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Breuil o Cervinia? La telenovela del nome si arricchisce di nuovi capitoli

L’attuale amministrazione comunale di Valtournenche ha chiesto di ripristinare il toponimo Cervinia. Ma i tempi della burocrazia sono eterni. Intanto qualcuno si è appropriato del nome

Un toponimo racchiude in sé l’essenza di un luogo, in qualche modo lo definisce. Il nome non è né qualcosa di secondario né di commutabile. Lo sanno bene a Cervinia, frazione di Valtournenche, dove negli ultimi dodici mesi ne sono successe di tutti i colori.
Un anno fa, infatti, lo scandalo di Cervinia che cambia nome in Le Breuil era finito su tutti i giornali, addirittura scomodando il Ministro Santanché e le sue competenze in fatto di brand reputation. 

La sconcertante decisione di cambiare nome aveva fatto il giro del mondo, suscitando sdegno e perplessità. Così, ma ormai a cose fatte, il Comune di Valtournenche aveva deciso di effettuare dietrofront e ripristinare il toponimo “precedente”, contraddicendo la decisione avvallata dall’amministrazione precedente. Facile a dirsi. Allo stato delle cose pare sia più facile scalare il Cervino per un neofita della montagna.

In pratica, il Comune ha fatto richiesta agli uffici regionali che, spiazzati, hanno risposto di non aver mai affrontato casi analoghi di “doppia” richiesta di variazione di denominazione in così breve tempo. A quel punto l’amministrazione comunale ha approvato una delibera consiliare per fermare il procedimento di cambio del nome (il primo) e aprirne uno nuovo (il secondo). Tutto fatto? Per niente. Occorrono, infatti, un decreto promulgato direttamente dal Presidente della Regione Valle d’Aosta, un’interazione con la Commissione per la toponomastica locale e una revisione dei toponimi delle varie frazioni nel loro complesso. In sintesi, una montagna di scartoffie.
Al momento “il Comune di Valtournenche ha inviato le ultime notifiche agli uffici regionali ed è in attesa di nuovi sviluppi”, dichiara il vicesindaco Massimo Chatrian. 

Approfittando della confusione qualcun altro si è appropriato del marchio Cervinia

La vicenda, però, diventa ancor più complessa quando due cittadini valdostani, ma non residenti a Valtournenche, decidono di registrare i marchi “Cervinia” e “Breuil-Cervinia” (incredibilmente nessuno aveva mai pensato di farlo, ndr) presso l’Ufficio italiano brevetti e marchi del Ministero delle Imprese. Insomma, diventano proprietari del marchio Cervinia e diffidano il Comune dall’utilizzo dello stesso. 

Il Comune di Valtournenche, naturalmente, non ci sta,affida il caso a uno studio legale e notifica un atto di citazione ai due neoproprietari del marchio. In una nota, dichiara  che “l’azione compiuta da due privati è del tutto illegittima nonché gravemente lesiva dei propri interessi e diritti, come anche di quelli dell’intera collettività”.  Anche su questo fronte, si è in attesa di sviluppi. “Al momento non abbiamo aggiornamenti, i legali stanno andando avanti”, dice la sindaca Elisa Cicco, probabilmente estenuata da tutta la vicenda. 

Morale della favola? I toponimi sono come dei piccoli reperti archeologici. Non sono nascosti sotto la sabbia, anzi, stanno davanti agli occhi di tutti sui cartelli stradali. Raccontano la storia di un luogo, ne conservano cambiamenti e vocazioni. Sono elementi essenziali per capire un territorio e a volte anche un popolo. Le Breuil o Cervinia non è questione di “destination” o di fascismo, ma di scavare in profondità dentro quei segni linguistici e scoprire a poco a poco la storia di un luogo che tante volte ha cambiato di vocazione. E che forse, è ancora in cerca della sua vera identità. 

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