
Una maledetta frana trancia la corda alla quale era assicurato lo zaino con buona parte dell’equipaggiamento. Impossibile recuperarlo. Per Fay Manners e Michelle Dvorak è l’inizio dell’incubo. Le due alpiniste si trovavano a circa 6500 metri di quota sullo Chaukhamba III (6974 m) la vetta dell’Himalaya Indiano, obiettivo della loro spedizione.
Nello zaino scomparso nel vuoto c’erano, tra l’altro, la tenda della coppia e tutti i vestiti caldi della Manners, i ramponi e provviste alimentari. Questi significava che le due si trovavano improvvisamente esposte al rischio di congelamento o di cadere nei crepacci se avessero cercato di attraversare il ghiacciaio per tornare al campo base. “Ho visto la borsa cadere e ho capito subito le conseguenze che ne derivavano”, ha detto la Manners in un’intervista al Telegraph. Il messaggio di SOS è stato lanciato immediatamente, ma intanto per la coppia si è organizzata per trascorrere la notte in quota con il materiale rimasto.
La prima ricognizione dell’elicottero non ha dato esiti positivi, “noi lo vedevamo, ma loro non ci hanno individuati”, ha detto ancora la Manners, alimentando così le preoccupazioni anche dei soccorritori. Senza perdersi d’animo, o forse spinte solo dall’istinto di sopravvivenza, le due alpiniste hanno provato a scendere con il solo materiale a disposizione. Una discesa lentissima e rischiosa, che le ha costrette a un secondo bivacco. “Mi sentivo ipotermica, tremavo costantemente e con la mancanza di cibo il mio corpo stava esaurendo l’energia per stare al caldo”, ha continuato la Manners. Sabato mattina un’altra delusione: due elicotteri dell’Indian Air Force Chetak hanno sorvolato l’area per tre volte, ma neppure questa volta sono riusciti a individuare le alpiniste, che invece li vedevano sopra le loro teste. La salvezza è però arrivata via terra, grazie agli alpinisti francesi del Groupe Militaire de Haute Montagne of Chamonix, impegnati sulla stessa montagna, che avevano cambiato i propri programmi per partecipare alla ricerca delle due alpiniste delle quali mancava ogni notizia da ormi due giorni. “Quando ci hanno raggiunto ho pianto. A quel punto sapevo che sarei sopravvissuta”, continua la Manners. “Ci hanno aiutato ad attraversare il ghiacciaio ripido, un passaggio impossibile senza le nostre attrezzature. Poi ci hanno dato la loro tenda, i sacchi a pelo, acqua e cibo. Quindi hanno comunicato all’elicottero la nostra posizione a quota 5.300 metri”.
Le due alpiniste sono naturalmente provate ma in buone condizioni generali. “La loro esperienza le ha aiutate a conservare cibo ed energia, ed è stata decisiva per la loro sopravvivenza nel corso delle 55 ore che sono rimaste isolate”, ha detto il colonnello Madan Gurung, che ha coordinato l’operazione di salvataggio per conto dell’Indian Mountaineering Foundation (FMI).
Passato lo spavento Fay Manners tornerà presto ad arrampicare: “Voglio rientrare a casa e andare a scalare in Europa al sole”, ha detto. “Eviterò le grandi montagne almeno fino alla fine dell’inverno”.