Curiosità

Storia di Oskar, guida di Solda (6)

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Il magico regno delle Dolomiti, dove una delle leggende del Re Laurino vuole che la sua maledizione nascondesse il mitico "Giardino delle Rose" di giorno e di notte a qualsiasi occhio umano. Però si dimenticò del tramonto, e così, per quella banale distrazione, ogni sera è possibile ammirare il ‘Rosengarten’ che s’infiamma del suo inconfondibile e suggestivo palcoscenico rosso". Inizia così la sesta e ultima puntata del racconto scritto da Enrico Farina, che ha per protagonista Oskar, storica guida alpina della valle di Solda.

Ma molte altre favole fiorirono tra queste pareti, come quella delle bambole del Latemar. Bambole di seta trasformate in guglie di roccia da una maga, per punire un avaraccio che non aveva ricompensato la piccola Minega per il ritrovamento del suo coltello. E la leggenda dei Fanes con i nanetti intenti a costruire i loro scudi per la principessa Dolasilla.

Ma sicuramente a colpire, maggiormente, la fantasia di Oskar, fu la stupenda fiaba del lago di Carezza con la bellissima ninfa Ondina che viveva nelle sue acque turchesi. Lo stregone del Latemar, invaghitosi di lei, nella collera per essere stato rifiutato, scagliò nel lago l’arcobaleno che la Stria del Masarè gli aveva confezionato. Da allora il lago emana tutti i colori dell’iride e non a caso i ladini chiamano questa perla della natura "Lec de Ergobando".
 
Ed era proprio una sera di fine estate, quando, osservando le pallide pareti riflesse nel gelido specchio d’acqua, maturò l’idea di aprire una via. Una via nuova, assoluta e tutta sua, la più verticale possibile a "goccia d’acqua" come, allora, si usava dire. Era quasi una mania di quegli anni, se non aprivi una via nuova, solamente tua, dandogli il nome più strampalato non ti sentivi realizzato alpinisticamente. Ne parlò con Hans.

Lo aveva conosciuto un anno prima mentre si erano incrociati sul Salame del  Sassolungo salendo il difficile tracciato di sesto superiore aperto da Comici e Casara nel lontano ’52. Un’occhiata e si erano capiti al volo. Sulla cima di quel terribile campanile ebbero modo di conoscersi meglio, mentre masticavano speck e pane nero.

Seguirono ascensioni su diverse vie, sia in roccia che in ghiaccio. Un’invernale alla Weißkugel dove rischiarono un congelamento e furono bloccati al rifugio Pio XI per due giorni consecutivi a causa di una tormenta eccezionale. Poi altre ascensioni dolomitiche, tra cui il Civetta, il Badile e le immancabili torri del Sella. E così, con Hans, si delineò sempre più l’idea di aprire un "prima" tutta loro.

Avevano molti progetti, ma non ancora quello risolutivo, intanto proseguivano negli allenamenti. In un fine settimana, libero da impegni di clienti, telefonò all’amico Hans per proporgli qualcosa sulla Marmolada. Gli attirava molto l’idea di quella via difficile, arditissima, di sesto grado superiore, che Aste e Solina aprirono negli anni sessanta sulla bastionata sud della Marmolada d’Ombretta. Novecento metri verticali compresi tra le vie Conforto-Bertoli e la Vinatzer-Castiglioni sulla Marmolada di Rocca.

Decisero e  si trovarono di lì a qualche giorno. Oskar aveva programmato tutto, e nonostante il tempo fosse al meglio, non aveva voluto dare importanza ad un sentimento negativo che gli era arrivato nel subconscio dalla fedele Molly. Ma forse, quella volta non era stata lei, ma una Banshee. I segnali premonitori erano stati molti, non solo nei sogni, ma anche nel profondo dell’animo dove “qualcosa” rumoreggiava come la risacca di un mare agitato.

L’incubo notturno con il  coach-a bower  guidato da un dullahan, doveva dire qualcosa a un esperto come lui, del resto non capita spesso di sognare un carro funebre guidato da cavalli senza testa. Ma non volle cogliere quei segni, ricacciandoli sempre più lontano.

– Hans!… Wos mochsch…? Cacchio! Molla la rossa! No a wia!…guat, così va bene, no..!  ancora un po’…

Il chiodo, ad anello verticale, penetrava lentamente nella fessura stretta sotto le martellate dal suono sempre più acuto, che Oskar batteva con consumata esperienza. Il tintinnio di un chiodo che entra lentamente nella spaccatura della roccia è una musica particolare, solenne, come un canto gregoriano tra le guglie gotiche di una cattedrale, un suono dolce di un repertorio musicale conosciuto solo dagli alpinisti di allora. Corda nei denti fin che il moschettone è infilato nell’anello del chiodo, poi, passaggio della medesima nel moschettone, previa pressione del pollice sulla leva a molla. Fatto.

