Cinque quadri sul Cervino che devi proprio vedere
Da Compton a Bierstadt, da Italo Mus a François Gos, fino alla contemporanea Alice Hanakova Sloane: tanti modi per celebrare la stessa magia
Il Cervino? «The most noble cliff of Europe», la rupe più nobile d’Europa, scriveva John Ruskin, il critico d’arte britannico che vede la Gran Becca per la prima volta nel 1844. Quella cima, tanto ambita dagli alpinisti, è al contempo fonte di ispirazione per per gli artisti, colpiti dalla sua forma che sembra voler innalzarsi verso il cielo, con lo slancio longilineo di una guglia gotica.
Il disegnatore e scultore torinese Edoardo Rubino (1871-1954) dedica una mirabile serie di disegni in bianco e nero che corredano il libro Il Monte Cervino di Guido Rey pubblicato nel 1904, che hanno il fascino di un ritratto. Ma è nei quadri in cui è presente anche il colore che il Cervino si impone con tutta la sua maestà e bellezza. Ne abbiamo scelti cinque, che spaziano dall’Ottocento ai giorni nostri, testimoniando l’evoluzione dello sguardo artistico su una delle vette più famose delle Alpi.
Matterhorn, Edward Theodore Compton
Più alpinista, o più pittore delle Alpi? Difficile attribuire un’unica etichetta a questo incredibile personaggio, inglese trapiantato in Germania, che ha scalato 300 vette e con il suo pennello ha lasciato una testimonianza unica nell’immagine delle Alpi. Edward Theodore Compton (1849-1921) ha frequentato anche la Royal Academy of Art di Londra e quando si trasferisce a Darmstadt dà lezioni di pittura niente meno che alla principessa Alice d’Assia. Non c’è da stupirsi, quindi, innanzi all’accuratezza e alla precisione dei suoi acquarelli dedicati alla montagna, davvero realistici. Il desiderio di ritrarre le vette nasce in lui nel 1868, durante un viaggio di famiglia nell’Oberland bernese. Da allora, resterà un’attrazione irresistibile nella sua vita, che unisce scarpone e pennello. Compton ci ha lasciato numerosi ritratti del Cervino. Matterhorn, del 1879, è conservato al Museo Alpino di Zermatt. L’abbiamo scelto perché è emblematico del lavoro di Compton: la montagna domina maestosa la scena, ma il gioco della luce che buca le nubi sullo sfondo regala un tono quasi romantico.
Sunrise on the Matterhorn, Albert Bierstadt
Albert Bierstadt (1830-1902) condivide con Compton una storia di emigrazione. Ma se il padre dell’inglese, assicuratore, si era trasferito in Germania per offrire più chance al figlio aspirante artista, il prussiano Bierstadt è più un self made man dell’arte. Il padre era infatti andato negli Stati Uniti con la famiglia in cerca di lavoro, finendo a fare il bottaio. All’età di 23 anni, Albert attraversa di nuovo l’Atlantico per tornare nella natia Germania a imparare la pittura. Nell’estate del 1856, raggiunge un gruppo di studenti americani in un tour che lo porterà anche sulle Alpi. È un colpo di fulmine: in Svizzera realizza pitture a olio e schizzi a matita del paesaggio montano, che poi saranno spunti per i quadri che realizzerà dopo il suo ritorno negli Stati Uniti. Sulle Alpi tornerà varie volte, fra il 1867 e il 1897. Sunrise on the Matterhorn, dipinto nel 1875, è un olio su tela che ritrae un’alba rosata sul Cervino e si trova al Metropolitan Museum of Art di New York. Il gigante verticale, circondato alla base dalle nubi, si impone anche grazie alle conifere in primo piano abbarbicate sulla roccia, che la cui piccolezza esalta la maestosità della montagna. I quadri alpini Bierstadt sono un interludio nella produzione dedicata all’Ovest americano e alle Montagne Rocciose, che l’ha reso famoso come cantore della wilderness americana.
