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Onu, che fine hanno fatto gli “Obbiettivi del Millennio”?

14 settembre 2005 – Era un rapporto un po’ utopistico, ma fondamentale per il futuro del pianeta. Il "Millenniun development goals report" redatto nel 2000 conteneva gli otto punti indispensabili allo sviluppo dell’intero globo. Insomma, si trattava di una sorta di guida "morale" che affrontava i gradi temi del mondo: lo sradicamento della povertà, la diffusione della scolarizzazione, la riduzione della mortalità infantile, la diminuzione delle morti durante la maternità, la lotta alle malattie infettive, lo sviluppo sostenibile dall’ambiente e le partnership per lo sviluppo. Tutti obbiettivi da raggiungere entro il 2015. 

 

annanEbbene, a cinque anni di distanza dalla sua stesura, gli "obbiettivi del Millennio" sembrano passati in secondo piano. Soppiantati da questioni di più stretta attualità. Il summit in corso in questi giorni a New York avrebbe dovuto fare il punto sui grandi temi. In realtà, al Palazzo di vetro si è preferito parlare della riforma delle Nazioni Unite a sessant’anni dalla loro nascita. Fra veleni, ricatti e veti incrociati.

 

E così l’attenzione si è spostata  su un altro  documento. Quello che abbozza una timida ristrutturazione dell’Onu. Un documento più filosofico che politico, a dire il vero. Trentacinque pagine e 5 capitoli, frutto del compromesso. Che elencano i principi di base, accontentano tutti, ma non sciolgono i nodi cardine della "questione Nazioni Unite". Ovvero la riforma del Consiglio di sicurezza e la soluzione preventiva dei conflitti. 

 

Insomma, un documento deludente, nonostante i tentativi del segretario Kofi Annan di addolcire la pillola.  "Mi aspettavo di più – ha detto Annan – ma è comunque un passo avanti. Abbiamo gettato le basi per dotare in futuro le Nazioni Unite delle strutture efficaci di cui hanno bisogno per lavorare». Eppure del "nuovo corso" dell’Onu, non c’è nemmeno l’ombra. La "nuova San Francisco" è rimasta nei sogni di Annan. E la svolta storica non c’è stata. Così il vertice straordinario di New York rischia di trasformarsi in un "fallimento annunciato", come ha commentato un diplomatico.

 

Peccato. Per l’ennesima volta al Palazzo di vetro, la burocrazia (in senso lato) ha avuto la meglio sulla politica. E’ evidente che in questo stato di impasse ormai cronica, gli obbiettivi del millennio rischiano di finire accantonati, almeno per ora. Eppure "il 2005 è cruciale nel nostro lavoro per raggiungere gli obbiettivi" aveva scritto Annan nella prefazione del rapporto. E dire che il mondo aspetta iniziative concrete per problemi di grande portata.

 

fameLA LOTTA ALLA POVERTA’ E ALLA FAME – l’indice della povertà globale va diminuendo, soprattutto in Asia. Restano tuttavia milioni di persone che si trovano in condizioni sempre peggiori nell’Africa sub-sahariana. Qui i poveri diventano sempre più poveri. E sebbene la fame nel mondo sia diminuita del 25 per cento null’ultima decade, in Africa e nell’Asia meridionale metà dei bambini sotto i 5 anni soffrono di malnutrizione.

 

L’EDUCAZIONE SCOLASTICA  – Sebbene cinque grandi regioni del mondo siano uscite dall’analfabetismo, in Africa solo due terzi dei bambini vanno alle scuole elementari. In altre zone dell’Asia meridionale e dell’Oceania è ancora peggio. Qui inoltre servono iniziative concrete per evitare che gli studenti abbandonino la scuola prematuramente.

 

L’EGUAGLIANZA E I DIRITTI DELLE DONNE – L’obbiettivo di eliminare le disparità sessuali entro il 2015 è ben lungi da venire. Le donne mancano di rappresentanza politica in gran parte dei governi. E occupano solo il  16 per cento dei seggi parlamentari a livello mondiale. E in generale hanno incarichi inferiori e sono pagate meno dei colleghi maschi. In alcune zone e culture del pianeta, poi, sono prive di qualunque diritto.

 

RIDURRE LA MORTALITA’ INFANTILE – Stando agli ultimi dati, ogni anno nel mondo muoiono, per le cause più varie 11 milioni di bambini. Al ritmo impressionante di 30mila piccoli morti al giorno. La maggioranza perisce per malattie ormai debellatte in Occidente attraverso i vaccini. La denutrizione contribuisce a sterminare oltre la metà dei piccoli. La povertà fa il resto. Mentre la metà delle morti di bambini sotto i 5 anni riguarda l’Africa sub-sahariana. Molte vite potrebbero essere salvate espandendo i programmi esistenti che promuovono soluzioni a basso costo.

 

LA SALUTE DELLE MADRI – Oltre mezzo milione di donne muoiono ogni anno durante la gravidananza o il parto. Venti volte questa cifra soffrono di conseguenze gravi o permamenti, fino alla disabilità. Molto è stato fatto per migliorare la situazione, ma partorire nel Terzo mondo continua ad essere un azzardo.

 

malariaLA LOTTA ALLE MALATTIE INFETTIVE – Negli ultimi 25 anni l’Aids è diventata la principale causa di morte nell’Africa sub-sahariana. Ed è al quarto posto fra le malattie più assassine del pianeta. Nonostante alcuni trattamenti farmacologici abbiano allungato la vita dei contagiati, l’Aids non ha ancora una cura. Servono soprattutto sforzi di prevenzione nelle regioni più colpite.  La malaria e la tubercolosi uccidono quanto l’Aids. La sola malaria ha ucciso 1 millone di persone lo scorso anno. Il 90 per cento delle morti in Africa, dove la  malattia è endemica e contagia dai 300 ai 500 milioni di persone l’anno. La tubercolosi – che uccide 1,7 milioni di esseri umani l’anno – è in crescita. Nel 2003 si sono registrati 9 milioni di nuovi casi, soprattutto in Africa e in Asia.

 

LO SVILUPPO SOSTENIBILE – Molti paesi hanno adottato criteri di compatibilità ambientale nelle loro produzioni industriali e manufatturiere. Per raggiungere quest’obbiettivo a livello mondiale servono iniziative di cooperazione rivolte ai Paesi emergenti e a quelli più poveri, dove la soppravvivenza quotidiana impone la distruzione di parte considerevole dell’ambiente. L’accesso all’acqua potabile è aumentato. Ma in oltre la metà dei Paesi in via di sviluppo mancano le fognature e i sistemi sanitari di base. Circa 1 miliardo di persone vivono ancora in bidonville perchè il loro Paese non è in grado di fornire lavoro e case.  

 

LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE – la Dichiarazione del Millennio lo ha detto chiaramente: gli aspetti sociali, come gli  aiuti e la riduzione del debito dei Paesi del Terzo mondo, devono essere accompagnati dall’apertura ai commerci, dal trasferimento di tecnologie e di opportunità.

 

Si poteva parlare di questo a New York. Anzi, si doveva. E invece… 

Wainer Preda

 

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