Crisi climatica e rifiuto dei rifiuti
Ovvero la rimozione di ogni interrelazione con la natura. Sempre a qualcun altro capita di finire sott’acqua o arrostire per la siccità, fino a quando non succederà anche a noi.
Ogni giorno osserviamo impotenti il cataclisma climatico in cui siamo immersi, dove lo stratempo, da eccezionale diventa normale e ordinario.
Più se ne scrive, più appare evidente la rimozione di ogni interrelazione con la natura, che pare essere sempre più distante e indigesta.
La CO2 fuori scala è ormai più pestilenziale dell’aria ammorbata delle città, ma non si vede, non si sente.
Non puzza di fogna o di uova marce, non aizza la paura per il diverso e questo alimenta il rifiuto dell’ovvio, di quello che stiamo attraversando.
Per questo la crisi climatica, con le piogge torrenziali che inondano città e campagne, per via del Mediterraneo, ormai caldo come brodo, in grado di fornire l’energia necessaria per formare sistemi di bassa pressione più potenti capaci di generare tempeste mai viste, investe una questione culturale ancor prima che tecnica.
Il concentrato di carbonio a buon mercato, formato in ere geologiche e bruciato in un secolo e mezzo, per ricavarne energia inesauribile, ci sta semplicemente presentando il conto.
Ma non lo capiamo, perché, in fondo, non comprendiamo i sistemi naturali e le relazioni in cui siamo avvolti. Rifiutiamo di vedere il nostro scarto invisibile e permanente, distratti dal quotidiano, tra produzione e consumo, senza renderci conto che abbiamo già modificato il sistema climatico per migliaia d’anni a venire.
In pratica le naturali oscillazioni delle temperature legate alle fluttuazioni astronomiche, sono soverchiate da centocinquant’anni di prelievo di combustibili fossili e dalla correlata impronta carbonica, con l’inganno che potessero fornire un dominio totale sui fenomeni naturali e una capacità tecnica così illimitata da poter governare tutto.
Così le relazioni con le connessioni ambientali sono sparite dai sistemi sociali e la sveglia dei cataclismi non pare essere ancora sufficientemente forte per cambiare le cose.
Sempre a qualcun altro capita di finire sott’acqua o arrostire per la siccità. Fino a quando non accadrà anche a noi.