Itinerari

Con le ciaspole al Passo di Campagneda, in Valmalenco

Il contrasto tra i dolci pendii dell’Alpe di Campagneda e le rocce dell’incombente Pizzo Scalino caratterizza un’escursione alla portata di tutti

Neve, tranquillità e silenzio, e un panorama tra i più grandiosi e spettacolari dell’intera Lombardia: sono queste le caratteristiche della Valmalenco ed in particolare dell’escursione nella zona dell’Alpe di Campagneda. Gli impianti per lo sci alpino sono lontani lasciando campo libero a ciaspole e skialp. La Valmalenco si divide in due solchi principali, quello di Chiareggio e quello di Lanzada, discendente dalle falde della grande Vedretta di Fellaria.

Nella zona del Passo di Campagneda e dell’Alpe Prabello i semplici pendii e moderati dislivelli sono ideali per le racchette da neve, anche se ci sono itinerari che strizzano l’occhio alle pelli di foca. Sinuose e candide colline innevate, punteggiate da baite in pietra, contrastano con l’aspra forma triangolare del Pizzo Scalino (3323 m) incombente sulla Piana di Campagneda e, più lontano, con l’imponente stazza ghiacciata del Monte Disgrazia (3678 m), visibile lungo tutto il percorso. La grandiosa estetica del paesaggio abbraccia anche il roccioso e scuro Pizzo Moro e, soprattutto, il gruppo del Bernina che, a tratti, si mostra, con la sua vetta principale e i suoi satelliti.

L’itinerario

Partenza: Rifugio Zoia (2021 m)
Arrivo: Passo di Campagneda (2610 m)
Durata: 2.30 ore
Difficoltà: semplice, un po’ ripido l’ultimo tratto per il passo.
Dislivello: + 590 m

Si parte dal Rifugio Zoia (2021 m), antistante il parcheggio della diga di Campo Moro. L’accesso in auto non sempre è semplicissimo. La strada di salita, da Lanzada a Franscia, richiede le consuete precauzioni della montagna invernale. La prosecuzione per il lago artificiale di Campo Moro, invece, pur asfaltata e regolarmente liberata dalla neve, spesso non è di semplice percorribilità e può presentare qualche tratto ghiacciato. Indispensabili le gomme da neve. Meglio munirsi anche di catene. Il grosso SUV con le gomme da strada non è il massimo, per intendersi!

Volendo evitare questo tratto è possibile prendere il sentiero che, dalla strada che da Franscia conduce a Campo Moro, devia sulla destra (cartelli gialli: Rif. Cristina, Alpe Campagneda, Rif. Cà Runcash). In entrambi i casi i percorsi non presentano problemi e difficoltà, anche se i segni di sentiero sulle rocce sono spesso coperti dal manto nevoso. Meglio, quindi, soprattutto se non dovesse esserci pista battuta sulla neve, munirsi di una cartina della zona.

Il secondo è leggermente più lungo. Dal bacino artificiale di Campo Moro (1934 m), si prosegue per pochi minuti raggiungendo il ben visibile rifugio Zoia. Si sale brevemente tra larici e abeti, con scorci sulle acque di Campo Moro. Si costeggiano ripide pareti rocciose e si prende quota sino a un tratto di sentiero in falsopiano, con magnifica vista sul Disgrazia e sulle altre cime della conca di Chiareggio, nel solco vallivo di San Giuseppe, parallelo a questo di Lanzada. Continuando in piano si giunge al pianoro dell’Alpe Campagneda, sovrastato dal Pizzo Scalino.

Senza via obbligata, e in breve, si arriva al ben visibile rifugio Cà Runcash (2170 m; 45 minuti / 1 ora dallo Zoia; a volte aperto nei week end invernali), una moderna e caratteristica costruzione in pietra. Per la salita al Passo di Campagneda (2610 m; 2.30 ore dallo Zoia), si continua sulla sinistra, costeggiando numerosi laghetti gelati o totalmente ricoperti di neve a seconda della stagione e delle precipitazioni. Dopo aver superato alcuni dossi, si continua a salire puntando all’evidente intaglio tra il gruppo dello Scalino e le rocce scure del Monte Spondascia (2867 m), sino a giungere all’ampia insellatura del valico, con vista straordinaria, non solo sulle limitrofe vette della Valmalenco, come Scalino, Disgrazia e l’intero gruppo del Bernina, ma anche sulle più lontane montagne delle altre valli lombarde.

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