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Il futuro delle Comunità montane divide la politica

07-07-2005 – Da un lato Renato Brunetta, consigliere economico del Premier, che si batte per la modernizzazione del Paese. Dall’altro Enrico Borghi, presidente dell’Uncem e strenuo difensore del ruolo delle Comunità montane. In mezzo un’intervista del Sole 24ore. In cui Brunetta definiva, senza mezzi termini, le comunità montane come "inutili fonti di clientele e basta", e proponeva la loro cancellazione attraverso il Dpef allo studio del Governo.

 
Apriti cielo. "La proposta di Brunetta – replicava a muso duro Borghi – e soprattutto le motivazioni da lui addotte sono gravi e frutto di palese ignoranza della realtà".
Da sempre, l’orientamento di Brunetta va verso la razionalizzazione delle risorse disponibili.

"Comprendo le affermazioni e le preoccupazioni di Brunetta", interviene il forzista Gianantonio Arnoldi vice-presidente del Gruppo parlamentare Amici della montagna. "Tante volte l’opera svolta dalle comunità montane è stata indispensabile. Purtroppo alcune volte è stata meno efficace. Ma non si può buttare via il bambino con l’acqua sporca". "Brunetta – prosegue il deputato azzurro – prima di fare affermazioni da economista puro avrebbe potuto consultare il sottoscritto che da anni lavora per la montagna. In questo modo avrebbe evitato gaffe. Anche perché secondo il progetto di riforma le comunità montane potrebbero avere veste costituzionale".
 

Tagliente il giudizio dei Ds. "Inutile sarà l’onorevole Brunetta" ironizza Erminio Quartiani. "La sua è una provocazione – prosegue il deputato -. Se Brunetta intende riformare e regolamentare le comunità montane potremmo essere disponibili al confronto. Ma cancellare anni di storia e soprattutto agglomerati di piccoli comuni che altrimenti non avrebbero alcuna rappresentanza, alcun servizio, alcun peso, è del tutto inaccettabile".

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