In cordata

Arte e Bellezza possono risollevare le sorti di un paese di montagna depresso?

Capolavori dove non te li aspetti: in Friuli e in Toscana due borghi spopolati di mezza montagna hanno imboccato la strada dell’arte per rinascere. Funziona.

Io sono milanese e come tutti i milanesi amo e odio la mia città in parti uguali. Quando una nuova amministrazione, per esempio, mi promette che renderà Milano più attrattiva, io ci credo e la voto. Solo per scoprire, anni dopo che la metropoli è diventata sì attrattiva, ma per gli altri. E a noi poveri locals sono rimasti lo stress da traffico e i prezzi immobiliari da sceicchi. Ricomincia così il vecchio sogno a occhi aperti: trasferirsi altrove, magari in montagna, perché no. Ma quale montagna? Quella di quei dieci resort alpini superfamosi, dove il traffico e i prezzi sono peggio che in pianura? Anche no, grazie. Quella dei mille paesi depressi senza rete e senza servizi, da cui (chissà perché) sono già scappati tutti? Allora mi risveglio e penso che morirò milanese. 
Il tema, l’avete già capito, è sempre quello dell’overtourism a confronto con il resto dei territori deserti, e c’entrano anche l’attrattività e la qualità della vita. Sono nodi con cui la mezza montagna, quella depressa, si confronta tutti i giorni. E siccome anche lì c’è gente sveglia, ogni tanto qualcuno si fa venire in mente un bel progetto, per migliorare la qualità, diventare più attrattivi (ma nel senso buono), insomma provare a restarci, nelle valli, e a viverle in modo diverso.  

Illegio, anche un Tiziano e un Raffaello in mostra in un borgo sconosciuto della Carnia

Spesso questi progetti passano attraverso l’arte e la bellezza. Ecco un primo esempio. Da vent’anni uno sperduto villaggio della Carnia di appena 350 abitanti attira visitatori (ne hanno contati 600mila) grazie alle sue mostre, organizzate nientemeno che dal parroco del paese, don Alessio Geretti. Illegio si trova a un paio di chilometri a nord di Tolmezzo, in una valletta chiusa da cime che non arrivano a 2000 metri, il Monte Amariana, il Monte Palavierte. Per vedere vette più nobili come il Coglians bisogna salire sulle creste. Un posto davvero insospettabile dunque, che ha accolto negli anni oltre 1500 opere di pregio: quelle della mostra in corso (fino al 3 novembre) sono 40 e annoverano un dipinto di Tiziano e un disegno di Raffaello mai esposti prima, oltre a una sorprendente schiera di altri autori che vanno dal Guercino e dal Perugino ad Arnaldo Pomodoro. La mostra si intitola “Il Coraggio”, è stata pubblicamente lodata da papa Francesco (sarà per via del prete-curatore) e visitata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nemmeno Cortina potrebbe vantare tanti onori.

Arte contemporanea sull’Appennino Pistoiese

Un secondo esempio ci viene dall’Appennino pistoiese. Tutto si svolge sopra il paese di Piteglio, in un’oasi del WWF che si estende tra i 900 e i 1100 metri di quota, nella tenuta che fu riserva di caccia della famiglia Orlando, fondatrice nel primo Novecento della Società Metallurgica Italiana. Qui è nata di recente OCA (Oasy Contemporary Art and Architecture), in una ex stalla che si raggiunge in mezz’ora di sentiero dal parcheggio della Croce di Piteglio. Attualmente vi è in corso la mostra Love Letters dell’artista camerunense Pascale Marthine Tayou, e intanto proseguono i lavori coordinati dall’architetto Roberto Castellani per trasformare il parco in un percorso espositivo all’aperto, con installazioni di alcuni tra i migliori architetti e artisti contemporanei, da Stefano Boeri a Matteo Thun, da Michele De Lucchi a Edoardo Tresoldi. Anche qui, grande afflusso di visitatori, che affrontano la camminata nel bosco come parte integrante dell’esperienza artistica.

Arte e Bellezza (unite a un’intelligente azione di marketing) possono risollevare le sorti di un paese depresso? Forse sì, e questi due piccoli esempi ci fanno sperare in un futuro diverso per la montagna italiana, un futuro di maggiore frequentazione e di migliori servizi anche nei luoghi senza impianti di sci o montagne celebri. Con tutto ciò, mi resta un dubbio: sarei disposto, io, a trasferirmi a Illegio o a Piteglio, tra boschi, silenzi e capolavori d’arte? Non lo so… noi milanesi siamo irrimediabilmente attratti dallo stress.  

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