Itinerari

Con piccozza e ramponi sul Pizzo Deta, tra la Ciociaria e l’Abruzzo

Il “Pizzo a Dito” è una montagna solitaria, che dalla vetta offre un meraviglioso panorama. In estate si raggiunge per lunghi ma elementari sentieri. D’inverno non ci sono difficoltà, ma occorre fare attenzione in presenza di cornici o di ghiaccio

Uno dei “duemila” più frequentati del Lazio si affaccia sul cuore della Ciociaria, tra Veroli e la Certosa di Trisulti. Il nome Pizzo Deta (“Pizzo a Dito”), in realtà, è stato ideato osservando la montagna dall’altra parte, dallo sbocco della Val Roveto o dai crinali del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise, da dove si fa notare per l’aspetto triangolare ed elegante.

Anche se il vicino Monte del Passeggio (2061 m) è più alto, il Pizzo Deta (2041 m) è la cima più amata e visitata dei Monti Ernici, che segnano a sud-est dei Simbruini il confine tra il Lazio e l’Abruzzo. Oltre alla via normale ciociara, che sale dal versante di Veroli, viene spesso percorso il bell’itinerario che inizia dal borgo abruzzese di Rendinara e che scavalca l’aerea cresta del Pratillo.

Nettamente più impegnativo, e in ambiente selvaggio, è il lunghissimo (1600 metri di dislivello!) Vallone di Peschiomacello, che si raggiunge da Roccavivi. Sul roccioso versante settentrionale del Pizzo Deta, solcato d’inverno da goulotte e canalini di misto, cordate provenienti soprattutto dal Lazio hanno aperto impegnativi itinerari di alpinismo invernale. Alcuni dei più interessanti, con tratti di dry-tooling, sono stati tracciati da Daniele Nardi, l’alpinista di Sezze scomparso nel 2019 sul Nanga Parbat.

L’aspetto bonario e arrotondato della montagna quando la si osserva dal Prato di Campoli non deve far sottovalutare l’itinerario più frequentato del Pizzo. La camminata, che inizia con un comodo percorso pianeggiante, dopo il Fosso della Fragara incontra pendenze sostenute. La breve e panoramica cresta che conduce alla cima è elementare, ma si affaccia a sinistra sul ripido Vallone di Peschiomacello, verso il quale si formano spesso grandi cornici di neve.

Quando la neve è poca e ghiacciata, invece, è importante avere ai piedi i ramponi. Le ciaspole, inutili sul versante laziale, possono servire con molta neve per una camminata nel Vallone del Rio, sul versante abruzzese. Per scavalcare il Pratillo, però, ridiventano essenziali i ramponi.

Dal Prato di Campoli al Pizzo Deta

(900 m di dislivello, 4.30 ore a/r, F in condizioni invernali, E se non c’è neve)

Un percorso frequentato e spesso indicato da tracce. Il bivacco Ciuffarella, sempre aperto, ha 4 posti-letto. L’ultimo tratto richiede attenzione. Da Veroli si segue la strada che sale al Prato di Campoli (1143 m). Si posteggia alla fine della strada.

A piedi si traversa il pianoro (segnavia 617) verso il Pizzo Deta. Al margine del bosco si lasciano a destra i segnavia per il Vado della Rocca e si entra a sinistra in un vallone. Salendo nella faggeta si raggiunge e si traversa il Fosso della Fragara (1456 m, 1 ora).

Si sale sul sentiero estivo che si alza nel bosco ed esce su un pendio. Qui si lasciano i segnavia che si vanno a sinistra, e si continua a salire nella faggeta fino a sbucare su un secondo pendio aperto, dov’è un serbatoio per il bestiame. Verso destra, a mezza costa nel bosco, si raggiungono il bivacco Pino Ciuffarella e un largo crinale (1760 m, 1 ora).

Da qui si risale il crinale, percorso in estate da un sentiero non segnato, e che d’inverno può richiedere l’uso della piccozza e dei ramponi. Una diagonale a sinistra porta a una sella (1960 m) oltre la quale si apre il Vallone di Peschiomacello. Verso destra, per una larga e panoramica cresta, facendo attenzione alle cornici di neve, si scavalca un’anticima e si raggiunge la vetta (2041 m, 0.45 ore). Si scende per lo stesso itinerario (1.45 ore).

Dal Rendinara al Pizzo Deta

(1150 m di dislivello, 6 ore a/r, F in condizioni invernali, E se non c’è neve)

La via normale abruzzese del Pizzo Deta è solitaria e selvaggia. Con molta neve, nel Vallone del Rio, si possono utilizzare le ciaspole. Rendinara si raggiunge dalla superstrada Avezzano-Sora, traversato il paese si parcheggia su un largo spiazzo (920 m).

Si segue la strada sterrata che risale il Vallone del Rio, supera dei tornanti e la Fonte Pisciarello e raggiunge il rifugio Fracassi (1350 m), in pessime condizioni e poi il termine della strada. Si continua sul fondo del Vallone con percorso intuitivo, si supera un tratto più ripido e si esce dal bosco in un anfiteatro (1800 m, 2.15 ore) ai piedi del Monte Pratillo. Fin qui si possono usare le ciaspole.

Si sale quindi a sinistra, si raggiunge la cresta che collega la Rava della Guardia al Monte Pratillo, e la si segue a picco sul Vallone di Peschiomacello, di fronte alla parete Nord del Pizzo Deta. Si supera la vetta del Pratillo (2007 m) facendo attenzione al ghiaccio o alle cornici, si scende alla sella (1960 m) all’uscita del Vallone di Peschiomacello e si continua fino alla vetta del Pizzo (2041 m, 1.15 ore). Si scende per la stessa via (2.30 ore).

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