72 castelli del Trentino negli acquerelli di Vigilio Kirchner, il pittore-decoratore
La mostra “Castelli e acquerelli. Le dimore feudali delle Valli del Noce nelle vedute di Vigilio Kirchner” è aperta a Castel Caldes fino al 27 ottobre. Tutte le opere realizzate tra il 1920 e il 1922
Val di Sole, Val di Non e Piana Rotaliana: tre luoghi incantevoli del Trentino attraversati dal torrente Noce, che nasce sul Corno dei Tre Signori. Valli con montagne, vigneti, meleti, paesaggi da incorniciare. E cariche di storia. Qui sorgono infatti antiche magioni feudali, castelli giunti fino a oggi in ottimo stato, ma anche torri e ruderi non privi di fascino.
Tra il 1920 e il 1922, un pittore di Trento, Vigilio Kirchner (1873-1947) decide di raccontarli come sa fare lui: con acquarello e gouache. Si arma di fogli d’album, pennello e colori e inizia a viaggiare lungo le valli del Noce, realizzando circa un’ottantina di vedute di castelli. Fino al 27 ottobre prossimo, 72 di queste opere sono esposte a Castel Caldes, nella mostra “Castelli e acquerelli. Le dimore feudali delle Valli del Noce nelle vedute di Vigilio Kirchner”. Un’occasione unica per organizzare una gita autunnale e scoprire un artista poco noto dal fuori del contesto trentino.
Chi era Vigilio Kirchner? «Un trentino che si definiva pittore decoratore», spiega Roberto Pancheri, curatore della mostra e conservatore del Museo del Castello di Buonconsiglio a Trento. «Non un artista, cioè quello che allora era il pittore accademico». Vigilio – fu chiamato così, probabilmente, in onore del patrono di Trento – ha origini tirolesi ma quando nasce la sua famiglia viveva già da un paio di generazioni in città ed era perfettamente integrata. «Tant’è che sarà un esponente dell’Irredentismo, con un forte senso dell’italianità», continua Pancheri. «È appassionato di musica e nel 1904 fonda il Club Armonia, un’orchestra di plettri di cui è anche direttore. Suona il mandolino, rientrando in una tradizione di circoli mandolinistici radicata in Trentino, come raccontiamo nella prima sala della mostra». Malgrado il cognome tedesco che portava, Kirchner è allineato in quegli anni con la SAT e le associazioni sportive attraversate da un anelito patriottico filoitaliano. «Durante la Prima Guerra Mondiale, l’attività del Club Armonia si interrompe e molti soci sono deportati. Anche Vigilio viene sorvegliato. Riaprirà le sue porte alla fine del conflitto. Tant’è che esiste ancora oggi, pur occupandosi non più di musica, ma di teatro».
Prima di dedicarsi alla realizzazione delle vedute dei castelli, a cavallo dei due secoli Kirchner parte in cerca di fortuna, come tanti trentini dell’epoca. Sceglie una meta insolita: il Sudafrica, terra in quel periodo afflitta dalle guerre fra boeri e inglesi. «Si mette in società con il cugino Giuseppe Tanzer e apre una ditta di decorazione d’interni e di facciate di edifici. Insomma, si dedica a quello che è il suo mestiere: il pittore decoratore». Siamo in piena Belle époque e la moda d allora è estremamente attenta alle decorazioni. Vigilio lavora bene, e trova anche il tempo per dedicarsi alla musica. «Fonda a Johannesburg un’orchestra internazionale di mandolini, con musicisti inglesi, francesi, italiani, tedeschi, boeri», aggiunge il curatore. «Con l’aiuto dei suoi nipoti e pronipoti, abbiamo trovato delle lettere scritte alla famiglia, in cui chiedeva che gli fossero spedite corde per mandolino». Quando rientra a Trento, ha fatto fortuna e può permettersi una villa Liberty che ospita anche il suo studio: purtroppo, è andata distrutta durante i bombardamenti della Prima guerra mondiale. In seguito si sposa. Una delle figlie, Ines, eredita il talento del padre: è una miniaturista, ovvero una pittrice di piccoli ritratti. La mostra a Castel Caldes presenta due ritratti che Ines fa al genitore.
Quando prende forma il suo progetto dedicato ai castelli, Kirchner si sta avvicinando ai cinquanta. «Abbiamo esposto le 72 vedute secondo un ordine geografico: dall’Alta Val di Sole, dove c’è il castello di Ossana alla Val di Non con Thun, Valér, Cles», illustra Pancheri. «L’intento di Kirchner è quello di documentare ogni rovina, torre, edificio, quasi facesse una sorta di censimento. Si potrebbe obiettare che all’epoca esisteva già la fotografia, ma era in bianco e nero, e lui utilizza invece il colore. Sceglie sempre le migliori condizioni di luce, probabilmente per ogni veduta ha fatto più sopralluoghi. Magari ha utilizzato anche delle fotografie: non lo sappiamo. In queste opere, l’approccio di Vigilio è quello del pittore decoratore. Non interpreta, dipinge in modo didascalico con la sua sensibilità e con un’ottima mano, ma restando fuori da ogni corrente artistica dell’epoca. La sua impresa è ormai al limite di una prassi in uso nell’Ottocento. In seguito, altri pittori si soffermano magari su un singolo castello, ma lui ha ancora un intento documentario». Vigilio Kirchner è l’ultimo esponente di una tradizione di raffigurazione del paesaggio e delle rocche inaugurata nella prima metà dell’Ottocento in Trentino dalla pittrice tirolese Johanna von Isser-Grossrubatscher e poi continuata dal pittore Tony Grubhofer. I quadri e i disegni sono testimonianze importanti: le opere della von Isser, per esempio, sono servite agli studiosi dei castelli per comprendere il loro stato di conservazione nel periodo in cui lavorò l’artista.
Interessante è anche la genesi di questa mostra. «Le 72 vedute sono state scoperte e acquistate negli anni Novanta dal Consorzio dei Comuni del Bacino Imbrifero Montano dell’Adige, che gestisce i diritti di sfruttamento idroelettrico dei corsi d’acqua e dei laghi. Ha una vocazione territoriale e in quest’ottica ha finanziato vari progetti storico artistici, tra cui l’acquisizione degli acquerelli di Kirchner», spiega il curatore. «Erano 15 anni che le vedute erano chiuse in cassaforte. Le abbiamo chieste per la mostra dotandole di nuove cornici museali». E aggiunge: «L’intento era quello di valorizzare le vedute dei castelli, ma anche di collegarci idealmente alla mostra in corso a Trento, al Castello del Buonconsiglio, su Dürer. Qui l’ospite d’onore è un acquerello di fine Quattrocento proveniente dal British Museum che raffigura proprio il Castello del Buonconsiglio». Un filo invisibile unisce i primordi dell’acquerello quasi fotografico del grande maestro tedesco agli ultimi sussulti nelle raffigurazioni di Kirchner.
Informazioni pratiche sulle mostre: Castelli e acquerelli e Dürer e gli altri.