
All’alba di maggio, quando i pendii ghiacciati brillano come specchi opachi, inizia la danza.
L’inverno si ritira, la neve si trasforma e si trova il ritmo della nuova stagione, gli sci sfiorano la superficie della montagna che si risveglia.
La neve primaverile è un piccolo miracolo quotidiano, al mattino è compatta, perfetta per tracciare curve che leggono la morfologia, che si adattano alla perfezione alle forme morbide dei versanti. Sciare in primavera è un atto di liberazione e di intuizione, per cogliere quell’ora magica in cui il rigelo notturno sostiene ancora, ma la superficie si è fatta morbida come velluto.
Scivolare leggeri e cavalcare le dolci ondulazioni delle morene è il contrario della sciata aggressiva su piste dure come cemento. È un movimento naturale, armonioso, capace di seguire senza forzare, di danzare invece di combattere. È una sciata che esprime rispetto, ascolto e complicità con la montagna, dove l’equilibrio nasce dalla sensibilità e non dalla forza.
Le creste sono ancora bianche, mentre dai pascoli sale il profumo del disgelo.
Sciare sulla neve di primavera è una piccola celebrazione, un po’ come fondersi per un attimo con il ritmo eterno delle stagioni. È vivere il presente nella sua forma più luminosa e lieve.