Riaprono l’uno agosto cinque settori di arrampicata del Finalese
Tornano accessibili le aree che erano state chiuse per consentire la nidificazione indisturbata di alcune specie protette tra cui il falco pellegrino e il gufo reale
Il Finalese è da decenni uno dei punti di riferimento mondiali per le attività outdoor, in particolare per l’arrampicata. Un territorio modellato da altopiani calcarei, grotte e pareti a picco, dove la pratica sportiva convive con una natura ancora in gran parte intatta. Proprio per tutelare questa biodiversità, anche nel 2025 – come previsto da accordi attivi da oltre trent’anni – alcuni settori sono rimasti chiusi nei primi mesi dell’anno, per consentire la nidificazione indisturbata di specie protette come il falco pellegrino e il gufo reale. Così anche quest’anno.
Dal 1° agosto, però, tornano accessibili le falesie di Monte Tolla, Bric Reseghé, La Fornace, Rocca degli Uccelli e la Bastionata di Boragni (settori destro e centrale), interdette come ogni anno dal 1° gennaio al 31 luglio. Si tratta di pareti storiche per la comunità arrampicatoria, ma anche di aree cruciali per la riproduzione dei rapaci, molto sensibili al disturbo.
La riapertura è un’occasione per tornare a scalare, ma anche per ricordare quanto sia importante farlo senza compromettere l’ambiente. Nel tempo, a Finale si è consolidata una cultura del rispetto, dove l’outdoor è inteso come convivenza con il territorio, non come sfruttamento. In pochi luoghi al mondo, infatti, si può arrampicare in ambienti dove nidificano specie rare e vulnerabili, ed è proprio questa coesistenza a rendere il Finalese così particolare.
Il rispetto delle chiusure temporanee, introdotte nel 1994 grazie a un accordo tra scalatori, WWF, LIPU e Provincia di Savona, è una parte fondamentale di questo equilibrio. Chi frequenta le falesie sa quanto sia importante consultare le guide aggiornate per evitare i settori vietati, ma anche mantenere puliti i luoghi, non lasciare rifiuti, mozziconi o fazzoletti, e non accendere fuochi.
Anche per i bisogni fisiologici serve buon senso: è bene allontanarsi da sentieri e pareti, evitando di lasciare tracce visibili. Ogni gesto, anche minimo, ha un impatto su un ambiente che merita attenzione. Pensiamo ai fiori endemici come la Campanula isophylla, alle lucertole ocellate che si muovono tra le rocce, o alle tracce lasciate dalle civiltà che qui hanno vissuto, dalla Preistoria al Medioevo.
Chi ama la scalata sa che non è solo tecnica o prestazione. È anche cura del contesto in cui si muove. A Finale, questo significa godere della roccia senza dimenticare ciò che la circonda.
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