La storia delle sorelle Grassi domani in scena a Piancavallo
Lo spettacolo Voglio andare lassù. Breve storia della Sorelle Grassi riporta sotto i riflettori le vicende delle alpiniste friulane pioniere dell’arrampicata al femminile nel XIX secolo
La storia di Annina, Minetta e Angelina Grassi pioniere dell’alpinismo femminile in Carnia e nel Friuli di fine Ottocento è, come quella di numerose altre donne appassionate di montagna, una storia senza Storia. Scarne memorie indirette, pochissime fonti, hanno lasciato una traccia labile e di scarso impatto nel succedersi dei decenni. Ed è forse per questo che lo spettacolo Voglio andare lassù. Breve storia della Sorelle Grassi di Melania Lunazzi, collaboratrice di Montagna.tv continua a camminare e a suscitare interesse, a distanza di quattro anni dalla prima, realizzata a Paularo in occasione dell’anniversario della prima salita al Monte Sernio (agosto 1879).
Il 3 gennaio alle 20.45 lo spettacolo viene presentato a Piancavallo, a cura di Ortoteatro, nella consolidata compagine che vede in scena la stessa Lunazzi con Ada Delogu come voci narranti, assieme alla danzatrice Giulia Bean e al fisarmonicista Sebastiano Zorza.
La pièce si articola con un doppio dialogo tra due delle sorelle, Annina e Minetta, che hanno proseguito per alcuni anni ad salire montagne sempre insieme, mentre Angelina si è sposata presto e ha avuto dei figli, tra cui uno molto illustre, Michele Gortani. Accanto a loro ci sono due donne di oggi che aiutano a dipanare la storia su un piano parallelo seguendo le tracce di documenti e poche fotografie, che la Lunazzi ha scovato negli archivi.
Andare in montagna da sole a quel tempo era affare esclusivo degli uomini, ma la passione delle due fanciulle, figlie di un avvocato tolmezzino rimasto presto vedovo, Michele Grassi, infrange ostacoli e divieti, pregiudizi e pettegolezzi. I piedi delle due coraggiose alpiniste si poseranno dopo il Sernio anche su altre montagne, persino sul Monte Antelao, nei primi tempi con abiti lunghi che impacciano e calzature inadatte ai terreni impervi.
“Non è un manifesto del femminismo”, dichiara la Lunazzi “è piuttosto un invito a perseguire con tenacia le proprie passioni. E le passioni non hanno sesso, né altre barriere di sorta”.