L’importanza di ascoltare la montagna (e chi la frequenta)
La tecnica, i briefing, le relazioni. Tutto ok, ma molto spesso serve di più per capire una situazione e come è meglio comportarsi. Basta drizzare le orecchie e rimanere in silenzio

Ascoltare è sopravvalutato, dicono. In fondo, siamo qui per salire, no? E invece in montagna, l’ascolto non è un optional è una risorsa incredibile.
Come i ramponi, funziona meglio quando sai usarli prima che servano davvero.
Non parlo di ascoltare per gentilezza o buone maniere, ma dell’ascolto che serve per leggere l’ambiente, il compagno, i crepacci nel ghiacciaio e quelli nei silenzi.
Succede spesso che ci si concentri su briefing, previsioni, relazioni di salita… Ma poi, quando si è lì, nel vivo della faccenda, le cose davvero importanti non si dicono quasi mai. Una mano che esita su un appiglio, un respiro corto, la paura che fa tremare le gambe.
Ascoltare in parete significa anche questo: capire quando il ritmo è giusto, quando accelerare o rallentare. Non serve che il compagno di cordata ti dica “sto andando in affanno”, basta guardarlo mentre disfa la sosta con movimenti confusi e capire che è il momento di prendersi un minuto in più.
A volte si scambia il parlare per il sapere, quando uno più parla, più sembra competente.
Più uno tace, più si pensa sia distratto; quando invece l’ascolto è attenzione, perché è la montagna che parla – con il meteo, le condizioni della neve, le tensioni della corda – ma non urla.
Serve allenare l’ascolto utile a cogliere i segnali deboli, perché sono quelli che permettono di scegliere in tempo.
Non sempre chi è in difficoltà lo dice, non per mancanza di fiducia, ma perché non ha ancora trovato le parole. E allora, come guida, a volte il miglior intervento è non riempire il vuoto, ma stare lì, presente, disponibile. Anche nel disagio e nell’incertezza.
E poi c’è la montagna che cambia pelle e richiede sempre più ascolto. Cambiano i ghiacciai, spariscono le tracce, certi luoghi non suonano più come prima.
Sono suoni e rumori che a volte pesano, ma se non ci fermiamo ad ascoltarli, rischiamo di perderci qualcosa.
Ascoltare è faticoso, perché pare di sottrarsi al controllo, ma è proprio questo il punto: imparare a stare nella relazione, non solo a gestirla.
Alla fine, l’ascolto è ciò che ci rende davvero affidabili.
Non solo esperti, ma presenti.
Non solo tecnici, ma umani.