Alpinismo

Amore e grande alpinismo: Jean e Isabelle Charlet-Straton per primi sul Monte Bianco d’inverno

Lui guida alpina di Argentière, lei aristocratica britannica. Arrampicano insieme, si innamorano, realizzano la prima invernale sul Tetto d’Europa e alla fine si sposano. Era il 1876. Quando di solito guide e clienti vivevano in universi lontani tra loro

A Natale vogliamo tutti sentirci più buoni, e leggere di una delle più belle storie d’amore mai accadute in montagna può aiutare. Inizia nell’agosto del 1879, quando tre guide alpine di Chamonix, Jean-Estéril Charlet, Frédéric Folliguet e Prosper Payot si aggiudicano la prima ascensione del Petit Dru, 3733 metri, che formalmente è un’anticima, ma è molto più interessante della vetta principale. La loro è una dura arrampicata su roccia, con passaggi fino al quarto grado superiore.

Il Dru, una straordinaria freccia di granito rossastro, s’impone per la sua eleganza nel panorama di Chamonix. Nel 1874 il chirurgo inglese Clinton Dent ha raggiunto i 3754 metri della sua cima più alta, il Grand Dru, insieme al connazionale James Hartley e alle guide svizzere Alexander Burgener e Kaspar Maurer.

Per gli alpinisti, però, la cima più importante è il Petit Dru, perché alla sua sommità s’incontrano la parete Ovest, la parete Nord e il pilastro Sudovest, le strutture più eleganti della montagna. Parecchi decenni più tardi, su queste pareti, lasceranno le loro firme Pierre Allain, Walter Bonatti, René Desmaison, Christophe Profit e altri straordinari alpinisti. Per gli alpinisti del 1874 e del 1879, che arrampicano in scarpe chiodate e con delle corde di canapa, quelle fessure di granito sono estreme.

Jean-Estéril Charlet è nato ad Argentière, a pochi chilometri da Chamonix. Da giovane fa il pastore e il carpentiere, più tardi inizia a lavorare come portatore e poi come guida. E’ un ragazzo sveglio, capisce che imparare l’inglese è utile per vivere di turismo, e si trasferisce nel Regno Unito a lavorare come stalliere. E’ una scelta che gli cambia la vita.

Nel 1871, otto anni prima della storica vittoria sul Petit Dru, Charlet compie la prima salita dell’Aiguille du Moine, una piramide di granito che si alza ai piedi dell’Aiguille Verte. Con lui sono il collega guida Joseph Simond e due clienti britanniche, Emmeline Lewis Lloyd e Isabelle Straton.

La cordata formata da Jean-Estéril e Isabelle, nelle estati successive, sale l’Aiguille du Midi, l’Aiguille de Blaitière e il Dom, una delle cime più alte della Svizzera. Non sappiamo quando, tra di loro, scocca il proverbiale colpo di fulmine.

Qualche anno dopo, i due compiono la prima ascensione di una vetta delle Aiguilles Rouges, la catena che si alza di fronte al Monte Bianco. La battezzano Pointe de la Perséverance, in onore dei molti anni in cui hanno atteso prima di confessare l’uno all’altra il proprio amore. Poi salgono una cima inviolata di 3761 metri, che si alza di fronte all’Aiguille de Triolet, e la battezzano Punta Isabella.

Nel novembre del 1876, per lo stupore della gente di Chamonix e dei soci benpensanti dell’Alpine Club britannico, Jean-Estéril Charlet e Isabella Straton si sposano nel municipio di Argentière. Si stabiliscono in paese, e adottano per entrambi il cognome Charlet-Straton.

Lo sposo, prima del fatidico sì, ha dovuto verificare se il regolamento della Compagnia delle Guide di Chamonix gli permette un matrimonio del genere. La cerimonia è sontuosa, e passa alla storia del paese. Gli sposi, insieme ai parenti e agli amici, traversano Argentière su sedici carrozze trainate da cavalli.

Nove mesi prima del matrimonio e della festa, però, i due fidanzati si concedono un’impresa straordinaria in montagna. Nel gennaio del 1876, insieme alla guida Sylvain Couttet e a un portatore, compiono la prima salita invernale ai 4810 metri del Monte Bianco. Un’impresa quasi altrettanto straordinaria della prima ascensione alla cima compiuta da Jacques Balmat e Michel-Gabriel Paccard novant’anni prima, ma di cui si parla di rado.

Nell’inverno 1875-’76, l’idea di raggiungere il Monte Bianco nella stagione più fredda è popolare. A dicembre tenta l’ascensione una comitiva animata da William Brevoort Coolidge e dalla sua formidabile zia Claudia Brevoort. Il 19 gennaio tocca a un altro inglese, James Eccles, accompagnato dal pittore provenzale Gabriel Loppé, autore di celebri quadri del massiccio. Il freddo e il vento, però, costringono entrambe le comitive a fermarsi sul Grand Plateau, poco prima dei 4000 metri di quota.

Isabella Straton, Jean-Estéril Charlet e Sylvain Couttet partono da Chamonix il 28 gennaio insieme a due portatori, e arrivano al rifugio dei Grands Mulets dodici ore dopo, ormai al buio, seguendo le tracce di Eccles, di Loppé e delle loro guide. Ripartono il 29 alle 5 del mattino, sul ghiacciaio dove il vento ha cancellato le impronte. Alle 11 sono al Grand Plateau, alle 14.30 sulle Bosses. Ma la caduta di un portatore in un crepaccio e la successiva manovra per riportarlo in superficie, hanno fatto passare troppo tempo.

La comitiva fa dietro-front, torna ai Grands Mulets, vi passa la giornata del 30 per riposare, riparte alle 3.40 di mattina. Alle 7.40 gli alpinisti sono di nuovo al Grand Plateau, poi proseguono verso il Col du Dôme e le Bosses. Il cielo è limpidissimo, ma il vento del nord soffia con violenza. Le guide, che si alternano al comando, si scaldano tagliando gradini con la piccozza, ma per Isabelle e per il portatore Michel Balmat è dura.

Alle 15 i quattro alpinisti raggiungono finalmente la cima. Ci restano quasi mezz’ora, flagellati dal vento ma incapaci di staccarsi da un panorama straordinario. Quindi, facendo attenzione all’aerea cresta delle Bosses e poi ai crepacci del ghiacciaio, tornano verso il Grand Plateau e il rifugio dei Grands Mulets.

Alle 18.30 del 1° febbraio la comitiva torna finalmente a Chamonix. Gli uomini vengono festeggiati, ma Isabella Straton viene portata in trionfo. A novembre i due protagonisti si sposano, e uno dei testimoni è proprio Gaspard Simond, il portatore che era caduto nel crepaccio.

Negli anni che seguono, Jean-Estéril Charlet-Straton continua a fare la guida, e Isabelle continua ad arrampicare insieme a lui, per vent’anni, sulle pareti e sulle vette del Monte Bianco. Dal loro matrimonio nascono due figli, che ereditano la passione dei genitori per la montagna. Quando i nipoti aprono un albergo ad Argentière lo chiamano Pointe Isabelle. Quell’hotel c’è ancora, e nelle sue sale compaiono le foto in bianco e nero che raccontano di un amore straordinario.

Molti alpinisti hanno alzato i loro occhi verso i Dru, sperando di salirli un giorno”, sorriderà molti anni dopo Claude Gardien, guida alpina, giornalista e scrittore di Chamonix. “Ma quanti di loro sanno che la prima ascensione del Petit Dru fa parte di una delle più belle storie dell’alpinismo, e che si tratta anche di una storia d’amore, di una favola in cui il pastore finisce per sposare la principessa?

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