Dolomiti, inconfondibile bellezza
"Monti pallidi" durante il giorno, rosso fuoco al tramonto, poi viola all’imbrunire, prima di spegnersi nella notte. Nei colori delle Dolomiti hanno intinto la penna alcuni tra i più grandi poeti di tutti i tempi. Architetti, pensatori, ma anche studiosi, scenziati e semplici viaggiatori, sono rimasti incantati nel corso dei secoli dal fascino di queste guglie. Una fisionomia unica al mondo, adesso ufficialmente patrimonio dell’umanità.
Le 18 cime più elevate superano i 3.000 metri, tra cui viene considerata come la più alta di tutte la Marmolada (che pure per costituzione non sarebbe accomunabile alle altre). Centinaia e centinaia di vette, guglie, pinnacoli che si stagliano in diversi gruppi montuosi, attraverso un vasto territorio che interessa ben 5 province: Belluno, la più estesa, Bolzano, Trento, Udine e Pordenone.
Scientificamente quello che fa delle Dolomiti le "Dolomiti" è appunto la "Dolomia": una roccia sedimentaria carbonatica costituita principalmente dal minerale dolomite. Il nome deriva direttamente dallo scienziato che nel ‘700 se ne occupò per primo: il geologo francese Déodat de Dolomieu che, studiò il particolare tipo di roccia predominante nella regione, che battezzò in suo onore.
Nate da atolli, scogliere e barriere coralline emergenti dalle profondità del mare primordiale di 250 milioni di anni fa, vi vivevano miriadi di organismi che col passare dei millenni si sono sedimentati sui fondali e successivamente proiettati verso l’alto dal corrugamento della crosta terrestre. Sono stati poi il vento, il gelo e l’acqua a modellare nei secoli la fisionomia delle Dolomiti, e ancora oggi l’innalzamento delle rocce è in corso.
Dopo l’interesse degli scienziati fu la volta degli artisti. Johann Wolfgang von Goethe ne rimase stregato durante il suo Grand Tour in Italia, nel 1786. Facile immaginare come l’enrosadira – il fenomeno per cui alcune cime delle Dolomiti assumono un colore rossastro e poi viola all’alba e al tramonto – abbia acceso la fantasia degli animi dei poeti in balia dello "sturm und drang" – "la tempesta e l’impeto". O dei romantici che in quegli anni attraversavano l’Europa in preda all’inquietudine e alla passione per la natura.
Ancora ai tempi nostri i grandi scrittori e pensatori hanno rivolto lo sguardo a quelle straordinarie montagne. Da Freud a Mario Rigoni Stern e Le Corbusier.
Per non parlare di coloro che non hanno voluto limitarsi a contemplare le montagne, ma hanno preferito toccarne la vetta. Una fetta importante di storia dell’alpinismo è stata scritta sulle Dolomiti. Le salite su alcune di queste montagne sono state momenti cruciali nell’evoluzione della scalata. Dalle Cime di Lavaredo, alla Marmolada, alle Tofane, alle Pale di San Martino, al Sassolungo.
Tante e variegate sono quindi le motivazioni che giustificano la scelta dell’Unesco di eleggere le Dolomiti come patrimonio dell’umanità. Al di là dell’unicità, della storia, delle peculiarità geologiche, probabilmente la ragione vera è solo una. Ed è visibile a tutti. Un’inconfondibile bellezza.
Valentina d’Angella
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