Groenlandia, tra il 1985 e il 2020 sono scomparsi 279 ghiacciai
Una ricerca dell’Università Ca’ Foscari e del CNR, insieme a enti specializzati svizzeri e danesi, dimostra la drammatica riduzione delle colate glaciali dell’isola-continente alle porte dell’Artico
I ghiacciai di montagna della costa occidentale della Groenlandia si stanno drammaticamente riducendo. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Glaciology, realizzato dall’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISP), in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari Venezia, le Università di Friburgo (Svizzera) e di Copenaghen (Danimarca) e il Servizio Geologico di Danimarca e Groenlandia (GEUS).
La ricerca, basata su immagini satellitari, ha analizzato circa 4.100 ghiacciai delle catene costiere della Groenlandia occidentale, in un arco temporale di 35 anni (1985-2020), mettendo in luce come la diminuzione dell’area e della massa indichi un rapido declino di queste colate.
“Quando si parla di Groenlandia viene automatico pensare alla grande calotta glaciale, ma al di fuori di essa esistono migliaia di ghiacciai montani del tutto simili a quelli alpini, oltre a piccole calotte glaciali minori”, spiega Andrea Securo, dottorando in Scienze Polari dell’Università Ca’ Foscari e primo autore della ricerca.
“Anche se fino a oggi sono stati meno studiati e osservati, si contano oltre ventimila ghiacciai di questo tipo, la cui area complessiva è 70 volte più grande di quella dei ghiacciai alpini. Per questo motivo, la zona è una delle principali responsabili dell’innalzamento del livello del mare a causa della fusione glaciale, seconda soltanto all’Alaska” prosegue Securo.
Lo studio, pubblicato online il 25 novembre e firmato anche dai ricercatori Costanza Del Gobbo, Michele Citterio, Horst Machguth, Marco Marcer e Niels J. Korsgaard, ha elaborato i dati satellitari forniti dal Sentinel Hub dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, misurando le perdite di volume con metodi fotogrammetrici attraverso la sovrapposizione di set di immagini satellitari ravvicinate.
“I risultati che abbiamo elaborato mostrano una riduzione di quasi il 15% dell’area complessiva e di circa il 19% del volume di ghiaccio, rispetto alla situazione che si presentava nel 1985”, spiega Renato R. Colucci, ricercatore del CNR-ISP che ha guidato il team di ricerca italiano. Lo studio è stato realizzato all’interno del progetto Local Glaciers Sisimiut (LOGS), finanziato dal Greenland Research Council.
“Un altro dato molto interessante riguarda la linea di equilibrio glaciale (ELA), che indica l’altitudine alla quale si può formare un ghiacciaio” prosegue Colucci. “Nel periodo esaminato, i dati dei satelliti hanno dimostrato come questa linea si sia alzata mediamente di oltre 150 metri, portando alla scomparsa di 279 ghiacciai. Tuttavia, prendendo in esame la parte più settentrionale dell’area, l’innalzamento dell’ELA è arrivato a superare i 250 metri”.