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Una coppia d’alta quota

21-07-2005 – Dalla Valle d’Aosta al Chogolisa e dal Chogolisa alla Sardegna. Ezio Marlier e Francesca Chenal, costretti ad un rientro anticipato dal Karakorum per motivi di salute, si raccontano dalle spiagge bianchissime dell’isola. E dopo l’avventura vissuta con "Up Project – Trip One" sperano di fare il bis con un prossimo "Trip Two".

 

checca ezio (foto Pagno)

Francesca Chenal (foto Pagno)

Ezio Marlier (foto Pagno)

Ezio Marlier era già stato in Karakorum nel 2004 con Luca Maspes. Conosceva già quasi tutti i componenti della banda di UP Project, con cui dice di aver vissuto un’avventura straordinaria. Per Francesca Chenal, detta "Checca", invece, è stata la prima volta in Asia. Un’esperienza che lei stessa definisce "Tutta una scoperta, sia dal punto di vista culturale che alpinistico".

 

Due vie nuove per lui (Fast & Furious, Green Tea), una per lei (Up & Down).
Ma i momenti intensi non sono stati solo quelli delle riuscite alpinistiche.
"La cosa migliore di questi viaggi è l’arricchimento personale che si porta a casa -dice Marlier-. Il confronto, dal punto di vista umano, è stato infinitamente prezioso. Sia fra di noi (ognuno proveniva da realtà diverse) sia con il mondo pakistano, così lontano dal nostro". 

 

 

"Vedendo con i propri occhi le condizioni di vita dei villaggi più poveri – continua Marlier – ci si rende conto di quanto si è fortunati". La Chenal, dal canto suo, preferisce parlare della condizione femminile in Pakistan: "Si vedono in giro pochissime donne. Da Skardu in poi, non se ne vedono proprio più". Anche lei ha dovuto adattarsi ai costumi locali. Il primo giorno è andata a comprare la Salwar Kameez insieme a un portatore: indossandola, poteva gironzolare più tranquilla. A volte, era d’obbligo indossare anche il velo. "Mi sentivo molto osservata. Spesso i pakistani mi chiedevano di fare delle foto con loro. Mi ha colpito il fatto che loro non possano toccare le donne al di fuori delle mogli. Ricordo che un signore, facendo la foto con me, teneva la mano alzata dalla spalla e faceva solo finta di abbracciarmi". Qualche costrizione, ma anche qualche privilegio per le alpiniste donne. A lei, per esempio, era permesso parlare, avvicinarsi e fare fotografie con le donne pakistane, che invece fuggivano alla sola vista dei ragazzi della banda.

 

vetta up&down (foto barmasse)

Francesca Chenal festeggia con i compagni l’apertura di Up & Down (Foto Barmasse)

Per Marlier il trekking di avvicinamento è stato un "mezzo trauma". Perchè? Per la velocità e la leggerezza con cui ha osservato salire i portatori, ciascuno caricato con 25 Kg sulla schiena! "Vedendoli dal vivo, ti rendi veramente conto che su un pendio non troppo ripido, arriverebbero ad 8000m come se nulla fosse. Con un passo regolare, e con delle scarpe con cui io non farei nemmeno 50 metri! Noi forse siamo atleti. Ma loro sono dei veri mostri".

Ma come si è trovata Francesca Chenal, una donna in compagnia 9 uomini al campo base? "E’ stato divertente – racconta -. Prima di partire mi sono domandata se avrei avuto qualche trattamento particolare da loro. Non è stato così. Laggiù ero a tutti gli effetti un loro "AMICO"! Mi sono dovuta sorbire ore e ore di discorsi maschili… Una vera overdose, da diventare matte. Era simpatico, però, essere interpellata continuamente per dare opinioni sui comportamenti e i ragionamenti femminili". Quasi un oracolo, insomma…

 

Il Chogolisa ha incantato entrambi. Lo descrivono come un vero paradiso terrestre, sia per gli scenari offerti agli sguardi, sia per le possibilità alpinistiche ancora tutte da sfruttare.

 

Peccato per la ferita, che, stentando a guarire, ha tormentato Marlier per tutto il soggiorno. E infine lo ha costretto a rientrare, seguito dalla moglie. "Mi sono fatto male durante il 2° giorno di trekking – racconta l’alpinista -. Il passaggio di un portatore, appena avanti a me, ha smosso un grande sasso che è rotolato indietro e si è fermato contro la mia tibia, ferendomi. Ma per fortuna evitando di schiacciarla contro altre due pietre retrostanti".
In un baleno la banda di UP si è trasformata in equipe di pronto soccorso, facendo tutto il possibile per risolvere la situazione: disinfezione, punti, fasciatura. "Ho minimizzato e ho voluto continuare. Soprattutto per chi ha creduto in noi e nel progetto UP. Ma in effetti era una brutta ferita, oltretutto in una posizione scomodissima: lo scarpone vi batteva proprio sopra".
Per alcuni giorni Marlier resiste e non rinuncia a mettersi in gioco nonostante l’infortunio. Il 18 giugno apre la Fast & Furious insieme a Fabio Salini e Hervé Barmasse. Lo sforzo fa saltare i punti, che vengono però rimessi. "E’ una cosa che non dovrebbe mai essere fatta – ammette Marlier – ma speravo che la situazione migliorasse. Purtroppo però qualche giorno più tardi, dopo aver salito la Green Tea (via nuova sul primo pilastro dello Scudo, Marlier-Salini) la ferita si è gonfiata molto. Fino ad "esplodere"… e ho capito che quelle cure non bastavano".

ezio fast & furious (foto salini)

ezio ferito (foto Pagno)

Ezio Marlier sul tratto finale della Fast & Furious (Foto Salini) 

Una ferita preoccupante (Foto Pagno)

 

Dopo un paio di consulti telefonici con dei medici di fiducia, i coniugi Marlier gettano la spugna. A Skardu i medici del CNR visitano la ferita e ordinano un immediato rientro in Italia.

 

La loro avventura UP finisce qui. Resta un po’ di amarezza. "Per quanto stavo bene e mi sentivo motivato, avrei voluto poter restare più a lungo" dice Marlier, che rimpiange di non aver potuto sfruttare l’estrema varietà d’offerta alpinistica del Chogolisa.  "Le possibilità di quel luogo sono davvero infinite, avrei potuto fare qualcosa di alto livello. La via di misto che ho aperto con Fabio ed Hervè, per esempio, era davvero completa. In 700 metri c’era tutto: cascate, tratti di misto, il ghiaccio infido delle goulottes. E’ difficile trovare una cosa del genere in Italia, anche
sul Monte Bianco".

Per il futuro, la filosofia è "prendere quello che viene". Una speranza comune, quella di poter aprire una via insieme, e tanti sogni. "Nelle prossime spedizioni – dice Marlier – spero di avere il tempo e la possibilità di dimostrare cosa sono in grado di fare".

 

Adesso i coniugi sono al mare. Francesca voleva vedere acqua, orizzonti piatti e non fare più alcuna fatica. La ferita ringrazia, perchè qui non rischia di essere tormentata dagli scarponi e si cicatrizza più facilmente.

Buona continuazione e arrivederci al prossimo "UP-date". Probabilmente la festa di rientro della banda al completo. "Checca" ride: "Almeno lì non sarò l’unica donna, questo è sicuro!"

 

 

Testo e intervista a cura di Sara Sottocornola

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