Itinerari


Vista mare: sul Monte Capanne, il Tetto dell’Isola d’Elba

Prima che il caldo diventi eccessivo è bello salire ai 1018 metri della cima più elevata dell’Elba. Un itinerario non banale ma spettacolare e gratificante

Dalla vetta rocciosa del Monte Capanne, l’Elba non sembra quasi neanche essere un’isola. Le rocce e gli scogli assumono un aspetto proprio di vette e guglie, il mare diventa cielo e le altre isole dell’Arcipelago Toscano, che si vedono da lassù hanno quasi l’estetica di altre cime, forse anche a causa della leggera foschia che pennella i contorni rendendoli più labili e soffusi. Nel suo insieme il paesaggio dell’Elba è, però, uno scrigno di mare e natura. Il suo territorio è parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, la più estesa area protetta marina d’Europa.

Dal punto di vista turistico, sicuramente, è il suo mare cristallino ad attirare i “vacanzieri da spiaggia”, amanti delle tradizionali ferie di mare. Negli ultimi anni, però, grazie anche all’afflusso di turisti stranieri, ha preso piede l’idea di un soggiorno all’insegna delle attività outdoor, non solo a proposito degli sport di mare, come il windsurf, la vela e il kajak marino, ma anche per attività che, tradizionalmente, sono proprie di altri territori, come quelli montani. Basti pensare al trekking, alle escursioni in mountain bike e all’arrampicata su falesie di granito.

Interessante, per esempio, la “Grande Traversata Elbana”, un trekking di 60 km, che si distende da Pomonte a Cavo, percorribile in 4 o 5 giorni, un mix tra panorami boscosi, con scorci spettacolari sul mare, alternati a rocce di granito che spuntano tra vegetazione e visioni paesaggistiche sempre varie.
Oltre a km di suggestive spiagge, “l’altro fascino dell’Elba” è sicuramente la presenza dei suoi borghi nell’entroterra aggrappati a crinali, a volte ripidi a volte docili, con strette viuzze pervase da aromi e profumi mediterranei. Tornando a parlare di sassi e montagne, è interessante soffermarsi sulla storia mineraria “dell’Isola di Ferro”, testimoniata dai resti delle strutture estrattive d’archeologia industriale, dall’estetica mai invasiva e prepotente, così come la presenza dei resti degli scavi delle miniere a cielo aperto. Sicuramente l’attività estrattiva condizionò non poco l’estetica del paesaggio, soprattutto delle zone boscose, il cui legname fu utilizzato per alimentare le fornaci. Le superfici verdi si ridussero considerevolmente ed oggi hanno lasciato spazio alla macchia mediterranea che si alterna a boschi di castagno e a varie pinete, nei pressi della costa.

L’appellativo di isola dell’outdoor, si esplica grazie alla presenze di un dedalo di sentieri, ben curati e segnalati, con la possibilità di camminare, pedalare o muoversi a cavallo.

L’itinerario: da Pomonte al Monte Capanne 

Partenza: Pomonte (30 m)
Arrivo: Monte Capanne (1018 m)
Dislivello: + 988 m
Difficoltà: E / EE l’ultimo breve tratto verso la cima
Tempo: 3 ore (solo salita)

Da Pomonte, ci si dirige verso il Rio, su sentiero lastricato (cartelli), tra coltivi e vigne, proseguendo per vegetazione mediterranea, come cisto, viola o marino, ginestre e lavanda, ben visibili in stagione primaverile.
Ad un bivio si prende il sentiero per il Colle della Grottaccia (31, GTE), salendo, con alcune svolte nella macchia mediterranea, sino ad arrivare in una zona con erica e lecci. Si continua su pietraia e rocce sino ad una larga cresta che proseguirà sino a Filicaie. Quindi, sempre in salita, si procede verso il Monte Orlano fiancheggiando il Monte Cenno. Il sentiero sale ancora sino al Colle delle Grottaccia. Si prosegue per placche rocciose, costellate di fiori, sino al bivio con il sentiero n.9, che si ignora.

Il percorso diviene ora più ripido, sino ad una vecchia stalla per le capre. Si prosegue con tratti su placche di roccia granitica, sino alle Filicaie, con il chiaro segnavia che indica la cresta del Monte Capanne (segnato 00). Ancora per placche si sale lungo rocce attrezzate con cavi e corde fisse (tratti non proprio semplici) passando oltre lastroni granitici, con aspetto quasi alpino, se non fosse per il panorama marino sottostante.
Ancora un piccolo sforzo e, su sentiero ripido (ancora corde fisse), si giunge al congiungimento col sentierino che perviene dalla vicina stazione di arrivo della bidonvia e si tocca la vetta, con bella vista panoramica a 360 gradi, ma con la presenza ingombrante di antenne di telecomunicazione. Volendo è anche possibile scendere a Marciana, in ovovia, oppure a piedi in circa due ore, lungo un più semplice sentiero.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close