Film

Il mondo intorno al castagno

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La civiltà del castagno. Nascosta sotto i rami, lunghi e frondosi, di questi alberi si cela un’antica cultura. Da secoli le popolazioni abbarbicate sulle Alpi Occidentali, sulle montagne del monregalese, tramandano di generazione in generazione usi e costumi profondamente legati al territorio. "A l’Avirun ed l’Aibu" ci porta a scoprire questa realtà, così lontana dal mondo moderno, eppure così tence. E viva…

Siamo nel territorio meridionale del Piemonte, tra i monti che sovrastano Mondovì, in provincia di Cuneo. Lo sguardo si perde per chilometri su valli verdeggianti: all’orizzonte, protagonista indiscusso è il castagno.

Quest’albero è stato per secoli l’elemento essenziale dell’economia degli abitanti della zona. La farina, i frutti, il legno: ogni sua parte è servita a qualcosa, al punto che si è potuto parlare di civiltà del castagno. "A l’avirun ed l’aibu" vuol dire, infatti, "intorno al castagno": perchè è così che  hanno vissuto per secolo questi popoli.

Nel 2003 un regista affermato, Sandro Gastinelli, famoso per i suoi documentari incentrati sulla valorizzazione delle montagne piemontesi, ha deciso di salvare la memoria di questi posti. Da qui nesce A l’avirun ed l’aibu: si tratta di un racconto a più voci che cerca di rendere l’idea di cosa abbia significato nei secoli il castagno per queste persone, e di come si possa, ancora oggi, vivere all’ombra dell’albero per eccellenza.

Uomini e donne di una certa età ricordano bene com’era la vita prima della rivoluzione dell’età moderna. Il film ci riporta a quel passato attraverso i loro sguardi, le parole, gli emozionanti ricordi. Le loro storie, il lavoro, la fatica, e momenti di gioia intensa e autentica, tornano tutti in una rievocazine poetica e, quanto mai, di vita vera.

I protagonisti del film parlano in italiano e nelle varianti del "Kyè", un dialetto provenzale alpino. Le parti vernacolari però, sono sottotitolate, così che il discorso si segue sempre senza problemi.

Negli utlimi anni la critica ha manifestato un crescente apprezzamento per A l’Avirun ed l’Aibu, al punto che nel 2005 è stato insignito del premio "Curatorium Cimbricum Veronense – Cerro d’Argento" al Premio Lessinia 2005.

Valentina d’Angella

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