In cordataNews

La scomparsa del Cristallina

La storia del ghiacciaio scomparso tanto in fretta che si sospetta sia stato rubato. Una notizia che all’inizio non interessa quasi a nessuno. Fino a quando…

Quello appena trascorso è stato l’aprile più caldo di sempre, lo riferisce Copernicus, l’agenzia Ue per i cambiamenti climatici. Il dato si riferisce alla temperatura media del pianeta, quindi non lasciamoci ingannare da questa primavera piovosa: le cose non vanno bene. E i ghiacciai iniziano a sciogliersi anche in inverno. Vi siete depressi? Io sì. E per deprimermi di più, un amico trentino, un po’ crudele, mi ha raccontato questa storia. Chissà se è vera.
Il giorno in cui scomparve il ghiacciaio non ce ne accorgemmo, non subito, poiché da tempo vivevamo giù, al piano. La notizia, ricordo, la diede il telegiornale, quando già era passata qualche settimana. La speaker parlava di una guerra, una delle tante, poi disse la parola che catturò la nostra attenzione: Cristallina.

“Ha detto Cristallina?” chiese Monica.
“Sì, mi pare…” risposi.

Sullo schermo passava l’immagine di un lenzuolo bianco, incastrato tra le creste affilate e le pietraie grigie in primo piano, una cartolina. Ma già la speaker dava i risultati delle partite del pomeriggio. Monica passava i bicchieri con l’aceto, imprecando contro il calcare, e un odore pungente si era sparso per la cucina. Ce ne dimenticammo.
Fu Biagio, qualche tempo dopo, a confermarlo. Rispose dal telefono della sala delle saracinesche, potevo sentire lo sferragliare dei meccanismi che quasi ne coprivano la voce.

“Sì, esattamente, se l’è portato via un ladro, di notte”.
“Non scherzare, Biagio” gridai nel microfono. Biagio, senza il suo humor, dopo vent’anni a guardar la diga sarebbe impazzito.
“Certo che non è stato un ladro. Però un intero ghiacciaio… così in fretta, non ce l’aspettavamo”.

Non se l’aspettava nessuno. Si ritirava pian piano, il Cristallina, come un ospite gentile che non vuole disturbare, e tentenna sull’uscio di casa. Ogni primavera però, sciolto il mantello di neve, ce lo ritrovavamo lì, tenacemente aggrappato al corpo della montagna. Un po’ più magro, un vecchio amico che sai che è malmesso ma… “vedrai che guarisci”, gli dici, con una pacca sulla spalla.
Ora, invece, non c’era più.

La gente è strana, lo dice anche Biagio. Prima non ci veniva nessuno, ma quell’estate le pietraie si riempirono di gitanti. Alcuni si portavano il picnic, altri entravano nella casa del guardiano della diga a chiedere se c’era la polenta.

“Mi scambiano per un rifugista” ci disse Biagio.

Tutti cercavano cose, quelle che il Cristallina aveva celato nei secoli. Riemergevano tra i sassi barattoli arrugginiti, proiettili della guerra, baionette di un’altra guerra, mostrine e ramponi e pezzi di lanterne e bottoni e tutti i segni di passate carneficine. Mezzo corpo imbalsamato di un mulo. Uno scarpone chiodato. Tutti raccoglievano e quando ebbero finito con le guerre iniziarono a raccogliere altro, pezzi di sci, bastoncini, occhiali da sole, perché sul Cristallina, un tempo, si sciava. Qualcuno al paese di sotto disse che, con tutti quegli oggetti, ci si poteva fare un museo, un museo della guerra e dello sci. Ma non se ne fece nulla.

L’estate seguente il ghiacciaio continuava a essere scomparso e l’acqua del lago artificiale era più bassa. Biagio ci disse che le pietraie si erano riempite di scienziati. Glaciologi in cerca di ghiaccio fossile. Biologi in cerca di piante pioniere. Climatologi in cerca di spiegazioni, su quel clima che andava a rotoli. Al paese di sotto arrivarono invece degli esperti di agraria, e dissero che con quell’esposizione, quelle nuove temperature, quel calcare sotto i pascoli, insomma la montagna senza ghiacciaio sarebbe stata un’ottima terra da vino. Qualche allevatore si fece convincere a comprare barbatelle di uva bianca.
Da allora sono passate, quante?, una decina di estati. Anche il ghiaccio fossile del Cristallina, dicono, è scomparso, e infatti le creste che ne erano impastate si sgretolano. Una frana è finita nel lago, roba che un tempo il paese di sotto se la sarebbe vista brutta; fortuna che il lago è bassissimo e non è successo nulla.
Le barbatelle bianche non hanno preso, alla fine il terreno non era così adatto, ma le piante pioniere stanno facendo il loro mestiere, e tra le pietre spuntano fiori e perfino piccoli abeti neri. A non sapere niente del ghiacciaio fantasma, uno direbbe, “che bel paesaggio!”.  Ma più nessuno viene qui in gita. La gente, giù al piano, ha tante preoccupazioni.

Noi invece traslochiamo, torniamo su al paese. Monica sta chiudendo l’ultima valigia, il camion dei mobili è già partito, presto perché molte strade saranno interrotte. L’idea ce l’ha data Biagio, più che un’idea un suggerimento, di quelli che è meglio ascoltare.

“La casa del nonno”.
“Cos’è successo, è crollata?”
“No, è ancora in piedi. Per questo dovreste riaprirla”.
“Stai scherzando?” Ma Biagio questa volta non scherzava.
“Da noi” ha detto, “ci sarà acqua ancora per un po’”.

Siamo già sui tornanti. Guida Monica, come sempre. La radio in auto gracchia le ultime notizie, riusciamo solo a indovinare frasi spezzate, crisi idrica… assalto alle autobotti…, esercito mobilitato… Poi il segnale svanisce.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close