14 agosto 2005 – "Un giorno puoi trovarti a scivolare in barca fra i fiordi della Groenlandia, oppure essere intento a correre sul ghiaccio con la slitta trainata dai cani. Magari arrivi a un passo dal quale scorgi vallate nuove, o cerchi di superare un muro di ghiaccio che ti sbarra la via..[..] è il fascino dell’ignoto, ciò che ho sempre cercato".
Inizia con queste parole la nuova avventura letteraria di Kurt Diemberger uno dei miti dell’alpinismo mondiale, unico uomo al mondo ad avere scalato due ottomila in prima ascensione e senza ossigeno, il Broad Peak e il Dhaulagiri.
Nato a Villach (Austria – Carinzia) nel 1932, Diemberger ha studiato economia e commercio a Vienna. Qualche anno come insegnante e poi il lavoro di una vita: la guida alpina. Pioniere dell’uso della cinepresa sulle grandi montagne, l’austriaco ha spesso lavorato in condizioni estreme, documentando eventi irripetibili. Come l’arrivo in vetta durante la prima ascensione al Dhaulagiri nel 1960. Oppure il primo film sonoro sulla cima dell’Everest nel 1978.
Il suo nuovo libro – "Passi verso l’ignoto", edito da Corbaccio – racconta di una vita vissuta alla ricerca di luoghi mai esplorati prima, di sentieri mai percorsi.Le avventure infinite del giovane Kurt iniziano a 16 anni, cercando cristalli, e arrivano fino al deserto montano dello Shaksgam e alla foresta vergine dell’Amazzonia.
"Passi verso l’ignoto" è la storia di un viaggiatore del mondo e di un abitante degli ottomila. Il volume non è solo descrizione di luoghi e eventi straordinari. Ma è soprattutto il racconto di uomini, persone e popolazioni incontrate nel suo peregrinare. Primo fra tutti il mitico Hermann Buhl, suo compagno al Broad Peak nel 1957. Scomparire dietro una cornice di neve durante il tentativo al Chogolisa. E poi Julie Tullis, compagna di cordata e partner nel "film team più alto del mondo", morta sul k2 nel 1986.
Nelle immagini:
– Kurt Diemberger alla macchina da presa
– Julie Tullis
– Hermann Buhl
– La copertina del libro per esteso
