Turismo sostenibile: cos’è?
01-03-2005 – Più volte abbiamo parlato di turismo sostenibile: riprendiamo un articolo dalla rivista bimestrale "Professione Montagna" per cercare di capire nel particolare di cosa si tratta.
Anno XVIII° n.80
Gennaio/Febbraio 2005
Sempre più spesso si parla di "turismo sostenibile", in grado di soddisfare le esigenze del turista senza intaccare l’integrità culturale, i processi ecologici, la biodiversità e i sistemi che consentono la vita nelle località turistiche. La risposta normativa a questo nuovo modo di concepire il turismo, tradotta in numerosi provvedimenti regionali e nazionali, è culminata, seppure in modo tardivo e frammentario, nella legge del 29 marzo 2001 n. 135, che ha posto l’accento su competitività, produttività e sostenibilità del settore turistico. Dopo attenti studi e analisi,si è inoltre riusciti a mettere a punto degli iter certificativi pensati ad hoc per la realtà turistica.
Quello del turismo è un settore in forte espansione e, secondo il World Tourism and Travel Council, è destinato a divenire nei prossimi anni "la più grande industria del mondo".
Nel 2001, il settore ha generato nel mondo circa 200 milioni di posti di lavoro (il 1 0% dei lavori totali), per un giro di affari che si aggira attorno ai 5 trilioni di dollari.
Se da un lato lo sviluppo del turismo è incoraggiante dal punto di vista economico, esso genera tuttavia verosimili preoccupazioni sul versante ambientale, dato l’impatto ecologico che il forte afflusso di turisti può avere nelle zone altamente frequentate.
E’ vero che quella turistica è un industria "senza ciminiere", e che apparentemente l’inquinamento da essa provocato sembra mode- sto rispetto ad altre attività industriali.
Tuttavia, il consumo di territorio dovuto alla costruzione di strutture e infrastrutture legate al turismo, la produzione di rifiuti in località prive di strutture adeguate, le invasioni di massa al di sopra della capacità di carico di alcune località generano impatti ambientali fortemente incisivi nel territorio.
Inoltre, indagini dell’Apat (Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici) rivelano che "l’appeal di una località turistica è strettamente vincolato alla qualità ambientale".
Ciò significa che l’impatto negativo che il turismo può avere sul territorio non solo è nocivo dal punto di vista ambientale, ma può portare al soffocamento della stessa attività turistica.
Per questo si parla sempre più spesso di "turismo sostenibile", in grado di soddisfare le esigenze del turista senza intaccare l’integrità culturale, i processi ecologici, la biodiversità e i sistemi che consentono la vita nelle località turistiche.
Anche in Italia, dove il settore turistico è molto forte e per anni si è puntato su di uno sviluppo del settore sregolato e poco attento alle istanze ambientali, si è cominciato infine a dare peso al concetto di sostenibilità.
La risposta normativa al nuovo modo di concepire il turismo si è tradotta in numerosi provvedimenti regionali e nazionali ed è culmi- nata, seppure in modo tardivo e frammentario, nella legge del 29 marzo 2001 n. 135, che ha posto l’accento sulla questione della competitività, la produttività e la sostenibilità del settore turistico.
Nonostante per molti anni la legge sia stata carente e permissiva in materia, molte aziende sono ricorse, e continuano a ricorrere, a misure di tutela ambientale di natura volontaria, come la certificazione ambientale. Nate nei primi del ‘900 nella francese "Guida Michelin" e nella guida Usa "Automobile association of America", le prime valutazioni turistiche si basavano su parametri riguardanti l’ospitalità e il rapporto qualità-prezzo.
Con gli anni, il processo di certificazione si è diffuso e sviluppato; e, in seguito al Summit di Rio de Janeiro (1992), in cui è stato ufficialmente riconosciuto il ruolo impattante del turismo sull’ambiente, sono sorti una serie di programmi di certificazione turistica basata su criteri ambientali e sociali.
Tali programmi hanno dovuto inizialmente adattare al settore turistico metodologie nate essenzialmente per la certificazione delle aziende industriali.
Oggi, dopo attenti studi ed analisi, si è infine riusciti ad affiancare a queste procedure "industriali" degli iter certificativi pensati ad hoc per la realtà turistica.
