Curiosità

Storia di Oskar, guida di Solda

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"Ma la compagnia più frequente era quella dei suoi clienti. Gente sconosciuta che si affidava a lui per escursioni semplici o impegnative. Metodicamente, nel pieno della stagione estiva, si spostava lungo percorsi innevati che conosceva a memoria e che ricalcava fino alla nausea. Poteva essere una semplice camminata per arrivare al Rifugio Casati, superando il Passo del Lago Gelato, oppure raggiungere la Cima dell’Ortles per la via del Costone partendo prima dell’alba dal rifugio Hintergrathütte". Inizia così la quarta puntata del racconto scritto da Enrico Farina, che ha per protagonista Oskar, storica guida alpina della valle di Solda, questa volta alle prese con "particolari" clienti…

Capitava anche che, a fine primavera, arrivasse qualche alpinista chiedendo di essere accompagnato sulla famosa parete nord, sempre dell’Ortles. In questo caso, data l’estrema difficoltà, doveva accertarsi delle reali capacità del cliente. E’ una via difficile, estrema, con pendenze che arrivano agli ottanta gradi, un percorso che si snoda tra colatoi stretti in cui la scarica di sassi e detriti di ghiaccio è inevitabile. Su quella via, Oskar, chiedeva, senza vergognarsene, l’assistenza di tutte le sue fate e dei suoi gnomi, un’assistenza che, nei lunghi anni, non gli è mai stata negata.

La sua proverbiale flemma riusciva a trasmettere calma e serenità nell’animo di chi lo seguiva. I clienti si sentivano a loro agio e così il suo nome si era diffuso come la guida più tranquilla e sicura.

Fare questo mestiere richiedeva di essere, necessariamente, anche dei validi psicologi. Lui non aveva studiato questa materia, non era un cattedratico di tale scienza, però l’aveva imparata a modo suo, con anni di esperienza. Era un classico "fai da te", ma sicuramente il livello raggiunto meritava un trenta e lode.

Gli era capitato, anni addietro, di essere contattato da un tipo strano. Un omaccione enorme, grossolano ed irrequieto quanto maldestro e goffo nei movimenti. La guida, osservandolo lo aveva inquadrato subito nella categoria dei "so tutto mi".

Il particolare che lo aveva incuriosito maggiormente, però, era un altro, una peculiarità che immediatamente gli fece affiorare alla mente la fiaba dei cugini Owney. Nel racconto, il più giovane dei due era un ragazzo vispo ed intelligente, mentre il secondo, chiamato "Owney-na-peak", era forte, robusto ma stupido come un cane bastonato ed aveva un lungo naso…"una cosa così sproporzionata che dopo aver guardato un lato della sua faccia era una bella passeggiata mattutina aggirare il naso e dare un’occhiata all’altro…". Così diceva la gente della contea nella favola irlandese.

Solo per la sua indole mite e tranquilla, ma ancor di più per l’alta professionalità raggiunta, Oskar riuscì a trattenersi dal ridere davanti a quello strano e buffo personaggio. Ben presto, però dovette accorgersi che con un tipo così c’era più da piangere che da ridere. 

Il "lumbàrd", cosi si era autodefinito il cliente, che pretendeva addirittura di salire lungo la ferrata del Tabaretta, apparteneva a quella categoria di persone di qualsiasi nazionalità che, immancabilmente, invadono valli, rifugi, creste e cime senza avere la minima cognizione di cosa sia l’ambiente di montagna. Le caratteristiche tipiche di siffatti "vacanzieri" è di essere mal equipaggiati dove l’equipaggiamento è indispensabile e super equipaggiati dove questo non serve.

Durante le sue lunghe escursioni nei brevi mesi di punta del periodo estivo, Oskar, ne aveva incrociati molti di questi chiassosi "montanari" e, il più delle volte, aveva notato la loro mancanza di metodo nel procedere sia su semplici sentieri che su modesti tragitti innevati e, purtroppo, molto spesso anche una insufficiente preparazione tecnica nell’affrontare determinati percorsi su roccia o ghiaccio. 

