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Metti i ghiacciai sulla tela. 65 opere di Gabriel Loppé in mostra al Forte di Bard

Dipinti straordinari del XIX secolo, i primi mai realizzati dedicati al mondo del ghiaccio. Per la “gioia” delle Guide alpine, che dovevano aspettare per ore il pittore all’opera ad alta quota

Le geometrie esagonali del ghiaccio e della neve, la tessitura dei cristalli di granito, l’impeto della natura. Questi soggetti si animano in tutta la loro vividezza sotto il pennello di Gabriel Loppé.
Alpinista e pittore vissuto nel XIX secolo, Loppé fu il primo a riprodurre ghiacciai e seracchi su tela. Il suo grande amore per la montagna e per la pittura scoppiò in un sodalizio artistico senza eguali.

Allestita negli Alloggiamenti del Museo delle Alpi del Forte di Bard, la mostra Gabriel Loppé, artista, alpinista e viaggiatore è stata prorogata fino all’1 maggio 2024.
Vi si ammirano 65 tele prestate da collezioni pubbliche e private che catturano la grandiosità della montagna, il sublime dei suoi ghiacci e, soprattutto, l’amore di Loppé per tutto questo.

Amore a prima vista

Nel 1846, all’età di 21 anni, Loppé fece il suo primo incontro con un ghiacciaio nell’Oberland Bernese, nei pressi del Grimsel Pass. La natura effimera e al contempo sublime di questa materia lo folgorò e decise di consacrare la sua arte e la sua vita alla montagna.
Cavalletto e pennelli sulle spalle, iniziò a passare estati intere a Montevers sopra Chamonix a distillare la grandiosità della Mer de Glace sulla tela.

Quando nel 1853 fu eretto il rifugio dei Grand Mulets a 3051 metri, sempre sul versante francese del Monte Bianco, Loppé non perse l’occasione di salirci con i pennelli nello zaino. A quella quota, la luce che si riflette sui ghiacciai crea dei tali labirinti di bianco e blu da lasciare senza fiato.

Un pioniere

Loppé è un fanatico della montagna, ne ama ogni dettaglio. Le sue pennellate sono così fulgide da rendere ogni suo quadro estremamente espressivo. Studia il ghiaccio e la roccia e ne riproduce le forme. È tra i primi, insieme a Monet e Courbet, a dipingere la neve. Per farlo usa tutte le sfumature del bianco, realizzate da lui stesso con pigmenti naturali. Nonostante la natura algida del soggetto dipinto, ogni opera trasuda emozione e coinvolgimento.

La cima del Bianco

Nel 1861 i due fratelli Bisson si misero in testa di salire sulla cima del Monte Bianco per scattare le primissime foto della vetta. Per posizionare la macchina fotografica nel punto migliore serviva un occhio esperto e Loppé fu scelto per questo ruolo. Salì, così, sul tetto d’Europa e dopo quella ascesa pare che ci tornò ben quaranta volte.
Presto diventò anche l’incubo delle guide alpine di Chamonix che dovevano aspettare per ore al freddo in attesa che Loppé terminasse i suoi dipinti del tramonto dalla cima del Bianco. Realizzò una serie di pochades, ovvero opere eseguite con poche e rapide pennellate, ad olio su piccoli formati. Questi schizzi, poi, venivano utilizzati per creare quadri di grandi formati nel suo studio di Chamonix.

“Gulliver” ante litteram

Le sue opere, esposte a Chamonix e a Londra contribuirono anche a veicolare la conoscenza del massiccio del Monte Bianco. I ricchi inglesi affascinati dalle Alpi, acquistavano i suoi dipinti per poi recarsi di persona a scoprire i paesaggi glaciali del Monte Bianco. Allo stesso tempo, tanti alpinisti usavano le sue opere come studio cartografico per farsi un’idea del percorso, dello sviluppo dei ghiacciai o della presenza di promontori rocciosi. All’epoca esistevano pochissime carte geografiche e i dipinti così nitidi di Loppé erano già un ottimo strumento per conoscere le montagne.

Loppé oggi

Chi è stato sulla Mer de Glace, sicuramente avrà notato le targhette lungo il percorso per accedere al ghiacciaio. La prima, quella più in alto recita “Nel 1820 il ghiacciaio arrivava qui”. Bisogna scendere oltre 400 gradini per arrivare al “livello 2023”. Ecco che i dipinti di Loppé, oltre all’enorme valore artistico, acquistano anche un’importanza “scientifica”. Le sue vivide pennellate sono una fotografia essenziale dello stato delle montagne di un secolo e mezzo fa.

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