La certificazione, in quanto strumento volontario, non è un onere imposto, ma vuole essere uno strumento in grado di soddisfare gli interessi di tutte le parti in gioco, i cosiddetti stakeholder: ambientalisti, industria turistica, paesi e comunità ospitanti, consumatori, agenzie finanziarie internazionali.
La certificazione turistica si può suddividere in due grandi famiglie, a seconda della metodologia dell’iter certificativo seguita.
– Il procedimento "process" vuole rispondere principalmente alla domanda su "come"(how) migliorare il sistema gestionale della struttura, e si basa sull’implementazione di sistemi di gestione ambientale del tipo Iso o Emas.
Questo tipo di certificazione trae origine dalla realtà industriale, e viene comunemente indicata come "grey certification".
– Il procedimento "performance" individua quali risultati devono essere raggiunti (what) , in base a determinati parametri sociali, culturali e ambientali. Questo tipo di certificazione, detta "green certification", porta all’ottenimento di marchi di qualità locali, nazionali o internazionali.
Entrambi i procedimenti, per raggiungere l’obiettivo, devono sotto- porsi all’esame di audit (sia interno che da parte di un’organizzazione terza), che ne verifica la conformità.
Se l’esame dà esito positivo, viene conferito un logo di riconoscimento finale che attesta la gestione ambientale.
I Comuni e le aziende legate al turismo che intendono certificarsi possono iniziare il loro percorso di gestione ambientale partendo dal- l’ottenimento di un marchio di qualità locale, più sensibile alla realtà specifica del luogo e semplice da ottenere anche per le piccole realtà turistiche.
Una volta raggiunto questo primo traguardo, diventa più agevole puntare all’ottenimento di un marchio più formale, come il marchio europeo di qualità Ecolabel, riconosciuto anche dai turisti stranieri. Una volta consolidati gli standard ambientali raggiunti con l’Ecolabel, il passo successivo è l’avvio di un processo di certificazione Iso 14001 o Emas che, grazie all’ottimizzazione dei processi gestionali e alla visibilità interna- zionale, è in grado di accrescere ulteriormente il valore aggiunto di un’azienda turistica o di un intero Comune, offrendo la massima garanzia di tutela ambientale a turisti e cittadini.
I dati sul numero di marchi e di organismi che li hanno adottati sono incerti, poiché non esiste una banca dati ufficiale.
– Si stima che nel 2003 i marchi esistenti in Italia fossero circa 14.
– 209 in Europa (dati Malta Tourism Authority 2003)
– 106 le strutture turistiche certificate ISO 14001
– 45 i Comuni (dati Sincert giugno 2004)
– 2 le strutture turistiche certificate Emas
– 6 le pubbliche amministrazioni
– 2 i Parchi nazionali: (dati Commissione Europea lugli
o 2004)
L’accrescersi dell’offerta turistica, a fronte di una domanda indebolita dalla recente congiuntura economica, spinge oggi Comuni e strutture ricettive a ricercare la massima competitività, nel tentativo di venire incontro alle esigenze dei turisti.
Ma cosa può fare la differenza tra una località turistica degna di nota da un semplice posto di villeggiatura?
Se si considera che il valore di un luogo, da un punto di vista turistico, risiede principalmente nella qualità dei servizi e nella bellezza del paesaggio, risulta evidente come l’attenzione per l’ambiente sia fondamentale nella percezione del cliente-turista.
Un’azienda turistica o un Comune che intende differenziare la propria offerta deve dunque puntare su un servizio di qualità, con un occhio di riguardo allo sviluppo sostenibile, che sappia interpretare le esigenze "etiche" dei turisti più sensibili alle tematiche ambientali ed essere aggiornato alla legislazione ambientai e vigente.
Ecco dunque che gli strumenti di gestione ambientale possono venire incontro alle nuove frontiere del turismo, salvaguardando gli interessi comuni e facendo incontrare le esigenze economiche di settore con le istanze ambientai i di turisti e cittadini.
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"Professione montagna" è organo ufficiale D.S.I., organo ufficiale Collegio Nazionale Maestri Sci Italiani, Periodico di informazione dei Collegi dei Maestri di Sci di Lombardia, Veneto, E. Romagna.