Di conseguenza, ogni anno, gli incidenti gravi o mortali erano numerosi. A Solda, in modo particolare, queste tragedie pesavano come un incubo e non era infrequente l’intervento dell’elicottero militare per trasportare a valle i malcapitati.
Per Oskar era sempre un piacere arrivare al rifugio Payer e rincontrare il vecchio e burbero gestore. Da quanti anni, l’anziano Sepp, saliva a quella quota ad inizio stagione per poi ridiscendere solo al termine di essa? Oskar se lo era domandato mille volte, e sempre, l’amico, non gli aveva risposto, allungandogli una birra per cambiare discorso.

Mentre la notte scatenava le sue ombre gigantesche nei baratri e negli anfratti pietrosi e le cime intorno parevano pallide vesti stese al vento, all’interno del rifugio, gli alpinisti, si riposavano tentando di dormire. I più fortunati avevano una cuccia più o meno deformata, la maggior parte russava sui materassi del dormitorio ben avvolti nelle coperte di lana e i più sfortunati si arrangiavano ad aspettare l’alba sdraiati sul pavimento sotto i tavoli della mensa.

Quando fuori era ancora buio, il vecchio Sepp, era già pronto ad armeggiare in cucina per preparare litri di tè bollente, alla pallida luce delle lampade a gas. All’improvviso, il rifugio, si trasformava in un formicaio agitato, il silenzio era rotto dal rumore sordo dei passi che rimbombavano sulle ripide scale di legno. Chi scendeva, chi saliva, chi si lavava gli occhi, chi i denti, chi si infilava ghette e scarponi e chi, mettendosi, il piumino azzardava una prima uscita sulla terrazza per vedere il cielo, rabbrividendo all’istante per le sferzate di aria gelida che gli sibilavano in faccia.

Le stelle, sempre più deboli, dondolavano ancora pigre in alto nei ritagli di cielo colore inchiostro delineati dalle diafane pareti di ghiaccio, mentre all’orizzonte una lama rosa e violacea balenava rassicurante. La fila di alpinisti già pronti si dileguava in assoluto silenzio procedendo adagio con le torce accese lungo gli sfasciumi affilati e strapiombanti in un sentiero stretto che, poco più in alto, terminava alla base di una parete di roccia, primo impegno e preoccupazione per i meno esperti. La muta scia di lumini, lentamente andava esaurendosi mentre il cielo schiarendo, passava dal blu violaceo al giallo dorato.

Non appena i primi gruppi arrivavano alla parete e si mettevano pazientemente in attesa di salire si sentivano le prime voci ed i primi commenti. Nonostante le difficoltà relative di questo tratto, spesso qualcuno riteneva più saggio rientrare al rifugio. 

Per le guide questa era la prima occasione per scoprire le capacità e la preparazione alpinistica della loro clientela. Superata questa prova, tecnicamente piuttosto semplice, si arrivava a quella più specialistica e più severa. A quel punto tutti avevano già calzato i ramponi e procedevano, in cordata, sul percorso innevato aiutandosi con la piccozza nel superare i crepacci.

Il passaggio tra i seracchi, sfiorando le enormi spaccature di ghiacci verticali che strapiombano imponenti, erano per tutti, uno spettacolo da mozzare il fiato. I colori che scintillavano ai primi raggi solari, variavano dal blu inteso al turchese, e il bianco abbacinante del ghiaccio emetteva riverberi incomparabili ed indescrivibili.

L’atmosfera era semplicemente esaltante, ed era inevitabile la sosta per ammirare tanta bellezza, ma anche per concentrarsi e prepararsi a superare un tratto quasi verticale di ghiaccio puro. I capicordata assicuravano dall’alto i loro compagni piantando fin dove possibile il manico della piccozza nella neve compatta oppure  conficcando la becca e il puntale nel ghiaccio vivo per ottenere due punti di ancoraggio.

Messa alle spalle questa difficoltà, che si ripresentava ancora più impegnativa in discesa, la lunga scia scura che, quotidianamente punteggiava il bianco nevaio, poteva arrivare alla cima dell’Ortles senza ulteriori problemi tranne quello dell’altezza che per alcuni rappresentava già un minimo disturbo. E poi la discesa, sprofondando in quel manto nevoso che in tarda mattinata era già mollo e cedevole, facendo aumentare la stanchezza che ormai andava ad impadronirsi anche dei più allenati.

 

(continua)

Enrico Farina

 

Related links:
Storia di Oskar, guida di Solda – prima puntata
Storia di Oskar, guida di Solda – seconda puntata
Storia di Oskar, guida di Solda – terza puntata

 

 

 

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