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Gabriele Boccalatte, il pianista scalatore

Protagonista dell’alpinismo nella prima metà del secolo scorso realizzò le sue più belle ascensioni nel Massiccio del Monte Bianco. Molte delle sue vie sono considerate delle classiche. Cadde sull’Aiguille de Triolet il 24 agosto 1938

“Oggi è un piacere l’arrampicare… Salgo con movimenti studiati, precisi ed elastici, per sfruttare i rari appoggi sfuggenti che servono solo per i piedi: bisogna avere molto equilibrio e sicurezza”

Gabriele Boccalatte

Gabriele Boccalatte nasce a Orio Canavese, piccolo borgo nella campagna attorno a Torino, nel 1907. Amante della musica, studia e si diploma al Conservatorio di Torino. Grazie alle dita vive le sue più grandi passioni: il pianoforte e la scalata. Due elementi chiave della sua personalità che si completano e fondono in perfetta armonia. Pur essendo a tratti inquieto e insoddisfatto per il periodo storico in cui vive, Gabriele scala pacato e tranquillo, muovendosi elegante e leggero. É proprio l’armonia delle sue note musicali e del passare da appiglio all’altro a contraddistinguerlo. Uno stile poco comune per i tempi, basti pensare al suo grande amico Giusto Gervasutti, figura potente che sembra poter superare ogni difficoltà.

Il “pianista scalatore” è tra i primi a puntare sulla bellezza di una via, da ripetere o da aprire, piuttosto che lasciarsi trascinare dall’ambizione di un primato o dalla continua sfida con sé stessi.

Le prime grandi ascensioni

Boccalatte ama le Dolomiti ma è nelle Alpi Occidentali che si esprime al meglio, lasciando il suo segno leggero su pinnacoli e pareti. 

In cordata con Luigi Bon e Gastone Pisoni, compie la prima invernale al Cervino il 18 marzo 1926, nemmeno ventenne!

Le rosse guglie del Monte Bianco lo attirano per la loro bellezza e, tra queste, sale per primo sul Petit Capucin nel 1929, con Renato Chabod, fedele amico e compagno di molte avventure.

Boccalatte ha talento ma è anche tra i primi ad iniziare ad allenarsi nelle rocce del fondovalle, per essere pronto alle grandi imprese in quota.

L’incontro decisivo

Il 17 luglio del 1932 segna una svolta importante; si ferisce cadendo in parete e viene soccorso da una giovane: Ninì Pietrasanta. La ragazza è figlia di un noto docente di Ragioneria presso l’Università Bocconi di Milano, il quale le ha dato un’educazione borghese ma le ha anche aperto le porte alla montagna. Ninì ha talento e si fa presto numerosi amici tra gli scalatori di Milano, tra questi anche Vitale Bramani, conosciuto per l’invenzione della suola Vibram. Tra lei e Gabriele nasce una storia d’amore, vissuta tra le montagne a loro più care, che verrà siglata con il matrimonio il 28 ottobre 1936.

Insieme realizzano una delle imprese più celebri di Boccalatte, ossia la prima salita della parete est dell’Aiguille de la Brenva il 16 agosto 1934. Si tratta di una via dal tracciato tortuoso, a differenza della direttissima che aprirono sulla medesima parete il 12 e 13 luglio dell’anno successivo.

Nel 1935 i due innamorati, con Gervasutti e Chabod, sono i primi a mettere piede sul Pic Adolphe, sempre nel Massiccio del Monte Bianco.

L’1 agosto 1935 Boccalatte realizza un altro capolavoro, compiendo la prima difficilissima salita della Ovest della Punta Bich dell’Aiguille Noire de Peuterey, accompagnato da Ninì.

Un anno più tardi salgono insieme gli 800 m di arrampicata severa ed impegnativa che oppone loro il Pilone Nord-Est del Mont Blanc du Tacul.

Le prime con Castiglioni

Il 6 settembre 1937 Boccalatte mette la firma anche nelle Dolomiti di Brenta quando in cordata con Vitale Bramani ed Ettore Castiglioni vince l’inviolata parete Sudovest della Cima Ceda, impegnandosi su ottima roccia e in grande esposizione.

Nel 1937, questa volta solo con Castiglioni, realizza la prima ascensione della Nord del Monte Greuvetta, nel gruppo di Laschaux.

A lui e a Gervasutti non può sfuggire la parete Sud-Ovest della Punta Gugliermina, uno slanciato pilastro di 650 metri sul ghiacciaio del Freney, che i due salgono tra il 17 e il 18 agosto del 1938, con un’arrampicata verticale ed espostissima.

La scarica fatale sull’Aiguille de Triolet

Questa è l’ultima scalata di Boccalatte, infatti, pochi giorni dopo, il 24 agosto 1938, una scarica di sassi sarà fatale a lui e Mario Piolti, impegnati in un tentativo sull’inviolata Aiguille de Triolet.

Proprio a loro è dedicato il rifugio “Boccalatte-Piolti” sulle Grandes Jorasses, a 2803m.

Senza il suo compagno di vita, Ninì lascia l’arrampicata, anche per potersi dedicare al figlio Lorenzo, di appena un anno. 

Per gli indiscussi meriti entrambi hanno ricevuto il titolo di Accademici del Club Alpino Italiano.

Il bel ricordo di Gabriele resta impresso nella memoria dei numerosi amici e compagni di cordata ma anche in tantissime immagini e pellicole che la moglie, appassionata di fotografia, ha realizzato negli anni. Questo materiale è stato restaurato e montato nel film dal titolo “Ninì”, realizzato da Gigi Giustiniani e Raffaele Rezzonico nel 2014.

Su volere della moglie è stato pubblicato postumo il libroPiccole e Grandi Ore Alpine”, che raccoglie le pagine di diario scritte da Boccalatte tra il 1932 e il 1938.

I suoi scritti e le immagini in bianco e nero raccontano una grande storia d’amore e di vita tra le montagne e descrivono bene l’intero quadro alpinistico degli anni ‘30.

Gabriele Boccalatte, seppur in pochi anni, con il suo animo nobile è stato capace di lasciare un segno nell’alpinismo italiano e nel cuore di molti.

Principali salite

Libri

Film

“Trovo molto piacere, mentre ritiro la corda, nel contemplare il panorama e nel fumare di continuo sigarette”

Gabriele Boccalatte

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