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La vita, invisibile, nei fiumi glaciali: un patrimonio da conoscere e preservare

Il progetto Vanishing Glaciers dell’Istituto svizzero per la scienza e la tecnologia delle acque, mira a creare il primo atlante globale dei microrganismi presenti nei fiumi glaciali. Prima che questi scompaiano

Quando si parla della scomparsa dei ghiacciai, si pensa a paesaggi che cambiano, riserve d’acqua che si esauriscono, rischi per la biodiversità alpina e impatti sul livello dei mari. Ma c’è un altro fronte, invisibile a occhio nudo, dove il cambiamento climatico sta lasciando un segno profondo e quasi ignorato: quello dei microrganismi che vivono nei fiumi glaciali.

Un ecosistema estremo e prezioso

I fiumi glaciali sono corsi d’acqua alimentati dalla fusione dei ghiacciai. Acque freddissime, cariche di sedimenti, con poca luce e pochi nutrienti. Ambienti estremi, dove sopravvivono soltanto comunità microbiche altamente specializzate. Eppure, proprio questi microrganismi svolgono un ruolo cruciale nei cicli ecologici montani: contribuiscono al riciclo del carbonio e dei nutrienti, e rappresentano una banca biologica di adattamenti unici, potenzialmente utili anche in ambito biotecnologico o medico.

Il progetto Vanishing Glaciers

Di fronte alla progressiva scomparsa dei ghiacciai, un gruppo di ricercatori dell’Eawag – l’Istituto svizzero per la scienza e la tecnologia delle acque – ha lanciato il progetto Vanishing Glaciers, con un obiettivo tanto ambizioso quanto urgente: creare il primo atlante globale dei microrganismi presenti nei fiumi glaciali, prima che questi habitat scompaiano per sempre. Con il sostegno della Nomis Foundation, il progetto rappresenta un’iniziativa senza precedenti: per la prima volta, un team internazionale studia i biofilm microbici – sottili strati di vita microscopica – nei torrenti glaciali più remoti della Terra. Il team, composto da ricercatori con base in Svizzera, Lussemburgo, Stati Uniti e Arabia Saudita, sta esplorando ambienti mai analizzati prima, raccogliendo campioni da studiare con tecniche avanzate di microbiologia e biogeochimica. Grazie alla metagenomica, infatti, è possibile identificare e mappare migliaia di specie microbiche, molte delle quali sconosciute alla scienza. Un patrimonio biologico fragile, ma fondamentale.

Una corsa contro il tempo

Secondo le proiezioni, entro la fine del secolo oltre il 50% dei ghiacciai montani potrebbe scomparire. In molte regioni, come le Alpi, i segni sono già evidenti: fiumi glaciali che si riducono a rigagnoli stagionali, habitat che cambiano o svaniscono del tutto. Con loro rischiamo di perdere forme di vita millenarie, evolute per adattarsi a condizioni estreme, oggi in pericolo per l’alterazione dei loro ecosistemi.

In questo senso, il progetto Vanishing Glaciers è, a tutti gli effetti, una missione di documentazione e conservazione. Anche se non si potranno salvare i ghiacciai più piccoli o i loro ecosistemi in toto, creare una mappa genetica globale delle comunità microbiche glaciali significa preservare una memoria biologica. Egettare le basi per studi futuri su cambiamento climatico, microbiologia ambientale e adattamento della vita a condizioni estreme.

Iniziative come Vanishing Glaciers ci ricordano che proteggere l’ambiente alpino significa anche tutelare ciò che non si vede: ecosistemi microscopici ma fondamentali, che contribuiscono alla salute e all’equilibrio dei territori di alta quota.

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