Itinerari

Alla scoperta delle Lame Rosse, la “Cappadocia dei Sibillini”

Tra Fiastra e Monastero, nel Parco nazionale dei Monti Sibillini, delle bizzarre formazioni rocciose ricordano la Turchia, l’Arizona e lo Utah. Il sentiero che le raggiunge è facile, ma occorre fare attenzione alla possibile caduta di terra e sassi

Verso nord-est, prima di aprirsi sulle dolci colline di Caldarola e San Ginesio, il massiccio dei Monti Sibillini forma un ultimo angolo selvaggio e roccioso. Sono le gole calcaree formate del torrente Fiastrone, che sgorga ai piedi del Monte Rotondo e del Pizzo Tre Vescovi, traversa la conca dove sorge l’abitato sparso di Fiastra, e prosegue formando uno spettacolare canyon roccioso. 

Nel secondo dopoguerra, tra il 1949 e il 1954, il paesaggio della zona è stato trasformato con la costruzione della diga e il riempimento del lago artificiale del Fiastrone, per far spazio al quale l’abitato di San Lorenzo al Fiume (oggi San Lorenzo al Lago) è stato demolito e ricostruito. Da qualche decennio il bacino, oltre a fornire energia elettrica, è anche una meta turistica frequentata.

L’ambiente originario si conserva nella splendida lecceta che separa il fondovalle dal Monte Fiegni, e nell’eremo della Grotta dei Frati, realizzato in una cavità naturale, e che ha accolto alla fine del Duecento una comunità di Clareni (o Fraticelli), dei Francescani che seguivano la regola in maniera particolarmente severa, e furono perseguitati per questo dalla Chiesa.      

Rendono suggestiva la zona anche le spettacolari erosioni delle Lame Rosse, la “Cappadocia dei Sibillini”, che incidono il ripido versante meridionale del Monte Fiegni e che ricordano al visitatore i paesaggi della Cappadocia, in Turchia, o dei celebri Parchi nazionali del Sud-ovest degli Stati Uniti.

I calcari e le marne argillose che forma queste erosioni si sono formati tra i 115 e i 45 milioni di anni fa, e continuano a essere lavorati e plasmati dall’acqua. I terremoti che hanno colpito la conca di Amatrice e i Monti Sibillini nell’autunno del 2016 hanno causato il crollo di interi pinnacoli, ma le frane – minuscole, piccole o grandi – alle Lame Rosse sono all’ordine del giorno. Contribuiscono alle frane anche le gelate invernali, quando l’acqua presente nelle fessure si trasforma in ghiaccio e si espande.   

Per questo motivo, anche se il percorso è accessibile a tutti gli escursionisti, comprese le famiglie con bambini, nell’ultimo tratto è necessario fare la massima attenzione e non avvicinarsi troppo ai calanchi, da cui possono cadere delle pietre. I sentieri della valle del Fiastrone, utilizzati per secoli da carbonai e boscaioli, e poi abbandonati e nascosti da una fitta macchia mediterranea, sono stati puliti e segnalati, e sono oggi piuttosto frequentati. 

Il magnifico itinerario che conduce verso le Lame Rosse inizia con la panoramica traversata della diga del Lago di Fiastra, e prosegue a mezza costa nella macchia fino in vista delle rocce. L’ultimo breve tratto, più ripido e faticoso del resto, consente di avvicinarsi alla base delle erosioni. Un sentiero più scomodo prosegue oltre le Lame Rosse, in direzione della Grotta dei Frati e di Montalto. 

Il percorso descritto, a causa della quota modesta, è accessibile praticamente tutto l’anno, tranne che in caso di innevamento eccezionale. In estate è bene evitare le ore più calde. 

Dalla diga del Lago di Fiastra alle Lame Rosse

(300 m di dislivello, 2.15 ore a/r, E)

Da San Lorenzo al Lago e dalle case di Fiume, la frazione di Fiastra più vicina al bacino, si segue la strada provinciale per Monastero, che costeggia la sponda orientale del Lago di Fiastra, tocca le poche case di Colpodalla e raggiunge uno slargo (659 m, 4 km dal paese) all’estremità della diga. Lo stesso punto può essere raggiunto anche da Monastero, che dista circa 6 km dal posteggio.

A piedi si traversa la diga, si supera un breve tunnel e si continua per un viottolo che costeggia il lago e poi sale a raggiungere una strada sterrata che proviene dalle case di Ruffella nel punto in cui questa finisce. Qui, accanto a dei cartelli del Parco Nazionale dei Sibillini, iniziano i segnavia bianco-rossi E2 e 335. 

Si continua verso destra, su una delle vecchie carrarecce di servizio alla diga, che sale a un poggiolo che offre un bel panorama sulla diga e sulla Gola del Fiastrone, e poi scende costeggiando delle rocce. Il tracciato entra nella lecceta, continua quasi in piano, poi scende nella imponente conca della Val di Nicola, sorvegliata dal versante meridionale del Monte Fiegni. 

Dopo aver traversato un ruscello spesso in secca (615 m, 0.30 ore) si sale a un bivio dove si va a sinistra per un ripido e sassoso sentiero in salita. Dove la pendenza diminuisce il tracciato rientra nella lecceta, e continua a salire lasciando a destra un altro sentiero segnato che conduce al fondovalle del Fiastrone. 

Un tratto pianeggiante e una discesa portano a un vallone ghiaioso, il Fosso della Regina, e a un’altra tabella del Parco (775 m) da cui appaiono finalmente in alto le Lame Rosse. Lasciato il sentiero segnato, si risale il fondo ghiaioso del Fosso, con panorami sempre più spettacolari sulle Lame, a un valloncello sassoso pianeggiante (850 m, 0.45 ore), a poca distanza dalla base delle rocce, oltre il quale il Fosso diventa impercorribile. Si torna per la stessa via (1 ora).       

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