Nuova via per Santi Padrós ed Emanuele Andreozzi sulla nord del Dente del Gigante
La via di misto salita il 10 giugno, in giornata. I due alpinisti non sono ancora sicurissimi di essere i primi salitori di quella fessura invitante al centro della parete.
Una linea evidente, logica, che taglia verticalmente la parete nord del Dente del Gigante (4013 m). Talmente netta da sembrare impossibile che non sia mai stata salita prima. Eppure, nessuna traccia ufficiale. Così, in attesa di conferme dalla comunità alpinistica, Santi Padrós ed Emanuele Andreozzi condividono il racconto di quella che potrebbe essere una nuova via di misto sul celebre quattromila del massiccio del Monte Bianco.
“Quando ho visto la relazione di Cœur du Géant, mi ha subito colpito quella fessura al centro della parete, che scende dritta lungo tutta la nord. Una linea così logica, così evidente… ho pensato: possibile che non ci sia mai passato nessuno?”, racconta Padrós.
Cœur du Géant è una via di misto situata sulla parete nord-ovest del Dente del Gigante, aperta nel 2014 da tre guide di Chamonix: Christopher Baud, Brice Bouillance e Jonathan Charlet. Più recentemente, l’11 aprile 2025, su quella stessa parete è stata aperta anche Géant dans l’âme, da Arthur Poindefert, Mathis Garayt e Kilian Moni: “Un itinerario moderno che si sviluppa un po’ più a destra rispetto alla linea cui pensavo. Eppure quella fessura non risultava in nessuna guida, né di misto né di roccia…”
Dopo una lunga pausa dovuta a infortuni e impegni professionali, Santi aspetta le giuste condizioni. A inizio giugno si apre una finestra di alta pressione: ghiaccio trasformato, rigelo ottimo. Il 9 giugno, all’ultimo minuto, chiama Emanuele: “Ero entusiasta: quella linea era perfetta, logica, come piace a me”, racconta Andreozzi. “Mi chiama che è già ora di pranzo, io sono a Trento. Mi dice che possiamo farla in giornata, senza dormire al Torino. Ho annullato tutto e ho preparato lo zaino”.
Il giorno seguente, i due si trovano alla partenza della Skyway, ma c’è un imprevisto: la funivia è chiusa fino alle 10 per festeggiare i 10 anni dall’inaugurazione. “Un intoppo – ammette Andreozzi – ma una volta sul ghiacciaio ci siamo resi conto che le condizioni erano ancora perfette. Così abbiamo deciso di partire comunque”.
In due ore scarse sono all’attacco. “Che bello essere di nuovo sulla punta dei ramponi, nel vuoto della nord, con il Bianco che ci guarda”, dice Santi. I primi due tiri scorrono veloci, su goulotte e placche ghiacciate. Poi inizia la parte più impegnativa: cinque tiri di misto su ottima roccia e ghiaccio sottile. “Il cuore della via sono i tre tiri centrali in dry, davvero tecnici, ma proteggibili”, spiega Andreozzi. “Seguivamo il couloir centrale della parete, non c’era bisogno di cercare: la linea si impone da sola”.
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La parte alta li porta verso le goulotte finali, che sfociano sui canaponi della via normale. “Alle 19.30 siamo usciti in vetta, commossi. Una salita continua, logica, di grande qualità”, raccontano. “Uno degli itinerari di misto più belli che abbiamo mai fatto”. Nel tratto centrale, al quinto tiro, trovano due cordoni su uno spuntone: uno molto vecchio, l’altro più recente. Sono gli unici indizi di un possibile passaggio precedente. “Abbiamo chiesto in giro, sia sul versante italiano che francese – spiegano – anche ad alpinisti di grande esperienza. Nessuno sa nulla. Qualcuno ci ha detto che potrebbero essere stati messi da un cristallier, calandosi dall’alto.”
“Non vogliamo rivendicare nulla, solo condividere il nostro entusiasmo”, chiarisce Andreozzi. “Se qualcuno ha notizie di una salita precedente, integrale o parziale, saremo felici di saperlo”.
“Era dal 30 maggio 2021, con la nostra ‘Alchimia’ sulla Cima de Gasperi, nel gruppo del Civetta, che non salivamo insieme”, ricorda Santi. “Con Emanuele tutto scorre: leggerezza, fiducia, pulizia. Ci siamo capiti al volo. L’unico rimpianto è quel Camalot #2 rimasto incastrato al settimo tiro”.
“Ritrovare questa sintonia è stato incredibile”, conclude Andreozzi. “Erano anni che aspettavamo il momento giusto. Questa linea ci ha restituito tutto ciò che l’alpinismo sa dare: bellezza, intensità, amicizia.”