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In gita nelle segrete valli bergamasche dove fiorì il talento dei Baschenis

Viaggio alla scoperta dei capolavori realizzati tra il XVI e il XVII secolo da una dinastia di pittori che impreziosì le chiese delle vallate orobiche. Che spesso ammiriamo nel corso delle escursioni

Chi ha visitato l’Accademia Carrara di Bergamo non può non averlo notato. È un quadro seicentesco che raffigura un ragazzino ben vestito e pettinato, che trasporta un grande cesto pieno di panini e ciambelle. Chissà, forse un piccolo servitore, che svolge il suo lavoro con aria seria e compita. L’autore è Evaristo Baschenis (1617-1677), ultimo discendente di una dinastia di artisti bergamaschi originari della Valle Averara, una delle piccole valli in cui si biforca l’alta Valle Brembana. Attivi fra il XV e il XVII secolo, i Baschenis hanno lasciato le loro opere in provincia di Bergamo e in Trentino, per esempio a Pinzolo, Pelugo e a Tione. Ma questa famiglia di artisti itineranti regalò bellezza anche nella loro terra natale, la Valle Averara, e nella vicina Valle Stabina.

Il loro pennello ha nobilitato piccole chiese di borghi di montagna, che oggi è un piacere riscoprire. Lo facciamo in compagnia di Giulia Colombo, laureata in Storia dell’arte e animatrice culturale del progetto “Le terre dei Baschenis. Una famiglia di frescanti della Valle Brembana”, promosso da 11 comuni della zona con il sostegno della Comunità montana e della Provincia di Bergamo e la collaborazione di istituzioni culturali. 

In Valle Averara dove tutto ebbe inizio

L’avventura dei Baschenis inizia a Santa Brigida, dove hanno origine i due rami della famiglia, quello di Lanfranco e quello di Cristoforo. Da questo paesino, a quota 805 m e dedicato alla monaca patrona dell’Irlanda, parte il nostro percorso ad anello, che dura due ore a piedi, escluse le soste. Si raggiunge in macchina l’oratorio di San Lorenzo. All’interno, Simone II Baschenis ha realizzato nel 1541 una Madonna in trono con angeli, con San Lorenzo e San Rocco ai lati. Da qui si prosegue lungo via Monticello verso il centro storico sino a dove si diparte la mulattiera per l’antica chiesa plebana di Santa Brigida, raggiungibile in pochi minuti. Fra i tesori di questa bella costruzione  del Trecento, c’è la cappella con la storia di San Nicola da Tolentino (circa 1490), realizzata dal padre di Simone II, Cristoforo II Baschenis. «Siamo in periodo rinascimentale, ma le innovazioni introdotte non arrivano in valle», spiega Colombo. «I Baschenis hanno un uso semplificato della prospettiva e mantengono uno stile semplice, capace di parlare alle persone». 

Dalle abitazioni retrostanti parte il sentiero 105 C che gira intorno al monte Disner, tra la vegetazione selvaggia, che offre a volte la possibilità di vedere qualche camoscio. Si giunge così all’Oratorio di san Giovanni Battista a Cusio, che è la terza tappa del percorso. Qui c’è un bel ciclo di affreschi sulla volta del presbiterio, sopra l’altare, dedicati al Battista e sull’arco trionfale spicca un’Annunciazione. L’artista è Cristoforo IV detto il Giovane, che ha lavorato intorno al 1583. Il paese di Cusio, a quota 1040 m, si raggiunge imboccando la strada forestale 105 dopo l’Oratorio. Percorrendo il centro storico lungo la via centrale si passa davanti a Casa Rovelli, appartenuta a una famiglia di artisti intarsiatori del Seicento, non visitabile all’interno. Si scende fino alla chiesa parrocchiale di Santa Margherita, dove si trova un bel polittico di un altro artista della Valle Brembana, Antonio Boselli (1475-1532). Cusio riserva anche altre sorprese. Attraverso le scalette che tagliano la strada provinciale, si scende fino all’Antico Mulino, ancora funzionante e utilizzato per la macinazione del mais. Ancora più in basso si incrocia la strada forestale della Moia, la si imbocca verso sinistra sino a raggiungere un torrentello. Lo si attraversa per prendere il sentiero che sale dolcemente e che si addentra nel bosco fino a trovare il sentiero 105. Lasciata alle spalle la baita posta in una radura da cui si vede il paese di Santa Brigida, si rientra nel bosco e dopo qualche minuto si prende il primo sentiero che scende a destra. Si segue fino a raggiungere la strada asfaltata che collega Santa Brigida alle frazioni di Taleggio e Caprile, poi mantenendo la destra si attraversa la valle di Bindo e continuando a seguirla si ritorna a Santa Brigida al punto di partenza.

