
Chissà quanti tra gli alpinisti diretti alla celebre Biancograt al Bernina osservano la cicatrice della grande frana staccata dalle pareti del Piz Scerscen e la grande colata che, incanalata tra le gigantesche morene storiche della Vadret da Tschierva, ha percorso oltre cinque chilometri verso la verdeggiante Val Roseg.
Sono passati solo tre mesi dall’imponente crollo in roccia che si è portato con sé parte del ghiacciaio pensile aggrappato alla cima del Piz Scerscen: milioni di metri cubi di diorite frammista a ghiaccio franati sulla sottostante vedretta e poi scivolati quasi millecinquecento metri più in basso.
Per gli studiosi del ghiaccio e del clima questa grande frana rappresenta un caso studio emblematico della crisi della criosfera alpina, ovvero tutti gli spazi dove l’acqua è presente allo stato solido, comprende la neve, ghiacciai e permafrost. La variabilità della criosfera rappresenta un chiaro indicatore dei cambiamenti climatici.
Mentre il ritiro dei ghiacciai è facilmente osservabile in natura, le modificazioni del permafrost, nel cuore della montagna, sono assai più complicati da rilevare ed osservare. Al pari della neve e del ghiaccio in superficie, il permafrost reagisce sensibilmente ai cambiamenti di temperatura, sia sotto forma di fusione che di degrado e modificazione delle sue proprietà meccaniche.
La grande frana dello Scerscen è la fase finale di un processo di deformazione in corso da tempo, correlabile con una progressiva propagazione dell’onda termica estiva 2023 (con temperature record) all’interno della montagna, entro un ammasso roccioso già interessato da una serie di crolli premonitori al contorno della nicchia attuale.
La presenza d’acqua, piovana e di fusione glaciale, a quote elevate, oltre a penetrare all’interno delle fratture, è un efficace trasmettitore di calore, in grado di accelerare le modificazioni del permafrost, principale “detonatore” della frana. Dopo il clamore dei giorni d’aprile successivi al crollo, sparita dai social, la frana pare rimossa dalle scene e i colossi delle Retiche tornano ad essere semplice sfondo per le nostre avventure.
Eppure mai come ora è necessario comprendere le interrelazioni con le forze viventi come i ghiacciai, da cui dipendiamo e da cui ci siamo progressivamente dissociati. Fatichiamo a vedere il clima che cambia, anche se siamo avvolti dai segni del suo mutamento.
Un clima invisibile, ma in cui siamo dentro fino al collo.