Film

Aiga d’en Viage: storie d’acqua e speranza

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Le valle Maira e la valle Stura. La spaventosa alluvione del 1957 nei ricordi di nonna Cina e un misterioso libretto, che continua a capitare nelle mani dei protagonisti del passato e del presente. "Aiga d’en Viage" corre su questi due filoni narrativi: la storia dell’alluvione  filmata realmente da Cina e suo marito Renato, e il racconto del libro, di un paese e di un parroco.

Per terra, abbandonato e dimenticato da tutti, giace un libretto. Una bambina, la piccola Edith, lo trova e lo raccoglie: lo consegna alla nonna che immediatemente lo riconosce. 
 
Nonna "Cina" nel giugno del 1957 si era avventurata nelle valli cuneese alluvionate con suo marito Renato. I due, infatti, erano cineamatori e volevano  fare un film sull’alluvione. Armati di Bollex Paillard Normal 8 immortalano immagini impressionanti, mostrate anche nel nostro film, forse unico documento vivente di quel tremendo 1957.

Durante le riprese Cina trovò per terra un vecchio libretto, lo stesso che dopo tanti anni le ha mostrato ora la piccola Edith. Le pagine ingiallite e infangate raccontano una strana vicenda, quella del Crocifisso Miracoloso di Argentera, conosciuto anche con la dicitura in Provenzale Alpino "Lou Benedetu Crouchifiss".

La storia risale ai giorni precedenti l’alluvione: Don Borgarino, il parroco di Argentera, in valle Stura, aveva prestato il crocifisso del paese al vescovo di Cuneo per una processione. L’acqua grossa e poi l’alluvione non avevano poi permesso il ritorno del crocifisso all’Argentera in breve tempo.

La gente del paese manda "Tounin" come suo rappresentante a lamentarsi con Don Borgarino: era stata infatti l’assenza del crocifisso, secondo loro, a causare la catastrofe.

Entrambi i filoni narrativi fanno riferimento a fatti realmente accaduti: da una parte le immagini vere e inedite di Renato e "Cina", dall’altra lo scontro tra Don Borgarino, "Tounin" e la gente di Argentera per riportare il crocifisso nella sua nicchia prima che sia troppo tardi.

Gli attori scelti dal regista per "Aiga d’en Viage", Sandro Gastinelli, sono tutti persone del posto, non professionisti. Il film è in lingua italiana, piemontese e provenzale. Una bella testimonianza artistica e umana, che riporta a galla una vicenda delle valli cuneese di cui raramente si parla.

 

Valentina d’Angella

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