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Sport estremi. In deltaplano, come un condor, sopra le Ande

6 dicembre 2005 – «Volerò come i condor sopra le Ande, con un’ala speciale che mi porterà oltre la cima dell’Aconcagua». E’ la nuova sfida di Enrico D’Arrigo, l’aviatore che lo scorso anno ha sorvolato l’Everest con il suo deltaplano.

 

L’idea (nella tabella del Corriere della Sera) è partita dai pilota di linea che hanno visto i condor volare a 9 mila metri. Per affrontare l’impresa D’Arrigo ha condotto una ricerca aerodinamica studiando e riproducendo l’ala degli animali. Ma nello stesso tempo ha effettuato una ricerca etologica, cercando di reintrodurre in natura una coppia di uccelli nata in cattività.

 

D’Arrigo parte in questi giorni per dare avvio all’operazione «Aconcagua Flight Xplorer 05» che  gli consentirà di collaudare l’ala sulla vetta della Cordigliera Andina al confine tra Cile ed Argentina emulando, per la prima volta il volo dei condor.

 

Nella seconda fase del progetto, invece, l’aviatore volerà su Machu Picchu con i due condor che ha allevato. D’Arrigo tenterà il record del mondo di altitudine. Al progetto hanno collaborato per l’aerodinamica e la realizzazione dell’ala il Centro Ricerche Fiat-Elasis e per l’etologia l’Università di Venezia.

 

Per raggiungere l’obiettivo, il pilota si è sottoposto ad una preparazione eccezionale. Per resistere alle condizioni ambientali estreme che incontrerà volando a 10mila metri d’altezza: 50-60 gradi sottozero, scarsità d’ossigeno, forti turbolenze e una pressione atmosferica ridotta del 75 per cento.

  

Per questo D’Arrigo – che lo scorso anno ha già sorvolato l’Everest – è assistito dal Centro sperimentale volo dell’Aeronautica militare italiana. L’aviatore si è allenato con una corsa quotidiana di 12 km sull’Etna a quota 3.000 metri respirando in maschera con controllo dell’erogazione dell’ossigeno, simulando i 7.000 metri di altezza. Inoltre, attraverso tecniche di meditazione e yoga, si è preparato ad affrontare la tensione e la paura. 

 

Il primo volo durerà quattro ore. D’Arrigo dovrà «surfare» una gigantesca onda meteorologica che si viene a creare grazie ai venti dell’Oceano Pacifico che si scontrano con le pareti dell’Aconcagua, la «Sentinella di Pietra», come definivano questa montagna sacra gli Incas. 

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