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Torniamo a giocare. Elogio del gioco libero in montagna

“Cosa facciamo”? “Nulla, giocate e basta”. Spesso, durante un’escursione con i ragazzi, i genitori si trasformano in animatori di un villaggio turistico. Non è necessario. Lasciarli giocare liberi può essere la soluzione migliore

Raggiungiamo un’ampia radura sul filo dei duemila metri, sovrastata da un possente bastione di serpentinite, con alcune vecchie baite in disuso, vestite di pietra e legno e un placido ruscello che corre al centro del pascolo.

“E adesso cosa facciamo?”, chiede d’impeto il mio giovane compagno d’escursione che si trova in testa al gruppo di piccoli visitatori della montagna.

Mi siedo e appoggio la schiena ad un vecchio larice. “Nulla” rispondo. “Giocate e basta”.

Abbasso il cappello sugli occhi e fingo di appisolarmi, osservando di tanto in tanto i movimenti dei piccoli esploratori.

Dopo mesi di studio, gioco e sport sempre strutturati, con agende dense di impegni come quelle di un alto dirigente e con una puntualità giapponese, è salutare lasciare liberi i bambini di poter giocare liberamente senza alcuna consegna, richiesta o istruzione da parte di un adulto.

L’ambiente è ideale, abbiamo camminato lentamente per un’ora circa, i bambini si sono progressivamente immersi nel contesto, i più vivaci si sono quietati, i più timidi hanno preso il coraggio di prender parola e confrontarsi con gli amici. Andar piano aiuta a far cogliere dettagli e informazioni, oltre a favorire la conoscenza.

Non ci sono zone esposte o insidie nascoste.

Siamo circondati dal bello. La situazione ideale per lasciare fiorire pensieri e capacità indipendenti, ricerca di materiali naturali, astrazione e confronto con i compagni di gioco senza alcuna interferenza.

L’apparente noia iniziale lascia presto spazio alla fantasia: nascono codici, strategie, curiosità, individuali e di gruppo. Così la montagna semplice, senza alcuna infrastruttura, diventa una compagna preziosa dell’infanzia, dove l’auto-apprendimento vale molto di più di qualsiasi lezione d’arrampicata o d’orientamento.

Un’occasione per vedere e toccare lo spazio aperto senza interferenze, fare scoperte di sé e dell’ambiente, sperimentare l’incontro con piccole difficoltà e trovare soluzioni autonome, imparare a tollerare la presenza dei pericoli (sorvegliati) nelle esperienze in natura.

Torniamo a bagnarci, cadere, rialzarci, correre, scavare e sporcarci.

Torniamo a giocare.

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