– Hans!, ancora una tirata e poi passi tu da primo – gell..? Dai che siamo quasi in cima, ancora tre tiri…e poi…Berg Heil…!!
– Jo! Oskar. Guat
Poco dopo sulla piccola cengia a strapiombo i due alpinisti, assicurati alla roccia, si preparano per il cambio.
– Hans! che hai! Ti vedo affaticato!
– I hon  nix…
– Sei pallido! Non stai bene?
– Non ho nulla ti ho detto! Solo un leggero dolore al braccio sinistro…

Mentre Hans procedeva assicurato dal rinvio del mezzo barcarolo, Oskar ebbe le prime sensazioni che qualcosa non quadrava. L’amico pareva incerto, confuso, lento. Rabbrividendo, gli tornarono alla mente quei fantasmi grigi che aveva, con cocciutaggine, assopito e pensò subito a Molly.

– Come va Hans?  Haaans?… cazzarola, mi senti..?
Hans si era fermato. Lentamente guardò giù, verso l’amico. Il viso ancora più pallido.
– Saperlòt!..Hans..che succede..??
–  ….

Bloccata la corda, in sicurezza, Oskar, raggiunge velocemente l’amico stremato. Il tempo di impiantare un altro chiodo, assicurare il compagno e accorgersi che Hans è sull’orlo dello svenimento. Stenta a parlare per mancanza di fiato, è evidente il sintomo di dispnea e, peggio ancora, fa cenno di un forte dolore al petto oltre al braccio sinistro già annunciato prima.

Per Oskar, forte delle sue principali nozioni di primo intervento acquisite nei corsi di salvataggio, è chiaro e lampante che Hans ha avuto un infarto. La situazione è grave. Tenta un impossibile massaggio cardiaco, ma le varie corde, cordini a bretella, zaino e la posizione estremamente precaria su una cengia ridottissima a strapiombo sul vuoto, certo non favoriscono la situazione.

La Marmolada è una cima dolomitica notevolmente frequentata, sia dal lato sud da rocciatori espertissimi che sul versante nord con il piccolo ghiacciaio relativamente facile ed alla portata di qualsiasi escursionista domenicale. Molte cordate, non eccessivamente distanti da loro, stanno salendo quasi in parallelo.

Oskar, urla l’emergenza con quanto fiato ha in gola. Dopo i primi attimi, lunghi ed interminabili di silenzio, si sente una voce di risposta. Una cordata di germanici chiede cosa succede. Fa eco un’altra cordata di fassani che sono quasi in cima. Si spiegano e con un lungo rimbalzo di comunicazioni sonore il messaggio, lentamente, arriva al rifugio Pian dei Fiacconi e da lì al Passo Fedaia fino ai membri del soccorso alpino.

Sono passate molte ore prima che sia stato possibile imbragare e recuperare il malcapitato, ma i continui massaggi, per quanto rocamboleschi, al cuore hanno agevolato la ripresa di Hans che, fuori pericolo, viene ricoverato all’ospedale.
– Donkschian, Oskar…tu sei un grande amico…
– Taci, mona, ho fatto le stesse cose, che tu avresti fatto per me! Ah! se avessi ascoltato Molly…   
– …eh…Molly? Che dici?? Stai bene Oskar..? Mi spiace molto per la nostra prima…la farai più avanti, forse non con me, ma la farai Oskar, ne sono certo.

Gli occhi arrossati di Oskar, assorti a guardare i fiocchi di neve che stavano languendo, si girarono verso la stube e senza nascondere una grande emozione, nel rivangare lontani ricordi, osservarono Verena intenta a disegnare un nuovo abito per Barbie…
 
– Barbie o Molly? Si domandò il vecchio, con un groppo alla gola.
– Onkel, was hast du?
– Nix, mei kloane Verena, nix…dai vieni con zio Oskar a fare una bella passeggiata sulla neve fresca. Vuoi chiamare anche Oma Veronika ??   
 
Le piccole e grandi impronte azzurre, appaiate, tracciarono nella neve fresca una linea dritta a "goccia d’acqua" che si perdeva, mistica, come una ”via” nell’ombra, ormai avanzata, che le guglie sovrastanti disegnavano sul bianco foglio di una valle silenziosa.

Due rintocchi, mesti, suonarono la mezza mentre una merla zampettava sui bordi di un uscio. Un fruscio e da un ramo cadde una spruzzata di neve che imbiancò il vecchio. Oskar sorrise e guardando in alto sussurrò: "Molly…Molly…non cambi mai!".

Enrico Farina

 

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Storia di Oskar, guida di Solda – prima puntata
Storia di Oskar, guida di Solda – seconda puntata
Storia di Oskar, guida di Solda – terza puntata

Storia di Oskar, guida di Solda – quarta puntata 
Storia di Oskar, guida di Solda – quinta puntata

 

 

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