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La divulgazione al centro dell’evento “La Montagna di Ghiaccio – I risultati delle ricerche sulla criosfera condotte nel 2023 in Valle d’Aosta”

Il mondo della scienza deve comunicare nel modo più inclusivo possibile con l’obiettivo di scongiurare possibili strumentalizzazioni, eccessive drammatizzazioni o, al contrario, tesi negazioniste

L’11 dicembre è il giorno stabilito dall’ONU per celebrare la Giornata Internazionale della Montagna. Quest’anno il tema scelto dalla FAO – organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura -è stato “ripristinare gli ecosistemi montani“.

Tale scelta ha come obiettivo, il tempo verbale presente è d’obbligo nonostante il giorno prescelto sia già passato, di includere pienamente e in modo sinergico il tema della montagna all’interno dell’iniziativa del decennio delle Nazioni Unite 2021 – 2030 volta al ripristino degli ecosistemi.
Tale iniziativa può e – aggiungo io – deve necessariamente rappresentare un’importante opportunità al fine di coinvolgere i diversi protagonisti attivi nel dibattito che ha per oggetto il cambiamento climatico e i suoi effetti rispetto agli ecosistemi montani. Decisori politici, mondo accademico, della ricerca e cittadini devono cooperare per un duplice obiettivo: aumentare in modo significativo le attività di ripristino e, allo stesso tempo, prevenire il degrado degli ecosistemi montani.

In quest’ottica, la Valle d’Aosta, regione che per ovvi motivi è sempre stata sensibile ai temi legati alla montagna, anche quest’anno è stata protagonista di svariati eventi e iniziative. In particolare, sono stati due gli eventi che si sono tenuti presso il Forte di Bard: il primo è stata la tavola rotonda dal titolo “Ecosistemi montani nel 2050”, durante la quale l’assessore Luciano Caveri ha dialogato con diversi esperti per cercare di immaginare e capire come potrà presentarsi la Valle d’Aosta tra trent’anni, con le sfide che il futuro ci metterà davanti.

Nel pomeriggio si è tenuto il convegno dal titolo “La montagna di Ghiacciaio – i risultati delle ricerche sulla criosfera condotte nel 2023 in Valle d’Aosta” a cura degli Enti aderenti alla Cabina di Regia dei Ghiacciai Valdostani e dell’Associazione Forte di Bard. Prima di descrivere brevemente l’evento è necessario fare una premessa sul cosa sia la Cabina di Regia dei Ghiacciai Valdostani, da chi sia composta e quale sia il suo obiettivo. In poche parole, può essere definita come una cellula di coordinamento tra tutti gli Enti che si occupano di criosfera sul territorio valdostano. Tra i suoi compiti figurano la ricerca scientifica, la gestione territoriale, la salvaguardia e lo sfruttamento delle risorse del patrimonio glaciale.

Durante il convegno sono stati presentati i risultati delle campagne glaciologiche condotte nell’anno 2023; campagne che hanno avuto per oggetto non solo i ghiacciai ma il mondo della criosfera nella sua interezza e quindi neve, ghiacciai e permafrost. In generale, è stata un’occasione per dibattere, con opinioni anche diverse, sul tema cambiamento climatico, ricerca scientifica e fruizione turistica in alta montagna. Comune denominatore è stata la ricerca di una comunicazione efficace ma allo stesso tempo fruibile da parte del grande pubblico. Comunicazione che è stata il perno intorno al quale ha ruotato l’intervento di Michele Freppaz, professore presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA), che ha presentato il progetto l’Adieu des Glaciers.

Il mondo accademico e della ricerca deve imparare a comunicare correttamente, la divulgazione scientifica dev’essere considerata la terza missione della scienza”, afferma Michele Freppaz che poi aggiunge: “una corretta comunicazione permette alle persone di sviluppare maggiore sensibilità nei confronti di una materia estremamente complessa”.

Anche l’intervento della dottoressa Marta Chiarle, ricercatrice presso il CNR – IRPI, dal titolo “Crolli di ghiaccio nelle Alpi Italiane come indicatore del cambiamento climatico”, ha evidenziato l’importanza del saper comunicare rispetto a quella che è la percezione dei rischi legati alla fruizione dell’alta montagna. “Dobbiamo essere consapevoli dei cambiamenti che stanno avvenendo in quota, ma dobbiamo anche studiare le caratteristiche specifiche di ogni territorio, solo così potremo sviluppare strategie di comunicazione ottimale dei rischi derivati dai crolli di ghiacciaio”, ha sostenuto, sottolineando che “solo un’attenta ricerca storica abbinata al monitoraggio ci può permettere di concentrare l’attenzione su specifiche porzioni di territorio maggiormente vulnerabili”.

Il tema della percezione svolge un ruolo importante quando si parla di fruizione turistica degli ambienti glocalizzati. Ne sa qualcosa Ezio Marlier, presidente Unione Valdostana Guide di Alta Montagna secondo il quale può succedere che la scienza dia dei dati difformi rispetto alla percezione che si ha vivendo in prima persona certi ambienti. “Questa estate ho visto i ghiacciai come non si vedevano da anni, fino alla metà del mese di agosto versavano in buone condizioni”, ha detto Marlier, che aggiunge come questa spesso sia “una percezione in controtendenza con quanto ci dice il mondo accademico scientifico” (parole, queste, che hanno poi scatenato un’ondata di commenti non esattamente favorevoli, ndr).

Insomma, il saper comunicare riveste un ruolo sempre più importante nel dibattito relativo ai cambiamenti climatici, con la Scienza che deve sforzarsi maggiormente di essere il più inclusiva possibile; un impegno che deve riguardare tutto il mondo accademico scientifico con l’obiettivo di scongiurare possibili strumentalizzazioni, eccessive drammatizzazioni o, al contrario, idee negazioniste.

Dobbiamo sforzarci di mettere in campo una comunicazione il più efficace possibile, capace di contrastare una sempre più diffusa strumentalizzazione nel dibattito scientifico”, ha infatti concluso conclude Davide Bertolo, Dirigente Attività geologiche della Regione Autonoma Valle d’Aosta e Presidente della Cabina di Regia dei Ghiacciai Valdostani, che rimarca come “il mondo accademico scientifico dovrebbe mettere al centro della propria attività la divulgazione scientifica al pari della didattica e della ricerca”.

In altri termini la Scienza, quella vera, deve indagare il passato, interpretare il presente e pianificare il futuro; solo così saremo in grado di fronteggiare le sfide che ci aspettano e alle quali siamo chiamati a dover rispondere.

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