Sabater e Alcubilla ripetono La grande rouge a Taghia, in Marocco
I due scalatori catalani hanno realizzato la prima ripetizione di questa via di 500 metri con passaggi fino all’8b
Xavi Sabater e Nil Alcubilla hanno trascorso quindici giorni a Taghia, in Marocco, dedicandosi a scalare numerose vie sulla parete del Tadradrate. Qui, hanno bivaccato varie notti in parete mentre lavoravano a un progetto, e hanno trascorso le altre nella casa di Ahmed, un pastore del luogo. “Una persona incredibile, con cui abbiamo condiviso bellissimi momenti e abbiamo riso moltissimo” racconta Sabater, aggiungendo che quest’esperienza è stata “una lezione di come vedere la vita dalla prospettiva della gente locale”.
I due tornano a casa con quattro vie importanti, tra le quali spicca la prima ripetizione in libera di La grande rouge (500 m 8b). Le altre linee scalate sono, Widmo original (450 m 8a), Le grand carnaval (450 m 8a+) e Gure ametsa (500 m 7c+).
La grande rouge
La grande rouge fu aperta nel 2016 dalla forte cordata formata da Fabian Buhl e Alex Huber. In un articolo pubblicato dopo la salita in libera dall’American Alpine Club, Buhl spiegava: “Cercando nuovi progetti, ci siamo imbattuti nelle profondità dell’anfiteatro di Taghia, specialmente sulla parete di Tadrarate, un muro di 500 metri con un bel calcare rosso. Una rapida occhiata alla parete fu sufficiente per capire che sarebbe stato difficile aprire una partendo da terra, nel nostro stile. Per questo abbiamo preferito seguire una linea che non ci ponesse troppi ostacoli, approfittando dei punti di debolezza della parete, e con il minor numero possibile di spit. Dunque abbiamo deciso di completare il progetto iniziato da Arnaud Petit: la prima salita di Le Grand Rouge ha richiesto quattro giorni”.
Anche i due catalani hanno lavorato alla via per lo stesso tempo, trascorrendo le notti in un’amaca in parete. “non senza pena e senza gloria, molti momenti di dubbio, molta paura e scalata a bomba: dialoghi interiori assicurati”, ha scritto Sabater. “Il primo giorno abbiamo piazzato corde fisse sui primi cinque tiri, e abbiamo avuto tempo di provare il primo 8a, che ha cinque chiodi nei primi dieci metri e altri tre negli ultimi venti, che sono le sezioni più difficili”.
Il giorno seguente è la volta del piatto forte di Le grand rouge, un tiro di 25 metri con appena tre chiodi, e difficoltà fino all’8b. Xavi Sabater ha provato per primo a comporre il puzzle: “Dal primo al secondo chiodo tutto bene, dal secondo al terzo ci sono 6-7 metri, mi impegno al massimo e riesco a rinviare tremando. Poi guardo su e vedo la sosta a 7-8 metri…una cosa seria. Salgo finché ho lo spit 4 metri sotto di me, e qui vado in fibrillazione per un bel po’ di tempo. Provo, mi tiro, provo, non me la sento, provo, provo e mi ritiro”.
Il compagno Nic Alcubilla, allora, sale in top rope e allunga la sosta di due metri, così che entrambi riescono a passare. Con il tiro successivo termina la parte dura della via: 35 metri di 8a, con 4 protezioni: due spit, un chiodo e un friend.
Neve in parete
Durante l’ultimo bivacco, i due sono sopresi in parete da une nevicata che lascia la parete imbiancata: le previsioni non promettono niente di buono. I due riescono a completare la via quel giorno stesso, prima del peggioramento del meteo. Raggiungono la cima al tramonto, si calano in doppia al buio e…si incastrano le corde. Non c’è tempo da perdere, la tagliano e arrivano alle 11 di sera a casa di Ahmed.