Il tricolore sventola due volte sul K2. Tommaso Lamantia e Federico Secchi in vetta senza ossigeno supplementare
Tra gli alpinisti arrivati sugli 8611 metri del K2 il 28 luglio ci sono i due forti scalatori lombardi, mentre Matteo Sella e Marco Majori si sono fermati a quota 8200. Nessuno dei quattro ha usato ossigeno supplementare
Domenica 28 luglio il tricolore ha sventolato per due volte sugli 8611 metri del K2. Il primo a portarlo lassù è stato Tommaso Lamantia, un alpinista di Varese, socio del Club Alpino Accademico e componente della spedizione della Sezione di Biella del CAI. Qualche ora dopo lo ha seguito Federico Secchi del team K2 Ski in the Sky.
I due componenti della spedizione biellese sono scesi senza problemi verso la Spalla e lo Sperone Abruzzi, e dovrebbero arrivare oggi al campo-base. Secchi e Majori, che sono scesi più tardi, sono riusciti a scendere fino al Campo 3. Mercoledì 31 dovrebbero proseguire verso il campo-base, lungo una via interamente attrezzati. Benjamin Védrines e Ali Durani li stanno aspettando nel caso abbiano bisogno di assistenza.
Lamantia e Sella, e poi anche Secchi e Majori, sono saliti seguendo le corde fisse piazzate dagli Sherpa di Seven Summit Treks e di altre agenzie nepalesi, coadiuvati dal pakistano Ali Durani che lavora per la spedizione ufficiale K2-70 diretta da Agostino Da Polenza.
Lamantia e Sella sono partiti alle due di notte dal Campo 3 a 7300 metri di quota, si sono fermati brevemente al Campo 4 e hanno proseguito verso la cima mentre il cielo iniziava a schiarire sul Karakorum. Secchi è arrivato in cima più tardi, nel pomeriggio.
Si sono dovuti fermare più in basso, invece, Marco Majori e Matteo Sella, che è un componente dell’Eagle Team del CAI, una sorta di nazionale che vuole far crescere i più forti giovani alpinisti italiani. Sembra essere stato accantonato, invece, il progetto di Majori e di Secchi di scendere con gli sci dalla vetta del K2.
A rendere notevole l’ascensione di Lamantia e Secchi, come quella degli altri due che si sono fermati oltre gli 8000 metri, è stata l’acclimatazione tutt’altro che ideale, a causa del lungo periodo di maltempo che ha complicato le rotazioni verso l’alto.
Solo sei alpinisti in vetta senza ossigeno supplementare
Ricordiamo che la maggioranza degli alpinisti arrivati in cima il 28 luglio erano guide e clienti delle spedizioni commerciali. A fare a meno delle bombole, oltre ai quattro italiani, solo il fortissimo francese Benjamin Védrines e tre suoi connazionali.
Mentre Tommaso Lamantia arrivava sugli 8611 metri del K2, altri due componenti del team biellese raggiungevano gli 8047 metri del Broad Peak, che si alza di fronte alla vetta più alta e famosa. Gian Luca Cavalli, biellese e socio del Club Alpino Accademico, è stato tra gli ideatori della spedizione. Con lui era la guida alpina peruviana César Rosales, che è stato iniziato all’alpinismo di alto livello da un altro alpinista di Biella, Enrico Rosso, e viene quindi considerato dalla stampa locale e dai comunicati come un “biellese ad honorem”.
Ha rinunciato a poca distanza dalla vetta del Broad Peak Dario Rainero della Sezione di Valdagno del CAI. E’ al campo-base del Broad Peak, a un’ora di cammino da quello del K2, il medico e alpinista Donatella Barbero, del CAI di Biella.
Per i biellesi la spedizione non è ancora finita
Nei prossimi giorni, se il meteo e le energie degli alpinisti lo consentiranno, anche altri componenti della spedizione del CAI di Biella e del CAAI tenteranno di raggiungere la cima del K2. L’accademico Gian Luca Cavalli, come ha spiegato prima di lasciare l’Italia, vorrebbe tracciare una nuova, che ha individuato e studiato sulle fotografie scattate nel 1909 da Vittorio Sella.
“La spedizione biellese, patrocinata dal CAI centrale e dal Club Alpino Accademico e che ha il supporto di Gruppo Sella e di Allianz Bank, celebra il settantesimo anniversario della prima ascensione del K2, alla quale ha preso parte anche Ugo Angelino, un alpinista di Coggiola”, commenta Andrea Formagnana, presidente della Sezione di Biella del CAI, che in questi giorni è al campo-base del K2.
“Se dal 1954 il K2 è la “montagna degli italiani”, a ben vedere la si può definire anche “la montagna dei biellesi”. Nel 1909 Vittorio Sella, alpinista e pioniere della fotografia di montagna, fu al seguito del Duca degli Abruzzi nell’esplorazione del Baltoro. Le sue relazioni e le sue fotografie sarebbero state essenziali per il buon esito della spedizione del 1954”, conclude Formagnana.
“Domenica è stata una giornata molto complicata sul K2, e solo pochi alpinisti sono riusciti a raggiungere la vetta senza fare uso di ossigeno”, commenta invece Antonio Montani, presidente generale del CAI. “Le spedizioni di Lamantia e di Secchi sono state patrocinate dal Sodalizio per la ricorrenza dei 70 anni dalla prima salita. Tutto questo evidenzia la preparazione e la competenza dei nostri alpinisti, anche di quelli che alla vetta hanno deciso di rinunciare”.