Dedicato alle Dolomiti un episodio di “Tucci in Italy”, la nuova docuserie di Disney+
L’Alpe di Siusi e la Val Gardena sono tra i luoghi esplorati da Stanley Tucci, che raccoglie racconti dalle baite e, soprattutto, gusta i sapori del territorio autentico filo conduttore della narrazione


Da Il diavolo veste Prada (2006) ad Amabili resti (2009), Stanley Tucci è uno di quegli attori capaci di portare sensibilità e profondità ovunque vada. E questa volta, la sua destinazione è l’Italia. O meglio: il suo ritorno. Perché Tucci, americano di origini italiane, quel legame con la penisola non lo ha mai dimenticato. Anzi, lo ha trasformato in una missione narrativa lunga vent’anni. Tucci in Italy, la nuova docuserie firmata National Geographic uscita il 19 maggio e disponibile in streaming su Disney+, è il frutto di due decenni di desiderio, studio e passione. Cinque puntate in cui il cibo diventa il punto di partenza per raccontare molto di più: storie, incontri, paesaggi, culture e – perché no? – contraddizioni. E il terzo episodio, la star hollywoodiana lo dedica interamente al Trentino-Alto Adige, con la Val Gardena e l’Alpe di Siusi, al centro della narrazione.
Così vediamo Tucci vediamo sciare sulle piste dell’Alpe di Siusi, ammirare il maestoso Sciliar e partecipare – con la curiosità genuina che contraddistingue tutto il suo viaggio – al Dolomites Dirndl Ski Day, evento che si tiene ogni anno l’8 marzo in occasione della Giornata Internazionale della Donna: una gara di slalom parallelo riservata alle sciatrici del posto, vestite con il tradizionale Dirndl, in cui una parte dell’incasso viene devoluta a sostegno di associazioni altoatesine impegnate per le donne.
È da qui, da questa manifestazione che unisce sport e tradizione, che si colloca anche il periodo delle riprese: marzo 2024. Dopo lo slalom, lo attende il calore della Baita Sanon, situata proprio sull’Alpe di Siusi al cospetto del Sassolungo e del Sassopiatto. Maddalena Kostner, storica cuoca della baita, lo accoglie con piatti simbolo della zona che, più di molte parole, raccontano una storia di confini, lingue e convivenze. Ma la Baita Sanon non è solo un luogo dove mangiare bene: tra il 1987 e il 2002 ha ospitato la base dell’elisoccorso Aiut Alpin Dolomites. All’epoca Raffael Kostner, allora capo del Soccorso Alpino Val Gardena, vi aveva installato la centrale operativa, approfittando della posizione strategica e del fatto che vi soggiornasse durante la stagione turistica. L’equipaggio veniva rifocillato nella baita stessa, talvolta anche ospitato per la notte. Oggi, quel rifugio è ancora punto di ritrovo per sciatori in inverno e per camminatori in estate. Difatti, è facilmente raggiungibile a piedi in ogni stagione, con partenza dall’ovovia dell’Alpe di Siusi di Ortisei: si percorre il sentiero n. 9 fino alla baita Schgaguler, per poi proseguire sul 6B fino al Sanon. In inverno, si raccomanda solo un po’ di attenzione in più per la presenza di sciatori lungo il tracciato.
Il viaggio di Tucci prosegue poi poco più in là, nell’area dell’Alpe di Siusi che guarda verso Castelrotto, dove incontra Franz Mulser, chef del Gostner Schwaige, la malga situata a 1.930 metri di altitudine. La struttura è raggiungibile dal centro di Compaccio con una camminata di circa 30 minuti lungo il sentiero n. 3, oppure in un’ora passando per il Giogo in direzione Saltria. Qui la tradizione incontra l’innovazione in piatti come la celebre zuppa di fieno, che racchiude l’essenza di una regione capace di reinventarsi senza mai perdere il contatto con le proprie radici. La filosofia di Mulser è tanto semplice quanto profonda: “Abbiamo tutto quello che ci serve. Dobbiamo solo aprire gli occhi e imparare a riconoscere quali sono i regali che la natura ci dona. C’è così tanto da vedere, toccare e assaggiare”.
In questo viaggio tra storia e sapori, le Dolomiti, con la loro bellezza maestosa e la loro identità stratificata, non fanno solo da sfondo: sono parte integrante del racconto. Paesaggio e cultura convergono, si riflettono nei gesti di chi vive e cucina e soprattutto nello sguardo di Stanley Tucci. L’attore non si limita a osservare ma cerca infatti di capire, di entrare in sintonia con il territorio. Lo dice lui stesso, nel finale della puntata: “Il Trentino-Alto Adige è una regione complessa. La resilienza delle loro comunità dimostra che la loro identità è molto di più di una serie di linee su una mappa. Più la gente del luogo deve adattarsi ai capricci politici, più la loro dispensa si arricchisce. Prendono il meglio delle culture, a prescindere dal luogo di origine, per arricchire il cibo e il senso di identità”.