Kami Rita e gli altri. Anche quest’anno l’Everest entra nel “Guinness dei primati”
31 ascensioni per lo Sherpa di Thame, 4 in meno di un mese per il suo collega Tashi Gyaltzen. Nell’anno dei 6 giorni e 13 ore per l’andata e ritorno da Londra alla vetta (grazie allo Xenon) l’Everest fa registrare altri record
Kami Rita Sherpa, 55 anni, entrerà ancora una volta nel Guinness dei primati. Nei giorni scorsi l’esperta guida nepalese, nata nel villaggio di Thame come il mitico Tenzing Norgay, ha raggiunto gli 8848 metri della vetta dell’Everest per la trentunesima volta. Dietro a lui e alle sue 31 ascensioni, una dozzina di Sherpa ha superato quota 20, un traguardo impensabile solo una manciata di anni fa, ed è pronta a prendere il testimone quando Kami terminerà la sua carriera.
Sul Guinness del 2026, però, lo Sherpa di Thame potrebbe entrare due volte. Il suo gruppo, composto da 4 clienti e 6 guide nepalesi, faceva parte di una enorme spedizione dell’Esercito indiano, che ha portato sul “Tetto del mondo” ben 22 clienti e 27 Sherpa. A organizzare la loro ascensione è stata la Seven Summit Treks, l’agenzia-leader del Nepal, che quest’anno ha portato sui pendii dell’Everest ben 108 clienti. Per loro, la salita diretta da Kami Rita è stata l’ultima della stagione.
Al campo-base sul ghiacciaio di Khumbu, come al campo-base avanzato ai piedi della parete del Lhotse, si respira aria di fine stagione. La Pioneer Adventure, altro importante operatore nepalese, ha completato le sue ascensioni con un record, perché uno dei suoi clienti, Vishwanath Karthikey Padakanti, 16 anni, originario di Hyderabad, è diventato il più giovane alpinista indiano sulla vetta.
Avranno certamente spazio nel volume curato a Dublino i quattro inglesi Garth Miller, Alastair Carns, Anthony Stazicker e Kev Godlington, che dopo l’inalazione di Xenon hanno raggiunto la vetta dell’Everest in 6 giorni e 13 ore andata e ritorno da Londra. Andrew Ushakov (USA) cliente della Elite Exped di Nirmal Purja, protagonista di un’andata e ritorno dall’aeroporto JFK di New York al “Big E” in 3 giorni, 23 ore e 7 minuti.
Dopo le polemiche di qualche anno fa legate all’esclusione di Reinhold Messner e tanti altri dagli elenchi dei salitori dei 14 “ottomila”, il Guinness dei primati non annuncia le sue scelte alla stampa. Sembra difficile, però, che non abbia spazio nella prossima edizione Tashi Gyalzen Sherpa, della 8K Expeditions, che in soli quindici giorni è salito in vetta all’Everest per 4 volte.
Importante anche l’ascensione senza ossigeno supplementare dell’alpinista tedesca Anja Blacha, 35 anni, di Bielefeld nella piatta Renania-Westfalia, che è arrivata al suo dodicesimo “ottomila” senza bombole, e si avvia a diventare la terza donna a completare in questo modo la collezione dopo Gerlinde Kaltenbrunner e Nives Meroi.
Non è riuscito, invece, il record di velocità senza ossigeno supplementare dal campo-base nepalese alla vetta tentato dall’americano Tyler Andrews, supportato dagli Sherpa dell’agenzia Asian trekking. All’alba di martedì 27 maggio Tyler, che era partito a notte fonda dal campo-base, ha interrotto il suo terzo e ultimo tentativo. “Era esausto” ha commentato il suo amico Chris Fisher.
A indicare che la stagione sul versante nepalese dell’Everest sta per finire è anche il meteo. Per il 30 e il 31 maggio si prevede l’arrivo dal Golfo del Bengala di una perturbazione, avanguardia del monsone 2025, che porterà almeno mezzo metro di neve fresca sulla montagna. Il Sagarmatha Pollution Control Committee, da parte sua, ha annunciato che giovedì 29 maggio gli Icefall Doctors inizieranno a rimuovere corde e scale dalla seraccata del Khumbu, chiudendo così la porta a futuri tentativi.
Sul versante Nord i giochi sono ancora aperti
Se il tempo dovesse rimettersi, nei prossimi giorni, qualcosa potrebbe ancora accadere sul versante tibetano dell’Everest, dove la via di salita è stata completamente attrezzata dal campo-base avanzato (ai piedi dei pendii del Colle Nord) fino alla cima. Martedì 27, sono arrivati sugli 8848 metri della vetta da nord i clienti e le guide dell’agenzia svizzera Kobler&Partners e quelli dell’americana Alpenglow Expedition. Adrian Ballinger, guida e titolare dell’agenzia, è arrivato alla sua ascensione numero 10 alla vetta, ed è quindi lo statunitense con più salite all’attivo. Tra i non-Sherpa, però, il leader della classifica è l’inglese Kenton Cool, che quest’anno è arrivato all’ascensione numero 19.
Ci auguriamo che gli ultimi giorni di attività ad alta quota, complicati dal maltempo e dal caldo, non peggiorino uno dei record più importanti (e forse il più importante in assoluto) della stagione. Fino al momento in cui scriviamo, da marzo in poi, solo cinque tre alpinisti e Sherpa hanno perso la vita sull’Everest, dieci nell’intero Himalaya nepalese. Come scrive Alan Arnette, blog e storico dell’alpinismo ad alta quota, “sono sempre delle perdite devastanti per le famiglie, ma un numero così basso è un record positivo”.