percorso nella parte bassa dell’Icefall è ragionevolmente veloce ed efficiente. L’anno scorso gli Icefall Doctors sono passati per un tratto sulle rocce, ma in una zona più lontana dal Nuptse e più sicura”. 

“Dopo il tratto su roccia, ha senso spingere gli alpinisti a sinistra, nel cuore del ghiacciaio, dove si trova terreno più sicuro. Finché non avrò delle prove schiaccianti (e sono pronto a prenderle in considerazione), continuerò a seguire la via degli Icefall Doctors” conclude la guida statunitense. E’ altamente probabile che la “ferrata del Khumbu” verrà completata tra qualche mese. Ma poi verrà utilizzata? Lo scopriremo nei prossimi anni.    

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