Battuta d’arresto per le 172 starlight rooms sulle montagne del Veneto
La votazione che avrebbe potuto dare il via alla costruzione delle “stanze panoramiche” sopra i 1.600 metri di quota è rinviata al 20 febbraio. La maggioranza del Consiglio regionale è spaccata, ma è presto per tirare un sospiro di sollievo
L’assenza dall’aula, c’è chi dice strategica, dell’assessore al turismo della Regione Veneto Federico Caner ha portato al rinvio del voto. Delle “stanze panoramiche” si riparlerà forse il 20 febbraio, la nuova data fissata per la votazione in Consiglio regionale che potrebbe dare il via al progetto che da quando è stato presentato alla Giunta, poco più di un anno fa, suscita sconcerto e discussioni.
Si tratterebbe, nella descrizione dei promotori, di “stanze di vetro e legno o altro materiale, anche innovativo, ecosostenibile o comunque di basso impatto, collocate stabilmente sul suolo, caratterizzate da un elevato rapporto tra superficie finestrata e quella del pavimento“. L’idea è di collocarle oltre i 1.600 metri di quota – in deroga alle vigenti leggi regionali – per consentire all’ospite “di osservare in modo particolarmente ampio sia il paesaggio circostante, sia il movimento degli astri nel cielo“.
La norma in attesa di voto fissa un tetto di due strutture per Comune il cui territorio supera i 1.600 metri. In tutto il Veneto sono 86 (56 in provincia di Belluno, 18 a Vicenza, nove a Verona, tre a Treviso), quindi le starlight rooms potrebbero essere addirittura 172. Il condizionale è d’obbligo visto che le opposizioni sono agguerrite e che nella stessa maggioranza di Governo le perplessità non mancano: qualcuno ha già annunciato il voto contrario, altri dovrebbero astenersi.
Il perché dei dubbi è presto detto. La costruzione di queste opere in luoghi necessariamente panoramici (altrimenti non se ne comprenderebbe il senso) avrebbe un impatto visivo devastante, nonostante le ridotte dimensioni. Ma a preoccupare sono anche le opere al loro servizio, come gli scavi per gli allacciamenti alle reti fognarie e le strade d’accesso. Lavori costosi e impattanti che andrebbero a beneficio di solo due persone a notte per ogni struttura e per il cui piacere si chiederebbe alla montagna un sacrificio pesantissimo. Altro che la sbandierata “innovazione dell’offerta turistica in forma ecosostenibile e comunque di basso impatto”.
Gli oppositori del progetto sottolineano come in questo modo si alimenterebbe la scelta di trasformare la montagna in un luna park, e ribattono con veemenza a proclami quali “permettere alla montagna di intercettare la crescente domanda di turismo emozionale, ossia di quello specifico segmento del turismo che si va sempre più affermando in tutto il mondo e che risponde all’esigenza dei turisti di vivere emozioni intense e durature in un più genuino rapporto con la natura”.
Le spaccature all’interno della maggioranza forse negheranno alle ipotizzate migliaia (?) di coppie danarose in cerca di emozioni stellari di trascorrere notti magiche. Lo scopriremo il 20 febbraio. Ma è ugualmente preoccupante che si arrivi a parlare di argomenti del genere.