Il Cervino (Notturno), Italo Mus
Non poteva non dipingere il Cervino. A Italo Mus (1892-1967), valdostano di Châtillon, bastava imboccare la Valtournenche per incominciare a vedere, già ad Antey, la Gran Becca. L’artista, figlio di uno scultore, inizia la sua formazione nell’atelier del padre e nella terra natia trova l’ispirazione. Nei suoi quadri, troviamo la vita della gente di montagna: casolari fra paesaggi innevati, mucche e pastori, donne al lavatoio, case contadine e naturalmente le montagne della Valle d’Aosta. Fedele alla tradizione e alla storia valdostana, Mus si fa notare nel 1910 quando il Centro per le Belle Arti di Roma in una rassegna accetta una sua opera fra nomi illustri come Chagall e Picasso. In quell’occasione, il diciottenne valdostano ottiene il primo premio del Salone dei Giovani Pittori. Gli anni Trenta, a cui appartiene questa visione notturna del Cervino, è il periodo in cui l’artista si fa conoscere sulla scena artistica nazionale. Il quadro è conservato presso il Museo di Arte Moderna e Contemporanea Castello Gamba di Châtillon, che giustamente valorizza anche artisti di talento valdostani come Italo Mus. Dalle malghe ricoperte dii neve, che con la chiesa sembrano un piccolo presepio, traspare un’unica luce fioca, che sembra sottolineare la finitezza umana di fronte alle forze della natura in azione d’inverno, la quale può permettersi di illuminare con la luce di una luna invisibile la grande montagna.
Il Cervino, François Gos
Quella del ginevrino François Gos (1880-1975) potrebbe essere definita una vita d’arte consacrata alla montagna, in cui il Cervino ricorre come soggetto principe: diversi suoi quadri sono dedicati al gigante al confine fra Italia e Svizzera. Si può dire che quest’ispirazione gli sia stata trasmessa attraverso il Dna: il padre Albert, amico del pittore Hodler, era soprannominato “pittore del Cervino”. François fa un passo in avanti – dai genitori bisogna sempre distinguersi – dedicandosi oltre alla pittura anche alla scultura, all’illustrazione e la cartellonistica. È stato anche cofondatore della Scuola d’Arte di Losanna. Gos è figlio dei suoi tempi: l’industria chiede disegni per le carte da parati? Lui li crea. Non disdegna neppure il design di motivi per gioielli, vetrate e disegni per pizzi e ricami. Ma nella pittura che, secondo i critici, dà sfogo al suo vero talento. Molti suoi quadri di montagna sono oggi venduti da gallerie e case d’aste. Anche Il Cervino che qui vi proponiamo è proposto dalla casa d’aste francese Drouot. In primo piano, su una piccola altura alcuni edifici rurali alpini e la sagoma di una cappella si stagliano su una montagna ricoperta di boschi, dietro la quale troneggia come un imperatore il Cervino, lambito da un cielo azzurro. Le nubi non sono minacciose, la luce estiva accarezza i tetti delle costruzioni e la vetta maestosa. Il quadro emana un senso di serenità: la cima alpina sembra vegliare da protettrice sui destini della gente degli alpeggi.
Matterhorn, Alice Hanakova Sloane
Classe 1973, Alice Hanakova Sloane è un’artista di origine ceca che ha vissuto per una ventina d’anni in Gran Bretagna. Attualmente risiede in Svizzera. Fra i suoi diversi filoni di esplorazione artistica, ci sono anche le montagne, che ama dipingere con uno stile iperrealistico in bianco e nero, tant’è che a prima vista il quadro può essere scambiato per una fotografia. Alice ama i giganti: ha ritratto l’Everest, l’Eiger e ha dedicato vari quadri al Cervino. Questo dipinto, un acrilico su tela, è proposto in vendita da Saatchi Art. «Amo il contrasto del bianco e nero, come nelle vecchie fotografie», ha dichiarato. «Il Cervino è un soggetto dal fascino senza fine, per la sua forma unica, per la sua capacità di cambiare umore al variare della luce e del tempo durante la giornata». Un Cervino dipinto da Alice Hanakova Sloane è un’opera d’arte accessibile e di sapore contemporaneo, un frammento di bellezza da godere a casa propria.
Sempre al castello Gamba, oltre al Cervino di Mus ce n’è un altro, splendido, del pittore contemporaneo valdostano Alberto Piccolo, invisibile perché malauguratamente conservato nei depositi del museo. A quando la riesposiziome al pubblico?