Trecento firme doc per il Pakistan
28 ottobre 2005 – Sono oltre 300. Volti noti, personaggi e autorità delle istituzioni, della politica, dello spettacolo, dello sport, del giornalismo e della società civile. Hanno tutti un obiettivo comune: rialzare il sipario sulla tragedia in Pakistan. Per questo hanno firmato l’appello promosso dal Comitato Ev-K2-Cnr e dal Cesvi che chiede ai media italiani di parlare di nuovo del terremoto. Perchè laggiù, dove sono morte 54mila persone, il rischio che "l’ecatombe dimenticata" si allarghi è sempre più concreto.
Molti i nomi di spicco che hanno appoggiato l’iniziativa di Karakorum Trust, il progetto elaborato appunto dal Comitato Ev-K2-Cnr e dal Cesvi. Hanno dato la loro adesione i ministri Gianni Alemanno e Roberto Calderoli, gli onorevoli Sandro Bondi, Luciano Violante, Gavino Angius e una lunga serie di parlamentari, fra cui quelli del Gruppo Amici della montagna.
E poi personalità religiose come monsignor Liberio Andreatta, il presidente del Cnr fabio Pistella, quello del Cai Annibale Salsa, personaggi televisivi come Massimo Giletti, giornalisti del calibro di Lorenzo Cremonesi (Corriere della sera), Fabio Chiucconi (Rai) e Rolly Marchi, il presidente del Coni Petrucci, i membri del Comitato olimpico internazionale Manuela Di Centa e Juan Antonio Samaranch. E una lunga lista di atleti e sportivi. Fra cui Yuri Chechi, Antonio Rossi, Stafania Belmondo, Piero Gros, Lara Magoni, Andrea Lucchetta, Valentina Vezzali, Livio Berruti, Novella Calligaris, e il mitico Sergej Bubka.
Quindi gli alpinisti Kurt Diemberger, Hans Kammerlander, Cesare Maestri, Simone Moro, Karl Unterchircher, Mario Merelli, "Gnaro" Mondinelli, i Ragni di Lecco, e una lunghissima lista di scalatori e uomini di montagna.
E infine Pilade Riello dell’omonima industria, Primo Cortinovis della Mico (intimo sportivo), Giorgio e Rossana Rabajoli della Ferrino (attrezzature di montagna), il presidente del Roma Polo Club Salvatore Giardina, l’industriale Luigi Lazzaroni e tanti altri.
Insomma, tutti insieme per chiedere alla stampa e alle televisioni nazionali di seguire da vicino le vicende di un Paese devastato, la tragedia di milioni di persone rimaste senza tetto, di migliaia di bambini rimasti senza famiglia. Il Pakistan di oggi ha bisogno davvero della nostra attenzione. Lo ha detto l’Onu, non più tardi di qualche giorno fa. Servono fondi e presto. Prima che l’inverno concluda quello che il terremoto ha cominciato.
Il progetto Karakorum Trust, che si è fatto promotore di questa iniziativa, era già presente in Pakistan prima del terremoto. Il progetto punta allo sviluppo economico e sociale delle aree nord del Paese e ha deciso di attivarsi immediatamente per fronteggiare l’emergenza nella zona colpita. Karakorum Trust lavora in partnership con diversi soggetti pubblici e privati operanti nelle Northern Areas del Pakistan che hanno unito le proprie sinergie per realizzare progetti concreti di sviluppo. Oggi Karakorum Trust può contare su un’ottima conoscenza del territorio e su una rete locale di contatti, tra cui l’ong pakistana MGPO (Mountain and Glacier Protection Organization) e il Rural Support Programmes Network che opera in 73 distretti del Paese ed è presente nelle zone colpite dal sisma.
Karakorum Trust ha già organizzato l’invio di una delegazione di esperti italiani, che hanno individuato i settori e i villaggi su cui intervenire nella fase post emergenza. Come unica ong presente nel Kashmir pakistano, sta intervendo con un team di psicologi e specialisti per portare sostegno e assistenza alla popolazione tramite l’invio di generi di prima necessità, tende, coperte e cibo.
Con la raccolta di fondi in atto (vedi l’homepage del nostro sito), Karakorum Trust costruirà due scuole (una maschile, l’altra femminile) nel villaggio distrutto di Chakoti e di ricostruirà un piccolo villaggio della Kaghan Valley raso al suolo dal sisma.