La rivincita del Gaver. Da piccola stazione sciistica a destinazione regina della neve “dolce”
La località del Bresciano, poco distante da Bagolino, offre un bel Centro fondo e una grande quantità di itinerari per ciaspole e skialp al cospetto del Cornone di Blumone. E i conti sembrano tornare.
Sono ormai passati 10 anni da quando la seggiovia del Monte Misa ha smesso di girare, scrivendo la parola fine sulla storia del comprensorio sciistico del Gaver, sulle montagne del Bresciano. In realtà qualcuno ogni tanto cerca – invano – di resuscitare il caro estinto con annunci roboanti quanto velleitari. Ma la ruota ormai gira in un’altra direzione, per la soddisfazione dei gestori delle attività sportive e ricettive in loco e per la gioia degli appassionati della neve “dolce”.
La piana che si distende a 1.500 metri di quota ai piedi del Cornone del Blumone e a 13 chilometri dal delizioso paese di Bagolino patria del pregiato formaggio Bagoss (Presidio Slow Food), è diventata una meta ambita per fondisti, skialper ed escursionisti con le ciaspole al punto che può essere difficile, nei fine settimana trovare dove parcheggiare. Eppure lo spazio non mancherebbe.
Qui, insomma, si tocca con mano quanto potrebbe accadere tempi brevissimi a moltissime altre località la cui economia è oggi troppo sbilanciata a favore di una boccheggiante industria dello sci alpino. Un’altra neve è possibile, a condizione di sapersi organizzare con convinzione e senza troppo piangersi addosso aspettando contributi pubblici che potrebbero non arrivare.
Con un pragmatismo tutto bresciano, il Gaver e Bagolino, hanno saputo giocare bene e senza perdere tempo le carte loro rimaste in mano, consentendo per esempio l’apertura invernale dei rifugi e delle locande in quota che altrimenti avrebbero avuto vita molto dura.
Ecco allora un bel Centro fondo. Sono solo cinque chilometri, l’orografia della Piana del Gaver non consente altro, ma bene tenuti e con tutto quello che piace e che serve ai fondisti, dalla scuola sci al noleggio attrezzatura. Gli anelli nordici si spingono fin sotto il Cornone del Blumone, alternando tratti panoramici ad altri in pineta.
Goletto del Gaver, crocevia di gratificanti itinerari
Il Gaver però è soprattutto il punto dipartenza per innumerevoli e gratificanti escursioni per ciaspolatori e scialpinisti. Una gita di medio impegno ma dalle forti valenze simboliche porta sulla vetta del Monte Misa (2.184m), proprio nella zona dove si trovavano le piste da discesa. Dalla Piana ci si dirige al Goletto di Gaver (1.783 m), sul versante occidentale della valle. La salita è agevole e ricalca per buona parte il tracciato della Statale che in assenza di neve conduce al Passo di Crocedomini.
I segnavia sono frequenti e di tanto in tanto suggeriscono di abbandonare la sede stradale per prendere più rapidamente quota attraversando tratti boscosi o risalendo le vecchie piste da sci. Si sceglie senza problemi a seconda del proprio allenamento, visto che la traccia corre sempre in zone al riparo da rischi di valanghe. I contrafforti meridionali del monte Colombine anticipano di poco l’arrivo al Goletto di Gaver, porta d’accesso alla Val Cadino. Dal Goletto si percorre la strada sulla sinistra che porta a un rifugio (chiuso d’inverno) per poi continuare su pendenze più accentuate seguendo il tracciato di un vecchio skilift.
Dalla stazione d’arrivo dell’impianto la vista spazia sulla Pianura Padana fino al Lago di Garda e sui vicini massicci montuosi dell’Adamello, della Presolana e del Disgrazia. Ci si può fermare qui il luogo è magnifico. Per raggiungere la vetta del Monte Misa occorre proseguire per una ventina di minuti. La traccia è evidente, ma subito dopo lo skilift si deve attraversare per poche decine di metri un pendio piuttosto ripido. Se la neve è instabile o ghiacciata è prudente rinunciare alla foto di vetta. Per tornare a fondovalle si può poi scendere lungo la ex pista da discesa.
Più lunga è l’ascesa dal Goletto di Gaver al Passo dell’Asino (2.200 m), sempre in vista ma piuttosto distante. Dal valico si segue la strada del Passo di Crocedomini in leggera discesa per qualche centinaio di metri fino alla Malga Cadino della Banca, un bell’insediamento d’alta quota ancora utilizzato nei mesi estivi. Appena oltre le baite si volta a destra. L’escursione è una classicissima e la traccia da seguire è pertanto sempre molto evidente. Si sale con pendenze abbastanza regolari e mai eccessive, prendendosi il tempo per ammirare il Blumone e il Monte Colombine dal versante opposto rispetto a quello che si osserva dal Gaver, ma anche la Corna Bianca, il Monte Frerone e la Cima Terre Fredde.
Quando la situazione della neve lo consente dal Goletto di Gaver si può andare fino al Rifugio Tita Secchi (2327 m) affacciato sul bacino Lago della Vacca, un’altra meraviglia naturale poco nota fuori dal Bresciano. L’escursione è semplice, senza difficoltà, e il luogo è magnifico. Ma verificare la stabilità della neve sui pendii a monte dell’itinerario dopo il Goletto di Gaver è indispensabile.
Ai piedi del Monte Bruffione
Analoghe precauzioni vanno prese se ci si dirige sul versante opposto della valle. La strada poderale che da Gaver sale a Pian di Bruffione (1750 m) è comoda ma potenzialmente a rischio di distacchi. Prese le dovute informazioni la si percorre superando un ponticello appena a valle della Piana del Gaver e seguendo i segnavia CAI 401. Dopo un’ora il panorama si apre nella vasta spianata punteggiata da baite nella bella stagione sempre inalpate. Da qui si sceglie se continuare la salita verso destra sul sentiero CAI 413 fino ai due incantevoli laghetti di Bruffione (1884 m), oppure proseguire risalendo il vallone che porta al Bivacco Bruffione (2.143 m), in questo caso continuando fin quasi alla meta su una comoda poderale.
Il Gaver è un luogo unico nel suo genere, ancora di stampo rurale che guarda al turismo di massa con un pò scetticismo – solo chi lo frequenta veramente può capire. Camminare sui sentieri con lo zaino in spalla il fiato corto, i piedi ti fanno capire che devi continuare….quando arrivi in cima tutta la fatica viene ripagata. Da lassù vedi quanto sia tutto così bello senza che l’uomo si sia impicciato in cose non sue. Durante il sentiero ti fermi per qualche foto o per scambiare due parole con un boscaiolo, un malghese o un vecchio signore che si fa due passi per passare il tempo e ti chiede dove sei andato. Io non ho Messner nell’albero genealogico ma mi piace vivere la montagna e i suoi sentieri, magari senza passeggini, influencer e gente vestita come Nirmal Purja. Di ritorno ti fermi al bar per una birra e un panino in compagnia e parli col gestore. Questo è il Gaver.