Questo percorso può essere fatto con una visita guidata (che richiede però un numero minimo di partecipanti) oppure in autonomia. In questo caso, però, occorre tenere presente che tutti gli affreschi dei Baschenis citati sono all’interno di chiese che sono normalmente chiuse. Per motivi di tutela delle opere, le chiavi non vengono date ai singoli. Pertanto, ci si può organizzare contattando con un adeguato anticipo l’associazione Alto Brembo, che ha un infopoint a Olmo al Brembo (info@altobrembo.it, tel. 348/1842781). In occasione dell’iniziativa “Le terre dei Baschenis”  è previsto un calendario di aperture senza prenotazione, consultabile sul sito.

I capolavori della Valle Stabina

Per completare il tour di scoperta sui Baschenis, o anche per visitare delle opere che non richiedono una prenotazione perché sono all’esterno e sempre visibili, si va nella vicina Valle Stabina. A Cassiglio, la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo presenta su una parte esterna una Danza Macabra di Cristoforo III il Vecchio, realizzata intorno al 1580. Il papa, l’imperatore, i contadini sfilano accompagnati dal loro scheletro, in una rappresentazione davvero suggestiva. Più avanti, sempre a Cassiglio lungo la provinciale si incontra un’abitazione del Settecento, Casa Milesi, affrescata all’esterno con una curiosa Serenata Macabra, di cui non è noto l’artista. Proseguendo in auto lungo la valle, Valtorta (938 m) offre la possibilità di ammirare il lavoro di Cristoforo II e del figlio Simone II presso la chiesa di Sant’Antonio Abate (o della Torre). Notevoli le scene del Nuovo Testamento, dalla Natività alla Crocifissione, che Simone II ambienta sull’arco trionfale della chiesa. Nel presbiterio, sulla cappella dell’altare, il ciclo dedicato alla vita di Sant’Antonio Abate è opera di Cristoforo II. «Probabilmente padre e figlio hanno lavorato insieme, nello stesso periodo, all’inizio del Cinquecento», commenta Giulia Colombo. «Purtroppo non sappiamo nulla su come fossero organizzati. I Baschenis avevano botteghe di pittura, si tramandarono il mestiere dii generazione in generazione. E forse avevano anche degli allievi che li aiutavano». Purtroppo anche questa chiesa non è sempre aperta, e occorre organizzarsi per poterla visitare, rivolgendosi sempre all’associazione Alto Brembo. In paese c’è anche un ecomuseo, con diverse strutture – il mulino, la fucina, il maglio – che raccontano delle attività produttive di una volta. C’è anche un museo etnografico. Il giro in Valle Stabina sulle orme dei Baschenis si conclude a Ornica, nella chiesa parrocchiale di Sant’Ambrogio vescovo. Nella sacrestia (da aprire su richiesta) si trovano i celebri affreschi di Angelo Baschenis datati 1485, fra cui un Cristo in maestà con i dottori della Chiesa e un’Assunzione di Maria.  

Quando avrete visitato questi capolavori, forse vi verrà spontanea una domanda: come può essere fiorita una dinastia di artisti in un luogo così defilato come la Valle Averara, lontana da Roma e dalle grandi città dove fioriva l’arte italiana? La risposta è semplice: i talenti possono sbocciare ovunque, anche in un territorio di montagna. Inoltre, la Storia ci offre un’altra spiegazione. In Valle Brembana ai tempi dei Baschenis passava la Via Mercatorum, che vedeva un flusso di mercanti dalla pianura fino al passo di San Marco (1992 m) da cui si entrava in Valtellina e si procedeva verso i Grigioni e il nord Europa. Solo nel 1593, i veneziani privilegiarono un altra strada. Quindi, le terre dei Baschenis furono per secoli percorse da merci, denaro, idee. Un humus perfetto per far fiorire l’arte, quando il talento non manca.

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